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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Prezzi fermi, limati gli assegni familiari

ROMA I prezzi nel loro complesso sono fermi o addirittura in terreno negativo, mentre le retribuzioni crescono pur se leggermente. Fin qui, tutto bene: si chiama aumento del potere d'acquisto e in questi mesi a detta degli analisti sta contribuendo alla discreta ripresa dei consumi in atto. Ma l'inflazione zero ha anche altre conseguenze: l'indice dei prezzi al consumo è usato come riferimento per l'adeguamento dei trattamenti previdenziali in essere come anche delle soglie di accesso ad alcune prestazioni di sostegno al reddito. È il caso degli assegni al nucleo familiare (Anf), erogati mensilmente a oltre tre milioni e mezzo di lavoratori dipendenti e pensionati: la mancata rivalutazione dei livelli reddituali in presenza di redditi che invece sono leggermente cresciuti ha come risultato una limatura delle somme percepite: 2-3 euro al mese in meno o importi lievemente più consistenti in casi particolari. Quasi un'inezia che però potrebbe non sfuggire a chi è abituato a guardare con attenzione questa voce.
IL MECCANISMO
Vediamo come funziona il meccanismo. Gli importi dell'Anf variano in relazione alla numerosità e alla composizione della famiglia, alla presenza di persone con disabilità e così via, ma sono decrescenti al crescere del reddito familiare, sulla base di tabelle che vengono aggiornate anno per anno proprio in base all'andamento dell'inflazione. I nuovi valori scattano dal primo luglio e si riferiscono ai redditi dell'anno precedente: quindi dall'inizio di questo mese e fino al 30 giugno 2017 sono rilevanti i redditi del 2015. L'Inps ha reso disponibile da qualche settimana la circolare con i nuovi livelli reddituali da prendere in considerazione: la novità assoluta è che non cambiano rispetto a quelli dello scorso anno. Questo perché il parametro di inflazione preso come riferimento, ovvero l'indice per le famiglie di operai e impiegati (Foi) è stato nel 2015 addirittura negativo (-0,1 per cento). La legge prevede che in tal caso l'adeguamento sia nullo e non negativo: è avvenuto così a inizio anno con le pensioni, congelate ma non ridotte.
LA RILEVAZIONE ISTAT
Se gli importi da usare come riferimento non cambiano, è probabile invece che siano cresciuti un po' i redditi familiari effettivamente percepiti. Ai fini dell'Anf vengono conteggiate anche alcune voci esenti da Irpef e vanno sommati gli introiti dei vari componenti del nucleo. Si può ipotizzare una crescita in linea con quella misurata dall'Istat per le retribuzioni lorde di fatto, pari all'1,2 % in media nel 2015 rispetto al 2014. Così un reddito da 20 mila euro passerebbe a 20.240: se nel nucleo familiare insieme ai genitori ci sono due figli l'importo mensile dell'assegno si ridurrebbe da 205,25 a 203,08 euro. Con 30 mila euro che diventano 30.360 e tre figli di cui uno disabile, l'Anf scenderebbe da 438,52 a 436,04. Se i figli sono 4 e il reddito pari a 40 mila (in crescita a 40.480) l'importo dell'Anf andrebbe da 345,21 a 341,71. Piccole variazioni, che potrebbero però aggiungersi a quelle quasi analoghe dello scorso anno, visto che l'aumento delle retribuzioni di fatto era stato sempre dell'1,2 % a fronte di un'inflazione di appena lo 0,2.

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