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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/06/2016
Testata giornalistica: Mapero'
Magraregione di Lilli Mandara

Altro che Macroregione. Resterà niente altro che una Magraregione per l’Abruzzo che a dispetto di tutti gli sforzi del presidente Luciano D’Alfonso, e tutto il pressing e tutto il corteggiamento alle vicinissime Marche, che si sono spinti fino all’abiura della città di Teramo, dovrà ora accontentarsi di una alleanza col Molise, bene che le va. Che poi, sarebbe un film già visto. Proprio ieri a Bruxelles, è stata siglata l’intesa tra Marche, Toscana e Umbria per la creazione di una Macroregione centrata. L’Abruzzo, naturalmente, resta fuori dalla porta.

L’Intesa costituisce un primo nucleo per arrivare ad una macroregione centrata e si concretizza nella previsioone di sedi e momenti di collaborazione e coordinamento, in prevalenza negli ambiti di sanità e welfare; tutela del paesaggio, dell’agricoltura non estensiva e di qualità, del contrasto ai cambiamenti climatici; sviluppo economico – incluse iniziative per lo sviluppo locale – e sostegno alle imprese dinamiche; formazione e lavoro; realizzazione di infrastrutture, materiali ed immateriali, a servizio dello sviluppo; cultura e turismo; gestione dei fondi europei, incluso l’efficientamento del pagamento degli aiuti, e partecipazione a progetti europei di comune interesse; riforma e riqualificazione della pubblica amministrazione.

E insomma, che c’entra l’Abruzzo, che ha in comune con Toscana Umbria e Marche? Niente, basta leggere la premessa dell’intesa firmata ieri a Bruxelles tra i presidenti Rossi, Marini e Ceriscioli:

“Riconoscendo – si legge in premessa – che le Regioni appartengano ad un’area che presenta comuni vicende storiche coagulatesi fin dal Rinascimento nel valore delle arti, del paesaggio antropizzato, dell’artigianato, dell’organizzazione agraria e delle organizzazioni sociali”. E uno.

“Constatando come la crisi economico-sociale degli ultimi anni abbia messo a dura prova gli assetti tradizionali dell’organizzazione produttiva e dell’organizzazione sociale che, tuttavia, allo stesso tempo, hanno dato dimostrazione di una buona capacità di reazione grazie al forte sistema territoriale basato sullo sviluppo della piccola e media impresa”. E due.

Ne’ ragioni storiche né ragioni economiche legano l’Abruzzo al cuore dell’Italia. Uno sfratto doloroso, che letto in prospettiva non è sicuramente rassicurante. Non è imminente e neppure all’ordine del giorno ma la razionalizzazione della spesa pubblica porterà inevitabilmente all’accorpamento delle Regioni, almeno di quelle concepite sulla scala attuale.

Ps: E l’Abruzzo, dopo l’intesa firmata ieri a Bruxelles, rischia di sprofondare sempre più a sud (e di restare zitello).

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