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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/06/2016
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Sanità: Pietrucci contro Cialente, «Prima si fidava della Giunta ora no, perche'?»

L’AQUILA - “Come mai ora si cerca il confronto diretto con il ministro, mettendo in discussione mesi di lavoro della Giunta regionale (condiviso tra gli altri con le organizzazioni sindacali, gli operatori, i comitati ristretti dei sindaci, le associazioni), di cui peraltro il sindaco dell’Aquila Cialente è sempre stato a conoscenza? Lo scorso 6 aprile, infatti, partecipò ad Avezzano a un convegno con l’assessore Silvio Paolucci in cui si discusse proprio di questi temi. Come mai prima si fidava della Giunta regionale, e ora no? Che cosa è cambiato?”.

Con questi interrogativi diretti al sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, il giovane consigliere regionale aquilano del Partito democratico Pierpaolo Pietrucci in una nota rinfocola lo scontro con il suo collega di partito sul nuovo piano sanitario regionale, già emerso nei giorni scorsi con uno scontro incrociato sul quotidiano Il Messaggero.

Ieri il primo cittadino, rispetto al decreto già firmato dal commissario per la sanità Luciano D’Alfonso, sul riordino degli ospedali abruzzesi alla luce della riforma Lorenzin, aveva riproposto la necessità di istituire un ospedale di secondo livello, ovvero quello con reparti e specialità migliori, tra L’Aquila e Teramo, fin qui ipotizzato solo in caso di risposte positive a uno studio di fattibilità, e affiancarlo a quello Pescara-Chieti, questo invece già formalizzato.

Una presa di posizione smentita da Pietrucci, con la decisione già assunta che ha creato polemiche a livello locale e regionale.

“Sulla sanità i numeri sono quelli stabiliti dalla normativa nazionale e dal decreto ministeriale ed è da quel decreto che dobbiamo partire, al pari di tutte le altre Regioni - scrive - Per fare un Dea (dipartimento di emergenza e accettazione, ndr) di secondo livello occorrono 75 mila accessi appropriati al pronto soccorso: l’Aquila ne ha poco più di 45 mila. Deve essere sede di discipline complesse e quindi servirebbe cardiochirurgia, che ha sede a Teramo”.

Ma secondo Pietrucci “il punto è che, con la suddivisione delle specializzazioni, sostanzialmente il Dea di secondo livello L’Aquila-Teramo già esiste. Si tratta di costruire, nelle sedi deputate e coinvolgendo i rappresentanti istituzionali di riferimento (perché non tornare a convocare il comitato allargato dei sindaci?) - prosegue - un dibattito serio e informato in cui credo che il nostro partito, assieme alla coalizione, possa svolgere un ruolo di primo piano, per arrivare a una strategia complessiva che non penalizzi nessuno, ma salvaguardi e migliori le eccellenze dell’ospedale e dell’Università dell’Aquila”.

“Con Teramo si possono studiare forme di compensazione per la nostra città, possiamo metterle a punto e proporle assieme ai medici, alle associazioni, ai rappresentanti politici, ai sindacati, agli operatori dei due territori di riferimento - la sua proposta - Sto lavorando perché accada, e perché in prospettiva si possa arrivare a una Dea funzionale di secondo livello tra L’Aquila e Teramo. Ma occorrono dialogo e responsabilità, non demagogia”.

Nel sottolineare che “proprio quel segnale forte di avvertimento che arriva dalle elezioni amministrative ci impone di mettere da parte tutte le ambiguità a vantaggio della trasparenza e della condivisione delle scelte, dei criteri e delle decisioni”, il giovane consigliere si chiede “perché quando si trattava di scegliere il manager della Asl 1 e richiamavo la necessità di considerare le eccellenze del territorio, che inoltre attraverso gli oltre 30 sindaci espresse una posizione chiara, ignorata, venivo accusato di campanilismo e aquilanità, e invece adesso quella stessa aquilanità sembra essere tornata a essere un valore”.

“Mi fa piacere, ma non possiamo andare a corrente alternata. Lo stesso vale per le questioni dello spostamento della Soprintendenza a Chieti, dell’Arap Unica a Pescara, della nomina del presidente del Parco del Gran Sasso-Monti della Laga, della legge sull’Ater unica, del Masterplan - rileva - in tutti queste circostanze venni lasciato solo a difendere le ragioni dell’Aquila in Regione, in quegli stessi mesi si era forse troppo concentrati sul management della Asl dell’Aquila. Ma la sanità appartiene ai cittadini, non è né dei medici né degli operatori, né tanto meno della politica”.

“Per questo occorre unirsi e non dividersi”, ribadisce Pietrucci spiegando che “per L’Aquila sono arrivato a mettere in gioco la mia reputazione e il mio futuro politico, scontrandomi direttamente con diversi assessori e anche con il presidente della Regione; e tanto di più sarei disposto a fare. Con serietà però, senza prendere in giro nessuno”.

Un altro tema è quello “delle sedi amministrative: dall’assessore Paolucci, nella prospettiva della Asl unica, ho avuto l’impegno della sede nel capoluogo di Regione, che ritengo debba essere affiancata dall’installazione all’Aquila anche degli uffici dell’assessorato alla Sanità”, svela ora.

“Dai tavoli con la pubblica amministrazione che sto coordinando, emerge che L’Aquila ha un enorme patrimonio immobiliare pubblico che può mettere a disposizione per le sedi amministrative, e che deve perciò entrare in questa partita. Il sindaco, che partecipa a tutti i tavoli che sto coordinando, condivide questa battaglia, può sostenerla? - si chiede in conclusione - Ricordo che dal 1971 sono stato il primo a riportare un ufficio regionale all’Aquila, faccio riferimento al dipartimento delle Politiche forestali e sto lavorando perché lo stesso accada con l’ufficio degli Usi civici”.

DE MATTEIS: ''LITI RIDICOLE, SI PUO' ANCORA TORNARE INDIETRO SUL DECRETO''
“Fino a quando non viene validato dal governo, il piano sanitario è suscettibile di modifiche. Il 30 ci sarà un Consiglio comunale straordinario sul tema, nel frattempo il sindaco Cialente fa da zerbino al governatore D’Alfonso e litiga con il consigliere Pietrucci che mi fa tenerezza”.

Con le parole di fuoco del consigliere comunale aquilano Giorgio De Matteis si riaccende la polemica sul cosiddetto “scippo”, da parte della costa, della possibilità di avere un ospedale classificato “di secondo livello” sulla base della riforma Lorenzin, ovvero al top, come anticipato da AbruzzoWeb già a febbraio e come formalizzato le scorse settimane nel piano sanitario.

“Da quel pezzo di carta che chiamano piano sanitario 2016-2018 emergono cose molte serie e devo premettere che quanto accade oggi lo avevo detto a febbraio - ricorda Gdm - Dalle famose tabelle sulla riorganizzazione dei reparti si capiva già quale sarebbe stato il fine da raggiungere, e oggi, all’interno di questo quadro, viene fuori uno smantellamento del sistema ospedaliero aquilano a vantaggio della costa”.

Secondo De Matteis, “attraverso la figura del commissario di governo, cioè lui stesso, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, da ‘svelto’ ha esautorato tutti gli organismi decisionali: è evidente che il decreto commissariale con il quale viene definita la riorganizzazione non passerà né in commissione, né in Giunta, né in Consiglio”.

E infatti la litigiosa maggioranza di centrosinistra in Regione tanto ha evidenziato, con l’acre uscita dei “soliti ribelli” di Abruzzo civico, Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo, assieme a Maurizio Di Nicola di Centro democratico, che hanno accusato l’assessore Silvio Paolucci di scarsa condivisione.

“La potestà decisionale sul piano sanitario è della Regione, non del governo da cui dipende il commissario D’Alfonso, tra l’altro questo rende inspiegabile che il piano sia stato, viceversa, presentato dall’assessore che non c’entra niente - ricorda poi De Matteis - D’Alfonso ha colto l’opportunità, sapeva bene che per i canali tradizionali di discussione in Consiglio si sarebbe scatenato di tutto, così ha fatto una furbata”.

La possibilità di avere un ospedale di secondo livello “bis” tra L’Aquila e Teramo viene demandata a un futuribile studio di fattibilità, gravato, però, dall’handicap, già evidenziato dall’assessore Paolucci, di avere le due città dell’interno una distanza di almeno 40 minuti che rende impossibile unire alcuni percorsi di reparti e cure che dovrebbero essere attaccati o al massimo a distanza di 15 minuti, come stimato tra Pescara e Chieti.

“Una stupidaggine - replica De Matteis - Allora perché chiuderà il punto nascita di Sulmona, che è a un’ora e 15 minuti da quello aquilano? E poi la Asl L’Aquila, è scritto pure nel piano, fa da sola 50% di mobilità attiva, siamo quelli che attraggono di più rispetto alle altre tre aziende sanitarie messe insieme, ma siamo quelli penalizzati”.

“Abbiamo un sindaco che nessuno si fila, zerbino è un complimento, patetica e ridicola è la polemica con Pietrucci, che è inutile che dica ‘io sto vigilando’, con un decreto commissariale non va da nessuna parte e quella riforma in Consiglio non arriverà mai. E Giovanni Lolli? Qualcuno si è accorto che abbiamo un vice presidente? Della senatrice Stefania Pezzopane meglio non parlare, è diventata un’entità astratta”.

Interlocutori che, conclude il consigliere, “non sanno neanche che cosa succede, se fossero stati adeguati avrebbero dovuto impedire che accadesse molti mesi fa. Lucia Pandolfi dove sta?”, si chiede poi in riferimento alla segretaria della commissione che dopo vent'anni dovrà riscrivere i rapporti della Regione e le sue Asl con le due Università che hanno una facoltà di Medicina nonché componente dello staff dalfonsiano.

“Forse questo quadro le sta bene? E chi è il gruppo che l’ha supportata all’Aquila quando era candidata come consigliere regionale? Quello dell’attuale manager Rinaldo Tordera e del pro rettore Carlo Masciocchi. Tutto torna”.

LE REAZIONI
FEDERICO, 'SEDE ASL UNICA A L'AQUILA NON PAREGGIA DANNI A OSPEDALE'

La sede della futura Asl unica ospitata all’Aquila “non sarà mai in grado di compensare i danni conseguenti al declassamento dell’ospedale San Salvatore, con l’inevitabile contrazione di ricoveri e l’abbandono di ogni specialità di livello” e questo “comporterà inevitabili conseguenze per la facoltà di Medicina”.

A lanciare l’allarme in una nota, intervenendo nella querelle tornata d’attualità in questi giorni legata al nuovo piano sanitario, è il consigliere provinciale di Forza Italia Paolo Federico.

LA NOTA COMPLETA

Nei palazzi del potere qualcuno è ormai convinto che gli aquilani siano tanto avviliti e storditi dal terremoto da poter assistere senza reazioni apparenti a episodi che li penalizzano e li umiliano.

L’ultimo, il più grottesco e penoso: quello della presentazione in pompa magna di un pulmino che, così è stato detto, avrebbe collegato la città alla rete dell’alta velocità ferroviaria. Ci avrebbe portato cioè fino a Roma, dove ogni giorni ci collegano da anni velocemente, e su mezzi meno scomodi, decine di linee di autobus.

La novità più penalizzante sta nel riordino del sistema ospedaliero che prevede la semplificazioni dell’attuale articolazione.

E per semplificare, nell’area Chieti-Pescara, dove operano due grandi insediamenti sanitari più un robusto tessuto di cliniche private, si ipotizza la costruzione del nuovo e unico ospedale di livello regionale, quello definito di secondo livello.

Per L’Aquila, sempre che il piano venga approvato dal ministero della Salute, si prevede, come premio di consolazione, la sede della Asl, che dovrebbe essere unica per tutta la regione.

Ma di consolante c’è poco, perché la struttura burocratica (le Asl) non è né sarà mai in grado di compensare i danni conseguenti al declassamento del “San Salvatore” con l’inevitabile contrazione di ricoveri e l’abbandono di ogni specialità di livello.

Il declassamento ospedaliero comporterà inevitabili conseguenze per la facoltà di Medicina che, essendone prevista solo una per regione, dovrà probabilmente collocarsi nella stressa zona dove sorgerà il nuovo policlinico abruzzese.

E questo delle strutture sanitarie non è il solo episodio di trasferimento di risorse e funzioni verso la fortunata area costiera.

Corre voce, infatti, e senza smentite, che il corso per Tecniche della ricostruzione sarà svolto presso le facoltà della D’Annunzio e non all’Aquila, dove pure sarebbe stato coerente alla specifica condizione della città, dove fra l’altro brilla la negligenza della Regione per il restauro dei palazzi storici, sedi fino al terremoto, di organi istituzionali.

C’è da osservare, concludendo, che parlare di legge speciale per L’Aquila appare solo una penosa sviolinata preelettorale.

Se c’è un trattamento speciale per L’Aquila, è quello riservato, nella società odierna dove prevale il più forte, ai deboli e ai poveri cristi.

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