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Pescara, 25/07/2024
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Data: 20/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Contratto statali, Madia convoca i sindacati per il 26 luglio

ROMA Gli statali possono iniziare a sperare. Entro l'autunno partiranno le trattative per l'aumento dello stipendio del pubblico impiego, fermo da sette anni. Il primo passo per l'avvio delle negoziazioni sarà fatto il 26 luglio. La ministra della Pa, Marianna Madia, per quel giorno ha convocato i sindacati per una riunione a Palazzo Vidoni con oggetto «questioni connesse al lavoro pubblico», ovvero il rinnovo del contratto degli statali. E gli attesi aumenti in busta paga.
L'appuntamento è il primo di una serie di confronti che le parti svolgeranno per raggiungere un'intesa sui criteri da seguire per la distribuzione delle risorse. La riunione di martedì però non avvierà le trattative vere e proprie. L'incontro rappresenta piuttosto l'anticamera dei negoziati e servirà per parlare in generale del pubblico impiego. Quindi del contratto ma non solo. Sul tavolo della ministra, infatti, c'è anche la riscrittura complessiva delle regole per i dipendenti pubblici, un Testo unico previsto dalla riforma della Pa che arriverà a ridosso del 2017.
IL NODO RISORSE
Dopo l'estate e il primo giro di tavolo con le sigle sindacali, Madia invierà all'Aran - l'agenzia governativa che si occupa dei negoziati - la direttiva con le linee guida da seguire per la negoziazione. È ormai certo che il documento conterrà l'indicazione di concentrare le poche risorse disponibili soprattutto sui redditi medio-bassi. La strada sarebbe quella dei «rialzi selettivi». Un meccanismo a scaglioni per una distribuzione graduale. E con l'esclusione totale delle fasce più alte. Una delle ipotesi sul tavolo concede gli aumenti di stipendio soltanto a chi guadagna meno di 26mila euro. Circa 800mila persone su una platea di poco più di tre milioni di lavoratori pubblici. La dote per i rinnovi è di 300 milioni, ma non è escluso che aumenti con la prossima legge di Stabilità, che arriverà a ridosso delle trattative. Ed è proprio all'aumento delle risorse a cui puntano i sindacati.
Oltre al criterio del reddito, la direttiva ministeriale potrebbe puntare a premiare chi si è distinto per il proprio impegno. Con il ripristino delle pagelle sulla produttività di berlusconiana memoria, quelle previste dalla legge Brunetta che concentrava i premi solo sul 25 per cento degli statali.
Nel frattempo si avvicina al traguardo il decreto partecipate. Il testo, dopo il secondo passaggio in Consiglio dei ministri, torna alle Camere per un'ulteriore informativa alle commissioni sulle condizioni poste dal Parlamento e non accolte dal governo. Un passaggio dovuto, previsto dalla legge Madia del 2015, ma che non produrrà variazioni al testo. Nonostante le richieste dei parlamentari, la sforbiciata non viene più sottoposta a limiti. Rimane a un milione di euro la soglia minima di fatturato che le spa dovranno conseguire in tre anni. E non vengono previsti sconti per le società che hanno chiuso quattro bilanci su cinque in perdita. Sono saltate anche le modifiche sui premi ai manager. Rimane quindi la versione iniziale: nessun bonus per i dirigenti delle partecipate che hanno bilanci negativi.

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