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Pescara, 25/07/2024
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Data: 03/08/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, appalto da 23 milioni «Ma nessuno puliva i bus»

Un appalto da 23 milioni di euro finito nel mirino della Procura. Oltre 100 dipendenti di Atac coinvolti. E nelle carte dell'inchiesta rispunta il nome della coop 29 giugno, ex feudo di Buzzi e Carminati. Sulla partecipata dei trasporti della Capitale si allunga l'ombra dell'ennesimo scandalo. Stavolta le indagini giudiziarie hanno messo sotto la lente il servizio di pulizia di autobus, treni e uffici aziendali. Una commessa da 23 milioni di euro l'anno, in vigore fino a pochissimi giorni fa, che l'Atac da anni ha affidato al Consorzio Nazionale Servizi (Cns), un raggruppamento di cooperative che comprende anche due società al centro dell'inchiesta sul Mondo di mezzo: la 29 giugno, presieduta fino agli arresti del dicembre 2014 da Salvatore Buzzi, e la sorella Coop 29 giugno Servizi. Entrambe, dopo la retata che ha portato all'arresto di Carminati e soci, sono sotto amministrazione giudiziaria. Ma ora potrebbero essere toccate dalla nuova inchiesta di piazzale Clodio.
LA COMMESSA
Perché il Cns, questa almeno è l'accusa al vaglio dei magistrati, pur intascando il compenso milionario elargito da Atac, avrebbe saltato centinaia di turni di pulizia. Insomma, se a bordo di autobus e treni salgono anche le blatte, come immortalato in certi video diventati virali sul web, la colpa è anche di chi era pagato per pulire i mezzi pubblici e invece non lo ha fatto.
Tutto parte da un'inchiesta interna di Atac per fare luce sulle condizioni d'igiene (assai precarie) in cui versano navette e vagoni del trasporto pubblico di Roma. Gli ispettori aziendali hanno fatto una serie di blitz in incognito nei depositi di autobus e metro. In tutte e tre le rimesse controllate è risultato che i turni di pulizia programmati dal Consorzio non sono stati rispettati. Non solo: in alcuni casi gli operatori del Cns non si sono proprio presentati sul posto di lavoro.
CERTIFICATI FALSI
Da accertare anche la posizione di un centinaio di dipendenti di Atac (compresi alcuni dirigenti), che avrebbero certificato con la propria firma prestazioni che non sarebbero mai avvenute. Questa almeno è l'accusa contenuta in un esposto presentato dai vertici dell'Atac a inizio luglio e di cui è stata informata anche Linda Meleo, l'assessore alla Mobilità della giunta Raggi. L'ennesimo faro acceso su un'azienda già sorvegliata speciale, dopo le tre denunce consegnate ai pm dagli attuali vertici aziendali sui permessi utilizzati irregolarmente dai sindacalisti (45 dipendenti coinvolti), sugli acquisti gonfiati dei pneumatici e sul Dopolavoro aziendale, che per 40 anni ha gestito mense e strutture ricreative dei ferrotramvieri senza nessun contratto o gara pubblica, pur ricevendo un bonifico annuale da oltre 4 milioni di euro. Sei volte meno della (gigantesca) commessa finita al centro di questa nuova inchiesta.
STOP ALL'AFFIDAMENTO
L'appalto per il servizio mensa è stato sospeso. Per le pulizie invece non c'è stato bisogno di un atto di revoca. Il contratto siglato da Atac con il Cns è scaduto naturalmente tre giorni fa, il 31 luglio. E la municipalizzata ha già provveduto a sostituire il consorzio con la Roma Multiservizi, società partecipata al 51% da Ama (e quindi dal Campidoglio) che ha ricevuto l'affidamento per occuparsi della pulizia di 164 tram, 1.920 bus e 106 treni della metro. Con risultati migliori, si spera.

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