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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Puglia, scontro tra treni si indaga sugli orari. Mattarella ai funerali

ANDRIA All'interno del Palazzetto dello Sport di Andria arrivava l'eco della pioggia scrosciante che, ieri mattina, ha tempestato il nord della Puglia nel giorno del lungo addio alle vittime dello scontro ferroviario di martedì. Era un monito e un sottofondo, quasi a voler ricordare alle povere anime l'ultimo rumore che ha spezzato la loro vita e ferito per sempre quella dei familiari. Cinquemila persone hanno voluto accompagnarli nell'estremo viaggio, tante ne poteva contenere l'edificio. Ma almeno un altro migliaio era radunato all'esterno, assistendo al rito religioso davanti a un maxischermo. C'era il presidente Sergio Mattarella, tornato per la seconda volta in queste terre per dimostrare, con la costante vicinanza istituzionale, che questi morti non saranno abbandonati. Lo affiancavano la presidente della Camera, Laura Boldrini, il governatore Michele Emiliano, deputati e tante fasce tricolori di sindaci. Il Capo dello Stato ha stretto la mano a tutti i parenti e si è trattenuto fino alla fine dell'esequie celebrate dal vescovo di Andria, Luigi Mansi. Prima di andare via ha aspettato che tutte le bare fossero portate via a spalle, tra gli applausi. Erano tredici su ventitré. Più volte i loro nomi sono stati elencati: Pasquale Abbasciano, Giuseppe e Serafina Acquaviva, Rossella Bruni, Luciano Caterino, Pasqua (Patty) Carnimeo, Michele Corsini, Giulia Favale, Jolanda Inghingolo, Benedetta Merra, Fulvio Schinzari, Giovanni Porro e Gabriele Zingari. Altre dieci famiglie hanno preferito un funerale privato, per piangere da soli, hanno detto, i propri morti.
COMUNITÀ COESA
Nessuno accetta il pesante tributo di sangue pagato da una comunità coesa, che però si sente trascurata. Lo ha sostenuto il vescovo Mansi nella sua omelia. «Per troppi anni queste terre, le nostre terre, sono state considerate, e forse lo sono ancora, le periferie d'Italia» ha detto. Poi ha puntato il dito sulle inefficienze amministrative, politiche ed economiche: «Le nostre coscienze sono state addormentate da prassi che ci sembrano normali, ma non lo sono: quelle prassi dell'economia in cui non si pensa alle vite delle persone, ma alla convenienza e all'interesse, senza scrupoli e con piccole e grandi inadempienze del proprio dovere». Il sindaco della città pugliese, Nicola Giorgino, ha parlato alla fine della cerimonia e ha battuto sul tasto giudiziario, augurandosi che la magistratura svolga rapidamente il proprio lavoro, ricordando come su un treno della Ferrotramviaria abbiamo viaggiato, almeno un volta, tutti, famiglie, scolaresche, pendolari, professionisti e «nessuno poteva mai immaginare diventasse veicolo di morte e disperazione anziché fonte di vita vissuta». Ha citato sant'Agostino quando scrive che la speranza ha due figli: lo sdegno e il coraggio e ha concluso che «oggi lo sdegno prende il sopravvento, ma domani deve prevalere il coraggio». E alla fine ha parlato direttamente a Mattarella: «Guardi, signor presidente, i volti dei familiari delle vittime, di tutti coloro che sono presenti in questo palazzetto e soffermi su di loro ancora una volta il suo sguardo sensibile e autorevole. Mai più una strage così, mai più». Parole forti che hanno trovato un riverbero nei commenti postati sui social dalla Boldrini riferendosi alle richieste di giustizia delle famiglie («È giusto che vogliano verità») e da Emiliano («Si torna a casa mentre tutto piange attorno a noi»). Piangeva la gente e piangeva il cielo. Ma i cittadini di questi paesoni immersi tra gli ulivi e le viti non si sono fatti scoraggiare dal nubifragio e si sono messi in coda. C'erano quelle tredici bare, affiancate davanti all'altare improvvisato. E gli sguardi correvano tutti là.
LE IPOTESI
Un'alterazione «evidente» dei registri di viaggio di almeno una stazione che fa pensare al tentativo di uno o più ferrovieri di coprire a posteriori l'errore che ha portato al disastro sulla tratta Corato-Andria. È questa la pista che stanno seguendo nelle ultime ore gli inquirenti tranesi che indagano sullo scontro tra due treni avvenuto in Puglia il 12 luglio e che ha provocato 23 morti e 50 feriti. Sulla tratta, al momento del disastro, erano presenti tre convogli: uno era arrivato ad Andria da Corato, gli altri due erano stati fatti partire rispettivamente dalle stazioni di Andria e Corato, e si sono scontrati. Gli accertamenti hanno finora stabilito che il convoglio partito da Andria verso sud non doveva lasciare la stazione. L'anomalia riscontrata - a quanto si apprende - si riferisce all'orario di transito di uno dei tre treni. Sulla vicenda gli inquirenti mantengono un riserbo totale, ma è scontato che a breve potrebbe essere contestato il reato di falso. È chiaro anche che la vicenda della presunta falsificazione sarà al centro degli interrogatori dei due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, che domani compariranno come indagati dinanzi ai pm.

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