Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.577



Data: 18/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Raggi, consulenze non dichiarate alla Asl Civitavecchia La replica: solo fango. Rischia un'inchiesta per falso e l'esame dell'Anticorruzione

ROMA La storia inizia a Civitavecchia nel 2012 e piomba come un macigno sullo sprint finale per il Campidoglio di Virginia Raggi, a due giorni dal voto. La candidata grillina quando sedeva tra i banchi dell'opposizione non dichiarò per due anni di seguito di aver svolto delle consulenze di recupero crediti con la Asl Roma F, quella di Civitavecchia. Incarico da 13mila euro che invece denunciò - come impone la legge per la trasparenza ai consiglieri comunali - solo nel 2015, il 13 ottobre. Non un giorno qualsiasi, ma 24 ore dopo le dimissioni (che poi saranno ritirate, anche se non lo salveranno dalla caduta) dell'allora sindaco Ignazio Marino. Un tempismo anomalo. Perché non risultano altri ex consiglieri che abbiano autocertificato il loro stato patrimoniale e professionale subito dopo la crisi che sconvolse il Campidoglio (Gemma Azuni, di Sel, lo farà il 25 ottobre, per esempio). «Un'amnesia» che fa scoppiare subito il caso. Il dem Roberto Giachetti attacca: «La Raggi ha mentito e commesso un reato, e poi ci dicono onestà. Ora dovete spiegare che siete uguali a tutti gli altri». L'ex assessore alla Legalità della giunta Marino, Alfonso Sabella, è netto: «L'avviso di garanzia - dice l'ex magistrato ora nella squadra di Giachetti - è un atto dovuto. Per colpa o per dolo siamo davanti all'ipotesi di reato continuato di falso ideologico in atto pubblico». Fu proprio Sabella a controllare le autocertificazioni «e la Raggi dichiara l'incarico dopo che iniziano i controlli, non prima - dice il magistrato all'Huffington Post - Quello che mi colpisce è che dichiara il suo incarico del 2012 solo nel 2015, cioè dopo che scoppia Mafia Capitale e dopo che, arrivato in Campidoglio, tra le prime cose che faccio c'è quella di controllare le autocertificazioni».
La grillina, sommersa dalle polemiche del Pd, prova a buttare la palla in tribuna: «E' solo fango, non sanno più a cosa attaccarsi», ripete per tutta la giornata, compreso dal palco di Ostia dove chiude la campagna elettorale, senza mai entrare nel merito degli «omissis», come li chiamano nel Pd. Dove in coro decine di parlamentari le ricordano che le dimenticanze ora iniziano a essere un po' troppe: «Dal praticantato allo studio Previti alla presidenza di una società della fedelissima di Panzironi, personaggio simbolo del sistema Alemanno», appunta, tra i tanti, la renziana Lorenza Bonaccorsi.
I FATTI La storia, si diceva, inizia a Civitavecchia, come ha ricostruito Il Fatto quotidiano. Nel 2012 la Asl Roma F incarica l'avvocatessa Raggi di fare causa al dottor Giuseppe Crocchianti, reo di aver raggirato con il suo centro il servizio sanitario regionale per 1.922.321 euro. Il primo incarico da 8mila ed è datato luglio 2012; il secondo da 5mila del luglio 2014 (Civitavecchia, intanto è da poco governata proprio dal M5S) quando la grillina era già consigliera. La nomina della professionista è a chiamata diretta, senza che sia pescata nell'albo degli avvocati di Civitavecchia. Ed è sempre il direttore generale della Asl Giuseppe Quintavalle - sempre sulla tolda di comando nonostare i cambi di colore in Regione - a incaricare la grillina della missione. Alla fine Crocchianti morirà da nullatenente e la Raggi si troverà, dopo vari giri di giustizia amministrativa, a inseguire la riscossione di un credito di circa 860mila euro: impresa tuttora ferma a zero euro, come dimostrano le lettere di sollecito arrivatele dalla Regione lo scorso gennaio.
Ieri mattina appena venuto a conoscenza della situazione il governatore Nicola Zingaretti ha subito disposto un'ispezione alla Asl di Civitavecchia «sulle ragioni che hanno portato ad affidare l'incarico in questione - senza passare dall'albo ndr - il suo oggetto e l'importo e, cosa più importante, i risultati raggiunti dalla Asl grazie al lavoro che avrebbe dovuto essere svolto». Che appunto è pari a zero, finora. Nonostante il primo acconto incassato dalla Raggi sia di 1.878 euro. E qui si entra nella carne viva della polemica. Perché la grillina nel 2013, la prima volta che venne eletta in Aula Giulio Cesare, dichiarò di non aver ricoperto incarichi pubblici, idem nel 2014 fino al 13 ottobre 2015, giorno seguente alle dimissioni di Marino. Una dimenticanza fino ad allora non casuale forse per non irritare gli stessi colleghi del M5S da sempre intransigenti sulle consulenze con le varie forme di politica, gli stessi che diedero in pasto ai giornali la vicenda dello studio Previti durante le votazioni per il candidato sindaco pentastellato. Il Pd, con Matteo Orfini, non molla la presa: «E' una bugiarda seriale: ha commesso un reato». Lei si difende alla vecchia maniera: «Solo fango».

Rischia un'inchiesta per falso e l'esame dell'Anticorruzione

ROMA Che Virginia Raggi, grillina doc, inciampi proprio sul decreto trasparenza ha il sapore del contrappasso. La candidata alla poltrona di sindaco della Capitale si ribella contro l'ultima goccia di fango, dunque è doveroso mettere in fila i fatti. Con il suo comportamento, l'ex consigliera comunale ha violato l'articolo 14 della norma che regola gli obblighi di «pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni». Ha infatti dichiarato di non avere incarichi con oneri a carico della finanza pubblica, ma non è così, quindi rischia un'indagine della Procura per falso e un'inchiesta da parte dell'Anac, l'autorità guidata da Raffaele Cantone, che potrebbe entrare in gioco in tempi stretti.
Il fatto. Il mandato ricevuto nel 2014 dall'Asl di Civitavecchia per il recupero crediti, con 5mila euro destinati all'avvocato, non è mai stato dichiarato dall'ex consigliera comunale, mentre per il precedente incarico da 8mila euro, conferito nel 2012, la Raggi si è limitata a dichiararne 1.800 nel 2015.
Così, se eletta sindaco, non solo potrebbe trovarsi subito coinvolta in una vicenda giudiziaria, ma dovrebbe anche sanzionare se stessa, perché spetta al Comune pretendere dal consigliere che ha reso false attestazioni il pagamento dell'ammenda: tra 500 e 3mila euro.
La legge sulla trasparenza, che dovrebbe rappresentare la bibbia di ogni politico, è entrata in vigore il 5 aprile 2013. Sull'interpretazione dell'articolo 14 non ci sono dubbi: «Con riferimento ai titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di livello statale, regionale e locale, le amministrazioni pubblicano, con riferimento a tutti i propri componenti, i seguenti documenti e informazioni»: nell'elenco rientrano anche «i dati relativi all'assunzione di altre cariche, presso enti pubblici o privati, e i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti», che vengono richiesti agli interessati con un'autocertificazione.
LE SOMME SPETTANTI Nel caso della Raggi, è arrivato poco o nulla. La candidata sostiene di non avere fatto riferimento al mandato ricevuto dalla Asl di Civitavecchia perché i compensi non le erano stati corrisposti. Ma il comma successivo non lascia spazio a interpretazioni, da consigliere comunale avrebbe dovuto comunicare «altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e l'indicazione dei compensi spettanti». Possibile che un avvocato esperto non conosca la differenza tra le somme spettanti e quelle corrisposte?
Che tutta questa storia finisca sulla scrivania dei magistrati romani sembra scontato. Il falso in un atto pubblico emerge come l'ipotesi più evidente e, se pure il procuratore Giuseppe Pignatone non aprirà d'ufficio il fascicolo sulla base delle notizie di stampa, gli esposti non tarderanno ad arrivare. E allora l'indagine sarà un atto dovuto. Poi saranno i magistrati a stabilire se la dichiarazione dell'ex consigliera comunale che alla pubblica amministrazione ha dichiarato di non avere altri incarichi, sia un falso in atto pubblico o meno. In caso affermativo rischierebbe una pena compresa tra uno e sei anni. Oppure una multa.
Intanto anche l'Anac, l'autorità anticorruzione, in base alla presunta violazione delle norme sulla trasparenza verrà probabilmente chiamata ad aprire un'istruttoria per fare chiarezza sul comportamento della candidata sindaco.
LE ASSEGNAZIONI Sono due gli incarichi di Virginia Raggi finiti sotto accusa. Entrambi assegnati dalla Asl di Civitavecchia. Nel 2012, quando l'avvocatessa riceve il mandato di recuperare 165mila euro degli oltre 2 milioni che tale Giuseppe Crocchianti dovrebbe restituire all'amministrazione per fatture gonfiate, non esiste ancora un albo dei professionisti, creato dalla Asl qualche mese dopo. Ottomila euro di parcella, della quale, finora, sono stati pagati mille e 800 euro. Nel 2013, Virginia Raggi è consigliere comunale, ma omette di dichiarare l'incarico. L'ammissione arriverà solo nel 2015 e riguarderà i soldi ricevuti. Del mandato successivo, affidato nel 2014, sebbene la Raggi non sia iscritta all'albo dei professionisti ai quali dovrebbe attenersi la Asl, la consigliera non ha mai fatto menzione, i 5mila euro non le sono stati corrisposti e sostiene di non avere capito cosa prevede la norma.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it