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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/07/2016
Testata giornalistica: Il Centro
«Risultati scontati, Tua andrebbe forte solo se privatizzata». La guerra dei bus, parla Ballone. Il capo di Baltour (e di Confindustria) smorza gli entusiasmi «Trenta nuovi mezzi su 800 sono nulla, serve ben altro»

PESCARA C’era anche lui alla presentazione del bilancio di Tua (azienda unica dei trasporti regionali) l’altro giorno da parte della Regione e del management della società pubblica. E la sua presenza non poteva passare inosservata. Prima di tutto perché lui, Agostino Ballone, è presidente regionale di Confindustria, e poi perché è a sua volta titolare di una delle più grandi aziende di trasporto (la Baltour), i cui pullman coprono lunghe tratte nazionaloi ed internazionali e alcune delle più commerciali linee extraregionali («senza contribuiti»). «E’ stato interessante apprendere dell’evoluzione che c’è stata con Tua», antepone subito Ballone fra i motivi della sua presenza. Un’evoluzione che, secondo i dati diffusi da Tua, ha portato a un recupero complessivo di 12 milioni di euro in un anno. E Ballone, che come Confindustria si è sempre opposto alla gestione pubblica delle società di trasporto chiedendo che passassero ai privati, che idea si è fatto del bilancio Tua? «Ho ascoltato una sfilza di dati positivi e devo dire che non poteva essere diversamente, considerato i provvedimenti che sono stati presi a livello di economia di scala». Vuol dire che secondo lei i risultati di bilancio erano scontati? «Sono state fatte grandi operazioni di riduzione dei costi conseguenti all’accorpamento delle tre società precedenti (Arpa, Gtm e Sangritana), quindi mi viene da dire, senza nulla togliere al presidente e rettore Luciano D’Amico che opera in un contesto difficile, che quelli ottenuti sono dati fisiologici, che si sarebbero inevitabilmente creati. In fondo si tratta di fattori di produzione da libro di manuale». Lo dice come imprenditore dei trasporti o come portatore della linea di pensiero di Confindustria? «Una cosa non esclude l’altra. Noi come Confindustria abbiamo una posizione critica sulla gestione delle aziende pubbliche in generale, avremmo preferito che la Regione avesse preso una via diversa, che avesse messo l’azienda Tua sul mercato dei servizi. Invece, continua a gestire questo settore con aziende pubbliche che hanno la necessità di essere ogni tanto ricapitalizzate. Perché, parliamoci chiaro, la fusione delle tre società in Tua è stata un processo di ricapitalizzazione...». Tua ricopre anche un ruolo sociale, deve mantenere attive linee che non portano utili e i privati invece mirano sempre a profitti. «Questo è vero, ma chi l’ha detto che i privati non possono svolgere anche questo ruolo? Il problema nostro in Abruzzo è che esiste un conflitto d’interesse nel settore, poiché la Regione è ente controllore e allo stesso tempo gestore e quindi controllato. Questa situazione anomala sta provocando gravi danni, perché ci impedisce di gareggiare con altre realtà del settore a livello nazionale ed europeo». Può spiegarsi meglio? «Certo, la norma europea vieta alle imprese che non sono affidatarie dirette di partecipare a gare pubbliche di gestione. E in Abruzzo tutte le società del Trasporto pubblico locale sono affidatarie dirette, la cui gestione cioé non è passata attraverso una gara pubblica come poteva essere fatto con Tua. Di conseguenza il mercato è solo quello interno che è talmente piccolo, ridotto e sempre più frammentato che continua a non fare numeri e non porta profitti». Eppure le immatricolazioni dei bus sono aumentate. Come spiega questo dato? «Da una situazione comatosa si fa presto ad avere delle percentuali importanti. Noi veniamo da un lungo periodo in cui le immatricolazioni sono state modeste, basta poco per innalzare i dati. E anche se Tua dice che adesso immatricola 30 veicoli su un parco bus di 800 mezzi non significa niente, perché per essere in linea con i dati nazionali dovrebbe rinnovare dal 10 al 15 per cento del proprio parco bus...». Niente numeri, niente ripresa. E questo malgrado l’aumento della concorrenza in Abruzzo? «La ripresa non si vede perché gli investimenti nel settore continuano ad essere scarsi. Sono le condizioni in cui opera la Regione a inibire i privati a fare gli investimenti». Ma se Tua fosse finita in mano ai privati avrebbe fatto meglio? «Di sicuro si sarebbero aggiunte nuove economie di scala. Tenga conto che le società pubbliche hanno un costo stimato del 20-25 per cento in più. E che in Abruzzo i costi si aggirano sui 140 milioni di euro all’anno»

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