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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/08/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensione flessibile per tutti sarà gratuita per i bisognosi

ROMA Prestito pensionistico per tutti, o comunque per una platea di lavoratori il più possibile ampia. Sembra essere questa la strategia del governo sul fronte della flessibilità in uscita, tema tra i più delicati della prossima manovra autunnale. Venendo in parte incontro alle richieste sindacali, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannincini aveva fatto sapere che l'anticipo (in sigla Ape) potrà essere richiesto da coloro a cui manca anche un po' di più di tre anni alla maturazione della pensione di vecchiaia: si arriverebbe a 3 anni e 7 mesi. Ed è ormai stata definita pure la scelta di ammettere a questa opzione oltre ai dipendenti privati quelli pubblici ed anche - cosa che fino a un po' di tempo fa pareva difficile) i lavoratori autonomi. È stato lo stesso Nannicini a quantificare una potenziale platea di 150 mila interessati per ciascuna annualità di nascita: si inizierà il prossimo anno con i nati nel 1951, 1952 e 1953, che quindi saranno coinvolti contemporaneamente.
L'accoglienza che l'operazione riceverà dipenderà in modo cruciale dalla definizione dei dettagli ed in particolare dell'aiuto fiscale che lo Stato dovrà riconoscere ai lavoratori che altrimenti resterebbero disoccupati e a quelli a basso reddito. Tra le due possibili interpretazioni dell'Ape, strumento di flessibilità per coloro che vogliono smettere di lavorare per un proprio progetto di vita o forma di sostegno per i lavoratori in difficoltà, il governo pare intenzionato a privilegiare la seconda. Dunque chi per chi rientra nella prima categoria il prestito risulterà piuttosto oneroso.
GLI ELEMENTI DEL CALCOLO
Non sono ancora disponibili tutti gli elementi per un calcolo preciso, ma il meccanismo a grandi linee è chiaro. Il trattamento provvisorio percepito mese per mese fino al momento della pensione di vecchiaia (probabilmente con un piccolo preammortamento) andrà a formare il capitale da restituire i 20 anni. Ad esso si aggiungerà il costo di una polizza assicurativa necessaria per garantire che in caso di morte del pensionato l'onere residuo non ricada sugli eredi, costo che si aggiunge alla rata. Ipotizzando un trattamento provvisorio pari al 70 per cento della teorica pensione definitiva (sulla base dei contributi versati fino al momento in cui si accede all'Ape) un tasso di interesse del 2 per cento e un costo della polizza pari al 20 per cento del capitale si arriva ad una rata che comporta una penalizzazione di fatto pari a oltre il 5 per cento per ogni anno di anticipo. Con l'anticipo massimo di 43 mesi il taglio virtuale sfiora il 19 per cento, ad esempio circa 379 euro al mese su una pensione netta di 2.000. Per i più bisognosi questo sacrificio potrà essere compensato dallo Stato con una detrazione Irpef pari all'80-90 per cento della rata o magari anche di più. Per chi si trova in situazioni intermedie il beneficio sarà minore, per altri ancora nullo.
La scelta di estendere a a 3 anni e 7 mesi il periodo possibile di anticipo risponde alla volontà di unificare questo lasso temporale con il requisito per la pensione di vecchiaia, fissato per gli uomini e per le lavoratrici pubbliche a 66 anni e 7 mesi. In questo modo si potrà scegliere l'Ape teoricamente al compimento dei 63 anni, anche se in realtà dal 2019 l'adeguamento alla speranza di vita dovrebbe aggiungere altri 4 mesi al requisito. L'ampliamento della platea a dipendenti pubblici e autonomi è coerente con il fatto che queste categorie, a differenza dei privati, non possono sfruttare la cosiddetta clausola eccezionale della legge Fornero, che consente a chi aveva i requisiti per la vecchia anzianità nel 2012 (o per le donne la vecchiaia a 60 anni) di uscire definitivamente e senza bisogno di prestiti quando si compiono 64 anni.

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