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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/07/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Tagli alla sanità teramana. Protesta sotto la Regione. I sindacati contestano le scelte «che penalizzano la nostra rete ospedaliera». L’incontro con Muraglia: «Confermati i nostri sospetti, alcuni presìdi moriranno»

TERAMO Una manifestazione, organizzata sotto alla sede dell’assessorato regionale alla sanità, per ribadire i forti dubbi sul piano di riqualificazione del servizio sanitario e ancor di più su quello di riordino della rete ospedaliera. I segretari dei settori funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, Amedeo Marcattili, Andrea Salvi e Alfiero Di Giammartino ieri mattina a Pescara hanno diretto la protesta, prima di essere ricevuti dal direttore dell’agenzia sanitaria regionale Angelo Muraglia. A lui, come avevano anticipato all’assessore Silvio Paolucci (ieri impegnato all’Aquila) nell’incontro a Teramo, hanno espresso tutti i forti timori per le scelte della Regione. «Leggendo fra le righe, abbiamo capito che faranno morire lentamente alcuni ospedali di base in provincia di Teramo», attacca Marcattili della Fp Cgil, «L’aver inserito nel piano i tre ospedali periferici come presidi di base è stato semplicemente contentino ai politici teramani. Se non ci saranno investimenti sia per infrastrutture che di personale, il rischio è che moriranno di morte lenta. Un processo acuito dal taglio delle unità operative complesse (Uoc): eliminando i primari si andranno a far spegnere le relative strutture». Il sindacalista osserva che la Regione sta facendo scelte irrazionali: «Se la mobilità passiva regionale per il 36% è verso le Marche e il 5% verso il Molise, una Regione attenta sia ai conti che alle prestazioni da dare ai cittadini rafforzerebbe territorio che dovrebbe fare da argine invece di indebolirlo. Ma fa tutto il contrario» Marcattili cita anche degli esempio di scelte che alla fine si riveleranno a suo dire antieconomiche: «Non prevedere posti letto di riabilitazione in alcuni presidi significa che si spenderanno centinaia di migliaia di euro per la riabilitazione nel privato». «Insomma il colloquio con Muraglia non ci ha tranquillizzato: deduciamo che la penalizzazione della provincia continuerà. L'unica nota positiva, come ci ha detto anche l'altro giorno l’assessore, che è per i precari storici, una ventina, c’è l’impegno alla stabilizzazione. Noi comunque non molleremo: abbiamo chiesto che su alcune problematiche venga aperto un tavolo con Regione e Asl». Anche Salvi fa notare che c’è l’impegno alla stabilizzazione dei precari storici. Ma per il resto, come d’altronde emerso nell’incontro con Paolucci, non c’è stata alcuna apertura. «I quattro territori non partono tutti da condizioni identiche», osserva il segretario della Fp Cisl, «per cui dovrebbe essere usato un criterio equità. Se Teramo ieri è stata virtuosa e oggi viene penalizzata non ci sta bene. Il fatto che vogliano declassare le unità operative complesse, togliendo i primari, creerà una mobilità passiva non funzionale ad avere sanità di un certo livello. Se l'ospedale di secondo livello non lo possiamo avere, almeno ci potrebbero lasciare le Uoc che rappresentano un'assistenza “di secondo livello” come la neurochirurgia. Declassarla significa far spegnere anche l’attività di radiologia vascolare negli ictus e negli aneurismi che è diventata uno dei punti di forza della sanità teramana. Paolucci nell'incontro teramano ha detto, forse facendo una battuta, che alla fine la mobilità passiva costituisce un risparmio, ma secondo noi per il territorio rappresenta una sconfitta, oltre al disagio per i cittadini costretti a penose e costose trasferte. Non si può usare la logica aziendalistica e i semplici numeri non possono essere l'unica via per risanare la sanità. Ad esempio guardiamo al risparmio sui farmaci: la vediamo dura risparmiare sul malato oncologico e su quello di epatite C. Così per l’Adi (assistenza domiciliare integrata, ndr: Teramo è l’ultimo baluardo per il servizio erogato da personale interno: ho chiesto che perlomeno se si deve esternalizzare a tutti i costi, lo si faccia solo per le attività non specialistiche».

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