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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni d'oro, in bilico il prelievo

ROMA Misurata in euro, la posta in gioco vale poco più di 150 milioni. Ma in realtà la decisione della Corte costituzionale ha una valenza ancora maggiore: pronunciandosi sul contributo di solidarietà richiesto ai trattamenti previdenziali oltre 90 mila euro circa, in vigore dal 2014, i giudici della Consulta daranno implicitamente una valutazione preventiva anche su altre eventuali forme di prelievo a carico delle cosiddette pensioni d'oro. E il tema, tra voci e smentite, è rimasto anche negli ultimi mesi al centro del dibattito.
LE PARTI L'udienza è in calendario per oggi ma non è certo che in giornata se ne possa conoscere l'esito, visto anche il gran numero di parti che intendono intervenire nel giudizio. Le questioni di costituzionalità sono state sollevate contro la norma introdotta con la legge di Stabilità del 2014, approvata dal Parlamento quando era in carica il governo Letta. Quel disegno di legge, oltre a introdurre una nuova forma di limitazione della rivalutazione delle pensioni, istituiva sui trattamenti relativamente più alti un prelievo di solidarietà così articolato: 6 per cento sulla quota di assegno oltre un importo lordo pari a 14 volte il trattamento minimo Inps, 12 per cento oltre le 20 volte il minimo e 18 per cento oltre le 30. Il minimo Inps è pari per il 2016 a 501,89 euro mensili, per cui il contributo inizia a scattare a 7.000 euro lordi mensili, ovvero 91 mila su base annuale Così ad esempio su una pensione di 100 mila euro lordi l'anno viene applicata una riduzione lorda di circa 540 euro lordi: l'effetto netto è minore, pari a poco più della metà, perché l'interessato non versa l'Irpef sulla parte di trattamento decurtata. Su una pensione di 150 mila euro annui invece il taglio in termini lordi è più significativo, circa 4.700 euro.
Dal punto di vista dello Stato si tratta di una misura che porta risparmi discreti anche se non colossali: il numero dei pensionati coinvolti è limitato (nell'ordine delle decine di migliaia) e la minor spesa a suo tempo calcolata dalla Ragioneria generale dello Stato arriva a 93 milioni l'anno, che diventano 52 in termini netti per il mancato incasso di Irpef e addizionali. Dunque se la Consulta dovesse decidere che il prelievo è incostituzionale agli interessati andrebbero restituiti complessivamente 156 milioni per i tre anni di applicazione del provvedimento, destinato comunque a cessare a fine 2016 a meno di proroghe da parte dell'esecutivo.
IL PRECEDENTE Già nel 2013 la Corte aveva bocciato un contributo di solidarietà simile, anche se meno incisivo, che scattava sulle pensioni superiori a 90 mila euro l'anno: la misura fu giudicata discriminatoria per i pensionati, sostanzialmente una specie di prelievo fiscale mascherato e applicato ad una sola categoria di contribuenti. Stavolta l'Avvocatura dello Stato, per disinnescare questa argomentazione, punterà sul fatto che i risparmi sono destinati non genericamente al bilancio dello Stato ma a finanziare altre esigenze all'interno del sistema previdenziale, con finalità di solidarietà intergenerazionale.

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