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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/07/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Lavoro pubblico, nuovi comparti. Dopo l’accordo da 11 scendono a 4. I sindacati sollecitano il governo: discutere del contratto

ROMA Una firma attesa ben 7 anni. I comparti del pubblico impiego si riducono da 11 a 4 perché sulla riforma messa a punto nel 2009 adesso c’è l’ok dei sindacati e dell’Aran che, per conto del governo, cura le relazioni con le parti sociali. La fumata bianca ha un valore importante in quanto semplifica la macchina amministrativa dello Stato e apre la strada al rinnovo del contratto di lavoro degli statali, fermo da 6 anni e sbloccato da una sentenza della Consulta. Il negoziato non è stato ancora aperto tanto è vero che ieri i sindacati, un minuto dopo aver sottoscritto l’intesa sui comparti, sono tornati a chiedere al ministro Madia la chiamata ufficiale per l’inizio delle trattative. «Senza una convocazione intensificheremo la mobilitazione» ha avvertito la Cgil, seguita a ruota dalla Cisl. Su questo terreno la partita si prospetta complicata in quanto il governo ha stanziato appena 300 milioni per far ripartire i salari. Una somma che, spalmata su tutti i dipendenti pubblici, frutterebbe aumenti medi da 8-9 euro. In attesa di sviluppi, intanto, la Pa è stata ridisegnata in 4 aree: Funzioni centrali (247 mila dipendenti), Funzioni locali (457 mila), Istruzione e ricerca (1,1 milioni) e Sanità (531 mila). Dal confronto con l’assetto precedente, emerge come gli accorpamenti abbiano riguardato gli statali in senso stretto (prima divisi tra ministeriali, dipendenti delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici) e il settore della conoscenza, con insegnanti, ricercatori, personale dell’università raccolti in una stessa zona di contrattazione. I dipendenti di palazzo Chigi fanno invece comparto autonomo. Uno dei nodi che si apre adesso è quello della rappresentanza sindacale. E così, per consentire alle sigle più piccole di non perdere voce in capitolo, viene concesso un mese di tempo per stringere alleanze. Infatti i criteri per essere rappresentativi restano quelli di prima (5% di deleghe più voti in 2 comparti). La riforma garantisce in ogni caso un “diritto di tribuna”, per i sindacati che restano sotto la soglia. Per l’Aran, ha sottolineato il presidente Sergio Gasparrini «l’effetto immediato sarà quello di una notevole semplificazione dell’attività negoziale: in passato, per gli 11 comparti e le 8 aree dirigenziali era necessario concludere 38 accordi per ogni quadriennio. Oggi gli accordi scenderanno ad 8 per triennio contrattuale».

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