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Data: 09/07/2016
Testata giornalistica: Ferpress
Asstra: TPL, in Italia oltre mezzo miliardo di evasione tariffaria all’anno

Ammonta a oltre mezzo miliardo di euro l’anno l’evasione tariffaria dell’intero comparto del trasporto pubblico locale in Italia. Una somma che se recuperata non solo darebbe ossigeno alle aziende, ma consentirebbe anche di garantire un servizio migliore. In Puglia si calcola che una percentuale di viaggiatori superiore al 30 per cento non acquisti il biglietto.

Qualità del servizio, equilibrio tra costi e ricavi per le aziende del settore e nodo tariffe: in Italia sono le più basse d'Europa, ma gli operatori del settore ne chiedono la liberalizzazione, "per garantire maggiore equità sociale" e migliorare i servizi

Un Italia che viaggia 'a due velocità', con marcate differenze tra Nord e Sud, ma anche molto 'lontana' dagli altri Paesi europei. E' quanto emerge dal convegno sul trasporto pubblico locale organizzato in questi giorni a Bari da Asstra (Associazione delle Aziende di Trasporto) e Uitp (Associazione Internazionale del Trasporto), in cui addetti ai lavori ed esperti si confrontano su quelle che vengono definite le “best practice” del settore.

"Ci sono due Italie del trasporto pubblico e due Europe delle tariffe - afferma Matteo Colamussi, Presidente della commissione economica nazionale di Asstra, e di Ferrovie Appulo Lucane - La Commissione economica di Asstra nazionale in questi mesi ha lavorato su un pacchetto di proposte per superare le criticità della legislazione italiana in materia di tariffe del trasporto pubblico, con particolare riferimento al Decreto 422 del 1997. Quello che a nostro avviso servirebbe è: liberalizzazione delle tariffe per garantire maggiore equità sociale, miglioramento dei servizi da parte delle Aziende e maggiori finanziamenti da parte delle Istituzioni per incentivare l'utilizzo del mezzo pubblico, lotta all'evasione e sensibilizzazione degli utenti al pagamento del biglietto per invertire la tendenza che ad oggi vede le aziende concentrarsi più sulla diminuzione dei costi che sull'aumento dei ricavi".

"Il Decreto 422/97 - spiega Colamussi - impone alle Regioni di approvare strumenti di programmazione (non tutte li hanno ancora approvati) in base ai quali poi stabilire le tariffe ed impone alle aziende di raggiungere il rapporto del 35% di ricavi da traffico sul totale dei costi operativi. A causa delle note disomogeneità territoriali, tariffarie ed infrastrutturali del nostro Paese, il Nord supera il 35%, mentre il Sud non raggiunge il 20% sia per la qualità dei servizi offerti, sia per l’impossibilità da parte delle aziende di stabilire le tariffe garantendo agevolazioni alle fasce di reddito più basse ed aumentandole alle fasce più alte. In più l'Italia è il Paese europeo in cui le tariffe sono più basse: il costo medio di un ticket in Italia è di 1,50 euro, contro i 2,80 euro della Germania ed i 3,20 euro dell'Inghilterra. Riteniamo infine che, al netto della definizione dei costi standard, vadano definiti anche dei ricavi standard che, però, non possono prescindere dalle esigenze di territorialità, sburocratizzazione e maggiore competitività".

Tra le proposte avanzate dagli operatori del settore, dunque, c'è la liberalizzazione delle tariffe, che andrebbe accompagnata da azioni per stimolare l’utilizzo del mezzo pubblico, garantendo servizi e qualità. Indispensabile, poi, tener conto delle fasce deboli della popolazione cominciando ad agire ad esempio sulle fasce di reddito, combattere l’evasione, programmare, correlare qualità e prezzo. L'altro punto fondamentale, per le aziende di trasporti pubblico locale, è puntare sulla "sinergia", a cominciare da quella con le istituzioni.

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