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Pescara, 25/07/2024
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Data: 30/07/2016
Testata giornalistica: Videocittà
Lanciano sotto shock: Marco Di Rocco muore sotto un treno alla stazione di Pescara Porta Nuova. L'ex segretario della Fiom Cgil è stato per tanti anni protagonista di battaglie in favore dei più deboli

L'andatura dinoccolata, la battuta pronta, l'ironia sottile, la grande disponibilità nei confronti di tutti, specie dei più deboli, di quelli che non avevano voce per farsi sentire e difendere i propri diritti. Aveva infatti scelto una professione che amava e che ha svolto con competenza e professionalità fino a qualche anno fa. Marco Di Rocco, 51 anni, che per anni ha ricoperto l'incarico di segretario provinciale della Fiom ha scelto di andarsene, in una assolata giornata d'estate, guardando in faccia la freccia Bianca che arrivava come ogni giorno alla stazione di Pescara Porta Nuova. Una morte che lascia attoniti e sgomenti, senza parole con tanti, troppi interrogativi che rimarranno senza una risposta. L'impegno e la passione politica lo hanno visto in grande attività anche nell'ultima campagna elettorale a favore del sindaco Mario Pupillo, con la consueta capacità organizzativa anche se chi, come chi scrive, lo conosceva bene e gli voleva bene, aveva notato i suoi silenzi, i momenti in cui sembrava assente, farsi volontariamente da parte anche nel mezzo di una conversazione. Segnali di un malessere che affondava radici in situazioni personali e professionali sulle quali aveva sempre mantenuto il più stretto riserbo? Forse sì. Alcune settimane fa aveva fatto perdere le sue tracce, si era allontanato da Lanciano, senza dare spiegazioni, senza un messaggio e il cellulare era rimasto muto per giorni facendo precipitare nello sconforto e nella preoccupazione i suoi famigliari. Poi tutto si era risolto o almeno così sembrava. Eppure qualunque fossero stati i suoi problemi, anche i più difficili, quelli che appaiono senza soluzione, avrebbe potuto contare, come sempre, sull'appoggio incondizionato e sull'affetto grande dei suoi fratelli Patrizia, Antonio, Claudia e Silvio. Una famiglia unita. Ma quali saranno stati i suoi pensieri, in quale buio deve essere precipitato per compiere un gesto tanto terribile, nonostante il grande amore per la figlia Federica, una ragazza di 16 anni che lo adorava. La notizia della sua morte sta rimbalzando in ogni angolo della città, non si parla d'altro mentre si intrecciano commenti, si fanno i potesi, ci si chiede perché? Marco era conosciutissimo in città e non solo per la sua professione e per l'impegno politico ma per la sua giovialità, per essere amico di tutti. Pronto a correre e ad aiutare, a comprendere e a condividere. Non è facile scrivere di tanto dolore, ci si sente piccoli e impotenti ed immancabilmente ci si rivolge una domanda: forse anch'io potevo fare qualcosa? Provare a strapparlo dalle sue ombre, a liberarlo dalle sue ossessioni, a rompere i suoi silenzi, a tirarlo fuori dalla palude dei brutti pensieri che a volte ci invadono e ci posseggono e a qualcuno come a Marco, non lasciano scampo. Le parole, se ne diranno tante, le ipotesi si faranno anche quelle, come sempre accade in queste tragiche circostanze. Io voglio ricordare Marco e la sua inconfondibile parlata, il suo sorriso e pure il suo spirito polemico e pensarlo in un luogo azzurro. In pace.

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