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Data: 20/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
De Magistris fa il bis «A Napoli è nata l'unica novità politica» `

NAPOLI Mai festa di compleanno fu più felice. Vincente è la notte di Luigi de Magistris che spegne le quarantanove candeline ed entra a Palazzo San Giacomo per il secondo mandato da sindaco di Napoli. È un trionfo. Nel giorno nero dell'affluenza, la più bassa in Italia (35,97), un dato sul quale andrà aperta una riflessione, il colpo da ko di de Magistris è di quelli che fanno male. Danza e punge il sindaco e manda al tappeto Gianni Lettieri, che per la seconda volta in cinque anni è costretto a gettare la spugna. Il 66,85 per cento di DeMa non lascia spazio a equivoci e a interpretazioni. Dal centro alle periferie, la vittoria dell'ex pm è schiacciante, netta e verrebbe da dire che non è mai stata in bilico, non tanto per il vantaggio di diciotto punti che al primo turno separava de Magistris e Lettieri quanto perché nella campagna per il secondo turno mai si è avvertita la sensazione che intorno al candidato del centrodestra si stesse coagulando l'anti-demagistrismo invocato dall'imprenditore.
GLI ASTENUTI
La bassa affluenza ha chiaramente favorito de Magistris: per ribaltare il pesante passivo del primo turno Lettieri avrebbe avuto bisogno di un'ampia partecipazione. Che non c'è stata. Lettieri si era rivolto a tutti i napoletani che si erano astenuti il 5 giugno, si era appellato al Pd e al centrosinistra. Ma ogni appello è caduto nel vuoto. L'elettorato del Pd è stato per la gran parte a guardare e il voto organizzato uscito apertamente allo scoperto, per esempio quello di Area riformista, è confluito su de Magistris. Certo, si è sentito qualche endorsement per Lettieri, ma si è trattato di adesioni sporadiche, poco convinte, molto tirate per la giacca, sopravvalutate. In sintesi, il combinato disposto tra affluenza e risultato finale spiega che il Pd si è generalmente tenuto fuori dalla mischia. L'auspicata onda lunga non c'è stata, anzi Lettieri ha preso meno voti rispetto al 5 giugno: 92.174 invece di 96.961 (-4.787). De Magistris, dal canto suo, nelle suppletive due settimane di campagna elettorale, è riuscito a perseguire l'obiettivo minimo, mantenere uniti i 172.710 napoletani che lo votarono al primo turno. A questi se ne sono aggiunti altri 13.197. E non c'è stata partita.
Ancora una volta Napoli riconferma il sindaco uscente. Era già successo con Antonio Bassolino e Rosa Iervolino, succede oggi con Luigi de Magistris. Evidentemente, in assenza di alternative ritenute davvero credibili, Napoli preferisce affidarsi all'usato, se sicuro o meno lo dirà la cronaca prima che la storia. Una nuova fase si apre innanzitutto per il sindaco, intenzionato, parole sue, a completare la rivoluzione. Il primo interrogativo è sui rapporti con il governo. De Magistris ha riversato molte critiche e molto veleno su Matteo Renzi, anche con un linguaggio forte, salvo lanciare negli ultimi giorni messaggi di dialogo. Una delle accuse al sindaco è stata di aver isolato la città, a partire da Bagnoli e dal commissariamento mai digerito da Palazzo San Giacomo. Ma recupero dell'ex area industriale a parte, i temi sul tappeto, dalla sicurezza ai finanziamenti, dal porto alle periferie, sono tanti e gravi che appare inimmaginabile uno strabismo tra Napoli e Roma. De Magistris ha spiegato che dopo le elezioni lancerà il suo movimento politico, ha negato una sua ambizione nazionale, ha confermato che farà il sindaco per cinque anni. Pensare di amministrare Napoli senza una giusta, corretta, leale collaborazione istituzionale è una valutazione che non sfuggirà a de Magistris.
Sul terreno di queste amministrative restano vittime illustri. La prima è il Pd. Ieri Bassolino con il solito e velenoso post su Facebook sottolineava che ieri sulla scheda elettorale c'erano ventidue simboli ma mancava quello del Pd. È tutto sommato una scoperta dell'acqua calda perché si sapeva da quindici giorni che il simbolo Dem non ci sarebbe stato. Tuttavia, l'ex governatore ha voluto rimarcare il disastro di un partito per la seconda volta fuori dal ballottaggio, un partito dilaniato che si aggrappa all'ennesimo commissariamento per regalarsi un futuro.
GLI ALTRI SCONFITTI
conda vittima è il centrodestra. Gianni Lettieri ha dedicato cinque anni alla sua voglia di rivincita, si è battuto con coraggio e generosità. Ma la sua candidatura, va detto, alla fine è stata più subita che voluta. Con l'imprenditore perde una intera classe dirigente. Il fallimento è di tutti e non di uno. Del resto, ci sarà un motivo se il centrodestra non è mai riuscito a eleggere un sindaco, neanche nelle stagioni d'oro berlusconiane. La terza vittima è il M5s, quarta forza in città, dietro Pd e Forza Italia, scavalcato e superato da de Magistris nel sentimento anti-sistema, rappresentato a Napoli da un volenteroso ingegnere brianzolo.

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