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Pescara, 25/07/2024
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Data: 28/07/2016
Testata giornalistica: Mapero'
Riecco i dottorissimi

Eccoli di nuovo. Pronti, ripartenza, via. Dopo il pasticciaccio dello scorso anno, Università di Teramo e Regione Abruzzo sono pronti per il nuovo girone: il rettore Luciano D’Amico ha bandito i concorsi per quattro dottorati di ricerca, con riserva di posti per i dipendenti regionali. In fase di approvazione c’è una Convenzione con la Regione: tutto uguale e spiccicato allo scorso anno.

I privilegi non finiscono mai: dovranno fare il concorso e superare le prove, che saranno dure e serissime come per tutti gli altri comuni mortali ma alla fine otterranno un titolo che peserà moltissimo nelle graduatorie e nei concorsi, un titolo che per tanti è difficilissimo da conquistare, soprattutto se lavori. E che aprirà le porte alla carriera universitaria. I dipendenti della Regione Abruzzo di categoria C e D in possesso di laurea magistrale, compresi quelli dello staff del presidente, e quindi assunti senza concorso, potranno accedere anche quest’anno ai dottorati di ricerca, anche in sovrannumero.
Una opportunità non certo da poco: il dottorato è un titolo accademico post lauream corrispondente al terzo ciclo dell’istruzione universitaria. Per l’ammissione occorre superare un selettivo concorso pubblico per esami per un numero di posti che è meglio che ti metti l’anima in pace.
Però se vinci, vieni ammesso a un corso triennale di studi che comporta lo svolgimento di attività di ricerca. Adesso, dal 1984, il dottorato è stato aperto ai dipendenti pubblici che per il periodo di studio potranno addirittura fruire di un congedo straordinario.

Lo scorso anno fu un apriti cielo: la convenzione della Regione di fatto si rivelò un regalino per i fedelissimi di Luciano D’Alfonso. Nessuno ne sapeva nulla, soltanto i membri dello staff. Nessuna informativa interna, nessuna mail nessuna lettera nessun manifesto. Ma un cadeau ben confezionato dal governatore e dal rettore, tra l’altro anche presidente della Tua, la società di trasporti regionale. Insomma, un patto di mutuo soccorso. Che si trasforma in una corsia preferenziale per i regionali, che hanno addirittura una riserva di posti rispetto agli altri dipendenti pubblici (e ai cittadini).
Il bando, dopo poco tempo, fu ritirato e dopo una ventina di giorni ripubblicato, con l’ufficializzazione della graduatoria, che prima mancava all’appello. Ma tanto il clamore, tante le denunce, tante le proteste, che alla fine partecipò un solo dirigente regionale.
Adesso, che il clamore si è spento, Università e Regione ci riprovano. La nuova Convenzione è in corso di approvazione, ma nel frattempo sei dottorati sono stati riservati ai dipendenti regionali. In sovrannumero.

In particolare, per quello sulla “Storia dell’Europa dal Medioevo all’età contemporanea” i posti disponibili sono 8, ma 3 sono in sovrannumero riservati ai dipendenti regionali; per quello in “Biotecnologie cellulari e molecolari” i posti sono 14 ma nessuno riservato ai dipendenti (è più dura in questo campo); per i “Processi di armonizzazione del diritto tra storia e sistema” sono 9 i posti disponibili e 3 riservati alla Regione; per “Scienze degli alimenti” altri 9 i posti disponibili; per “Scienze mediche veterinarie, sanità pubblica e benessere animale”, 10 posti disponibili e nessuno per la Regione. In pratica sei posti per i dipendenti regionali , ma non perdiamoci d’animo: quelli finanziati con borsa di studio potranno aumentare, sostiene il bando, “a seguito di ulteriori finanziamenti”.
Tra l’altro, i due dottorati con riserva di posti ai dipendenti della Regione, prevedono requisiti molto ma molto generici: in un caso laurea magistrale punto e basta; in un’altra laurea magistrale con tesi in una disciplina storica o di argomento storico. Il classico argomento a piacere, insomma.

Quindi, tirando le somme: i dipendenti regionali, compresi quelli assunti senza concorso (tra i quali i 35 dello staff di Luciano D’Alfonso), avranno anche la fortuna di fare un dottorato che una volta scaduto il mandato di Dalfy, li porterà ad avere più titoli di un qualunque comune mortale per partecipare a concorsi o per intraprendere la carriera universitaria.
ps: Privilegi che capitano solo ai fedelissimi di D’Alfonso: fedelissimi e dottorissimi, appunto.

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