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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/08/2016
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Caos rifiuti a Roma. Le mail segrete di Muraro all’Ama. L’azienda le pagò incarichi extra. Le parcelle per l’assistenza nei contenziosi: in un caso la cifra fu di 165 mila euro

Il dossier segreto di Paola Muraro, l’assessora all’Ambiente del Campidoglio sulla quale adesso spuntano anche altre parcelle pagate in passato dall’Ama, è composto da cinque mail (che il Corriere ha avuto modo di vedere) scritte ai vertici dell’azienda romana dei rifiuti della quale la stessa Muraro era consulente, e da un’altra serie di appunti contenuti in quello che i Cinque Stelle definiscono una sorta di «brogliaccio» nel quale sono riassunti i compensi dirigenziali di Ama, i bonus al presidente e ad Fortini, i parametri e i sistemi di selezione adottati per i quadri. Tutto materiale che Muraro è pronta ad esporre alla commissione Ecomafie, dove siede anche il parlamentare M5S Stefano Vignaroli, compagno di Paola Taverna, membro del «direttorio» romano (dove è subentrato a Roberta Lombardi).
La prima lettera di Muraro all’Ama è del 7 agosto 2015 e riguarda le «criticità riscontrate durante il sopralluogo al Tmb Rocca Cencia». E prima di allora? Per il momento non sono uscite fuori altre mail. In ogni caso, pare che l’attività di «segnalazione» di Muraro si faccia più intensa proprio nella seconda metà del 2015, dopo che l’azienda è stata già scossa dalla bufera Mafia Capitale. A dicembre del 2014, infatti, la Procura arresta — tra gli altri — l’amministratore delegato Franco Panzironi e il direttore generale Giovanni «Nanni» (com’era chiamato da Buzzi e soci) Fiscon, dirigente storico dell’azienda dei rifiuti, sopravvissuto a tutti i cambi di maggioranza politica, membro onorario del Consorzio Elis, società di formazione del personale e lavoro interinale di proprietà dell’Opus Dei. Saltato Fiscon, e arrivato da Acea il dg Alessandro Filippi, Muraro comincia a prendere carta e penna. Nella prima mail elenca i problemi riscontrati: aree di scarico, manutenzione dei «nastri in zona selezione», «utilizzo improprio della zona di cantiere», «errori nella compilazione dei Fir (Formulari identificazione rifiuti, ndr)». Il giorno dopo, l’8 agosto, Filippi inoltra le segnalazioni della Muraro ai dirigenti Ama chiedendo «verifica e riscontro, predisponendo ogni azione utile per il ripristino delle situazioni indicate». Il 13 agosto, Muraro scrive di nuovo sull’impianto Laurentino e pur essendo una consulente esterna, utilizza la carta intestata dell’Ama. E poi si va avanti.
Il 21 ottobre c’è «il report del sopralluogo Vrd Laurentino», il 22 ottobre quello su un altro sopralluogo, alla «sezione stabilizzazione Rocca Cencia». L’ultima mail è dell’8 gennaio 2016: «Informativa Aia Tmb Rocca Cencia e Salario». In alcuni casi Muraro sottopone la «necessità di integrare l’organico», mettendo per iscritto la carenze (tra assenze, chi andrà in pensione, chi usufruisce della 104, che è inidoneo ad un certo tipo di lavoro), in altri problematiche relative a manutenzioni, impiantistica o volume degli scarti, in altri ancora (mail del 22 ottobre, impianto Laurentino) la differenza tra pesi di partenza e di arrivo. Muraro è dura: «Gestione dei Fir imbarazzante; gestione poco trasparente del sistema di pesatura con pesi a destino sempre maggiori del 60-70% rispetto a quelli di partenza; necessità di verifica su come sono state pagate le fatture emesse da Remaservice e dalle ditte di trasporto». Inoltre, scrive Muraro «non sono mai state chieste all’impianto di destino le motivazioni delle discrepanze orario e pesi». A ognuna di queste mail, Filippi risponde. Nel caso di Laurentino il dg chiede ai dirigenti di verificare «tutte le attività similari svolte dalla società».
Ma sul rapporto di Muraro con Ama spuntano anche altre consulenze. Oltre a quelle annuali (circa un milione in 12 anni) ci sono le prestazioni come Consulente tecnico di parte nei contenziosi. Solo per quello con il consorzio Colari di Manlio Cerroni, l’ultima «parcella» di cui si ha traccia, la Muraro avrebbe preso 165 mila euro. Senza contare la consulenza alla Bioman, azienda che dal 2013 avrebbe preso da Ama 65 milioni di euro. L’ad della Bioman Fabio Piovesan si difende: «La cifra è un quarto di quella indicata e su quegli affidamenti Muraro non ha avuto alcun ruolo. Lei ci ha affiancato, in modo peraltro molto limitato, solo in una fase

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