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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/07/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sacci, lavoratori in rivolta sit-in davanti alla Regione`Si sta tentando di superare la diatriba tecnico-legale tutta interna all'ente

Cresce l'angoscia dei lavoratori Sacci del cementificio di Cagnano. Il 25 luglio prossimo scadrà la concessione mineraria Aterno: senza il rinnovo, su cui la Regione a fatica sta lavorando, il sito chiuderà, salterà la vendita al colosso Cementir e oltre cento persone perderanno il lavoro. Salterà, in Italia, un'operazione da 125 milioni per l'acquisizione dell'intero ramo d'azienda che coinvolge ottocento lavoratori. Ieri c'è stato un presidio di protesta dinanzi all'Emiciclo, dove si è tenuto un consiglio regionale straordinario sulla sanità. I sindacati hanno lanciato un appello disperato: «Senza il rinnovo e l'ampliamento della concessione hanno detto Domenico Masci e Attilio Lenza, Rsu Cgil sarà fallimento. La società ci ha comunicato che lunedì prossimo si fermerà tutto, non avremo più diritto per entrare con i camion. Metteremo in sicurezza gli impianti, spegneremo il forno e da quel momento anche il personale sarà in libertà». Sono in angoscia i 95 dipendenti, ma anche la ventina di famiglie che gravita nell'indotto. «E' a rischio, in questo modo hanno proseguito i due sindacalisti l'acquisizione di Cementir anche degli altri siti italiani. La Sacci non ha più disponibilità economica, dunque ci si avvierebbe al fallimento. Chiediamo alla Regione di rinnovare la concessione, così da continuare a lavorare senza questa paura». L'aspetto surreale della vicenda è che l'iter si trascina dal lontano 2010 e negli ultimi tempi è stata paventata addirittura la possibilità di un bando pubblico, sulla scia di quanto previsto dalla direttiva Bolkestein. Si è arrivati a pochi giorni dalla scadenza senza aver concluso il procedimento a causa di una diatriba di natura tecnico-legale tutta interna alla Regione.
Ieri il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, ha incontrato i lavoratori durante il loro sit-in. Dicendo, in sostanza, che l'ente è al lavoro per tentare di risolvere la questione in extremis. La delibera è stata redatta, ma non è passata nell'ultima giunta straordinaria, convocata ad hoc. Lolli ha evidenziato una serie di punti che rendono non procrastinabile il rinnovo: la cosiddetta causa sociale (sono in gioco i destini di 800 lavoratori in Italia); il fatto che il sito di Cagnano oggi è l'unico rimasto in regione e assicura il 60 per cento del cemento per la ricostruzione dell'Aquila; la fortuna di poter attirare l'interesse di un grande gruppo come Cementir. «C'è una grave responsabilità della Regione in questa vicenda ha detto Lolli di cui posso ovviamente rispondere per i miei due anni. Ne sono trascorsi ben sette, però, da quando Sacci ha chiesto il rinnovo e l'ampliamento della concessione. Questa procedura giace negli uffici dal moltissimo tempo». Il vice presidente della giunta ha affermato che il problema è in un parere, al momento informale, che sottolineerebbe il presunto contrasto con le direttive comunitarie. Uno dei fattori nodali della vicenda, però, secondo quanto sancito dall'80 per cento dei creditori e dal tribunale fallimentare di Roma, è che nella procedura di concordato in continuità aziendale si prevede espressamente la vendita a Cementir dello stabilimento di Cagnano provvisto del rinnovo e ampliamento della concessione mineraria. Ieri il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha incontrato i vertici di Cementir.

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