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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/08/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Rfi ha avviato gli scavi senza tener conto dell'area archeologica»

«Non sono state fatte azioni di archeoleogia preventiva nel progetto di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), nonostante le prescrizioni della soprintendenza archeologica del 2010, ma sono state eseguite solo tardivamente e in corso d'opera, dopo la segnalazione all'ente fatta dai comitati a giugno». Lo afferma Quirino Crosta, del comitato Sviluppo territoriale sostenibile dell'Aquilano (Stsa) in aperta antitesi a quanto sostenuto dalla soprintendente unica Alessandra Vittorini, in relazione alle antiche sepolture trovate nel cantiere di Rfi per la realizzazione dei sottopassi sulla rete ferroviaria da San Gregorio a Scoppito. «L'archeologia preventiva non è stata applicata contrariamente a quanto previsto dagli articoli 95 e 96 del codice degli appalti e questo pertanto dovrebbe essere oggetto di doverosi accertamenti da parte degli organi giudiziari», aggiunge Crosta che mercoledì scorso ha coordinato il primo tavolo di associazioni per raccogliere e valutare le proposte di possibili interventi sul progetto di Rfi che prevede la chiusura dei passaggi a livello nel tratto tra San Gregorio e Scoppito e la realizzazione della viabilità alternativa.
LA NORMATIVA«Il cantiere di Rfi ha come riferimento normativo la legge 163 del 2006 che prevede l'archeologia preventiva - aggiunge - Questa si attua prima della redazione del progetto e non a lavori in corso. La stazione appaltante secondo le norme è tenuta ad inviare il progetto alla Soprintendenza che lo valuta e verifica la sussistenza dell'interesse archeologico sulla zona con georadar, indagini geognostiche e carotaggi». «Se si riscontrano resti di epoca antica, come accaduto a Onna, allora la soprintendenza deve procedere alla fase due che vuol dire appronfondire questi saggi, e per poterlo fare si ferma il progetto e non si apre il cantiere - prosegue Crosta -. Da Sassa a San Gregorio l'area è tutta di interesse archeologico». «In questo caso le prescrizioni fatte nel 2010 dalla dottoressa Rosanna Tuteri della soprintendenza non sono state rispettate da Rfi - aggiunge - che ha iniziato a sbancare a progetto appaltato nel 2013, recuperando tardivamente, cioè a cantiere già inoltrato, le prescrizioni». Nel corso della riunione di mercoledì sono state riportate le istanze registrate negli incontri pubblici fatti finora da comitati e associazioni, dai ctp di Sassa, Preturo, Pianola, Pile, Coppito. Gli obiettivi del tavolo che si aggiornerà al 6 settembre prossimo sono intraprendere le «eventuali vie legali al fine di evidenziare le anomalie amministrative riscontrate e ottenere una pausa lavori e sfruttare la pausa lavori al fine di rimodulare il progetto, coinvolgendo le parti sociali, oltre che pretendere il rispetto delle procedure amministrative quali la Vas, con l'inchiesta pubblica, la valutazione di impatto sociale; formulare alternative progettuali migliori e più sicure per l'incolumità dei cittadini, adeguate alle esigenze locali; prevedere opere compensative e di mitigazione; prevedere un raccordo strutturale ovvero un progetto unitario, dalla zona nord ovest alla zona sud est, con varianti Anas».

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