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Pescara, 25/07/2024
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Data: 19/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sorpresa Pil l’Abruzzo tiene meglio del previsto

PESCARA L’ultimo rapporto Istat sull’andamento dell’economia italiana, quello del 5 luglio scorso, conferma una crescita moderata sostenuta dai ritmi produttivi (in particolare l’attività manifatturiera) e dai primi segnali di ripresa offerti dal comparto edilizio. Dati meno rassicuranti arrivano dal clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, probabilmente segnato anche dalle vicende internazionali, ma anche dalla frenata dei consumi interni.Unmix che fa prevedere un rallentamento dei ritmi di crescita dopo tanto ottimismo. L’Abruzzo, dove a tirare è soprattutto la grande industria, non si sottrae a questa analisi, nonostante il 2015 abbia segnato il riscatto delle regioni del Mezzogiorno, con il Pil addirittura in crescita (la prima volta in 7 anni) rispetto alla media nazionale. A confortare, se così si può dire, è la classifica diffusa da Adnkronos sull’andamento del Pil pro capite nelle varie regioni rispetto alla situazione pre crisi del 2008. Il calo registrato dall’Abruzzo è del 9,81%, non molto distante da quello della Lombardia (-9,33%), della Toscana (-9,66), della Sardegna (-9,61), più o meno in linea con la media nazionale. Sorprende, invece, il confronto con altre regioni del Centro più omogenee, anche se più dinamiche dal punto di vista socio-economico, come le Marche, dove si registra una caduta del reddito pro capite del -15,02% o dell’Umbria (-17,42%) e del Lazio (-15,75%). E la sorpresa cresce quando si vanno a confrontare questi dati con quelli dell’opulento Nord. Nello stesso periodo di riferimento (2007-2014) il Piemonte ha infatti perso il 15,02% della sua ricchezza pro capite, il Friuli Venezia Giulia il 14,98%, la Liguria il 14,58%. Dietro l’Abruzzo ci sono anche la Puglia (-11,02%), la Basilicata (-11,49%), l’Emilia Romagna (-11,72%), il Veneto (-12,24%), il Molise (-13,77%), la Sicilia (-13,88%) e la Calabria (-14,46%). Ciò non toglie che quella che a fine anni ‘90 era stata indicata come la locomotiva del Mezzogiorno, proprio per la crescita vertiginosa del Pil prodotta soprattutto tra gli anni ‘70 e ‘80 (l’Abruzzo di Gaspari e Natali), oggi continua a camminare a passo di lumaca come le altre aree del Centro-Sud, addirittura arretrando su qualche tornante rispetto al gruppo.

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