Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.574



Data: 13/07/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Lacrime e rabbia, una strage assurda

L’inferno si spalanca all’altezza di una curva che taglia uliveti e costeggia campi assolati, una bocca di fuoco che inghiotte i passeggeri di due treni che viaggiano in direzioni opposte sulla tratta Corato-Andria, sulla linea Bari-Andria, la metropolitana leggera usata da studenti, lavoratori e turisti. Tra le due città, 11 minuti. Alle 11.30 i due convogli della compagnia privata Ferrotramviaria che marciano in direzioni opposte, che non dovrebbero essere contemporaneamente sullo stesso unico binario, si scontrano al chilometro 51 con una violenza distruttiva uccidendo 27 persone, mentre 50 restano ferite, alcune in maniera gravissima. È uno dei più sanguinosi incidenti ferroviari avvenuti in Italia, il peggiore dal Duemila, con ogni probabilità causato da un errore umano. L’urto ha l’effetto di una deflagrazione potentissima, i treni che viaggiano a oltre 100 chilometri orari sul binario unico si accartocciano l’uno sull’altro uscendo dai binari, si spezzano, si sbriciolano. I frammenti prodotti dall’impatto vengono scagliati in tutte le direzione, e questo vedono i soccorritori al loro arrivo: la campagna bellissima segnata dalla devastazione e dal sangue, i corpi dei morti e dei feriti che giacciono ovunque, i corpi degli intrappolati incastrati nelle lamiere, i bambini che vagano tra i resti. «Una scena spaventosa, allucinante - racconta un agente di polizia, con la divisa impolverata - Ho visto persone morte, altre che chiedevano aiuto, persone che piangevano. La scena più brutta della mia vita». «È come un disastro aereo» dice il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli quando, poco dopo l’incidente, è già certo che le vittime ci siano, e siano numerose. «È una tragedia immane che ha colpito soprattutto Andria, molti giovani figli di Andria diretti all’università o al lavoro o all’aeroporto» afferma Nicola Giorgino, sindaco di Andria. Pochi minuti dopo lo scontro la zona è affollata di soccorritori e di ambulanze, si lavora con una calura insopportabile. Uno dei primi a essere estratto vivo è un bambino di pochi anni, Samuele, che viene individuato da un team di aerosoccorritori mentre urla disperato dietro un sedile, con un pezzo di lamiera che gli comprime il petto: per tranquillizzarlo mentre lavorano per portarlo in salvo, i vigili del fuoco lo distraggono facendogli guardare un cartone animato su un telefonino finché, dopo averlo liberato, lo affidano a un elicottero che lo trasporta in ospedale. Ma il sollievo si alterna allo strazio, un dolore fitto, come quando vengono ritrovati i corpi abbracciati di madre e figlia. «C’erano pezzi di corpi ovunque - racconta Enza, operatrice del 118 di Corato - A un certo punto abbiamo visto una donna rannicchiata su se stessa, con le braccia incrociate sul petto. Tra le braccia stringeva la sua bambina, ha cercato di proteggerla in tutti i modi. Le lamiere le hanno dilaniate». A perdere la vita è anche un poliziotto, che viene riconosciuto da un collega: è il vice questore aggiunto Fulvio Schinzari, 59 anni, di Galatina (Lecce), che tornava al lavoro alla questura di Bari dopo le ferie. Muore uno dei macchinisti, mentre l’altro sarebbe vivo, anche se in gravi condizioni. Incerta la sorte dei due capotreni. Una donna all’ottavo mese di gravidanza si salva, ma l’ultima immagine del treno che ricorda sono la madre, il padre e la sorella a terra, «avvolti nel sangue». «Non so come è stato, è stato un attimo - racconta una donna - sono andata scalza tra le lamiere e ho tirato fuor i mio marito». «I feriti vengono trasportati in tutti gli ospedali della zona, soprattutto ad Andria (35 persone), Barletta, Bisceglie, Terlizzi e Bari. Un centro di accoglienza per i familiari delle vittime e un punto di informazione viene allestito nel palasport di Andria. Dei 25 corpi, 22 si trovano ora allineati nell’obitorio del policlinico di Bari, ma i riconoscimenti sono rinviati a questa mattina. Ma dare un nome ai cadaveri sarà il momento più doloroso e difficile: «L’impatto ha reso molti corpi irriconoscibili, i volti sono sfigurati, i parenti dovranno basarsi solo sugli indumenti» spiegano alcune crocerossine. Nella zona del disastro, dove in tarda serata vengono portati gruppi elettrogeni per illuminare la zona, le ricerche vanno avanti senza sosta mentre, abbandonato il tentativo di disincagliare il groviglio con una enorme gru, si decide di spostare i due convogli con un carrello ferroviario e i treni vengono liberati dalla morta. Ma con il passare delle ore, nel buio, la speranza di trovare sopravvissuti si affievolisce.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it