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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/08/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pacchetto previdenza il governo vuole mettere sul piatto un miliardo e mezzo. I sindacati chiedono di più per far decollare le uscite anticipate

ROMA Mancano ancora tre settimane a settembre, quando il governo dovrà iniziare a mettere nero su bianco la legge di Stabilità ed anche il pacchetto previdenziale che con tutta probabilità sarà anticipato in un apposito provvedimento. Ma lo scontro tra esecutivo e sindacati è già iniziato e riguarda - come spesso capita - le risorse finanziarie che potranno essere messe sul piatto. Indiscrezioni circolate nella giornata di ieri e non smentite ponevano il limite delle disponibilità a 1,5 miliardi, ovvero circa un miliardo più in basso rispetto alle richieste sindacali. È presto per dire se e in che misura le repliche piuttosto accese arrivate a stretto giro di posta incrineranno il clima di dialogo tutto sommato positivo che finora ha avvolto il tavolo di confronto; d'altra parte in un contesto di crescita economica meno brillante di quella attesa fino a pochi mesi - che inevitabilmente porta con sé un restringimento dei margini di bilancio - è abbastanza comprensibile che il governo voglia mettere le mani avanti e far capire che non tutte le proposte di cui si è discusso potranno diventare realtà.
PASSAGGI OBBLIGATI
Quindi certamente al centro del capitolo previdenziale ci sarà il prestito pensionistico, ovvero la possibilità di accedere alla pensione in anticipo incassando un trattamento provvisorio che poi dovrà essere restituito. Una voce che impegna il governo per circa 600 milioni, essenzialmente sotto forma di sgravi fiscali ad una parte degli interessati. E probabilmente troveranno la giusta attenzione ulteriori forme di flessibilità diretta o indiretta o indiretta per particolari categorie quali i lavoratori precoci (che hanno iniziato molto presto a versare contributi) o coloro che svolgono mansioni particolarmente usuranti (oltre a quelle che già vengono considerate tali). Così come si punta a rendere gratuita o comunque più conveniente la ricongiunzione di periodi lavorativi diversi, in modo da avvicinare il traguardo per un'altra fetta di pensionandi. Più incerto appare il destino di altre misure caldeggiate ad esempio dall'ex ministro Cesare Damiano: la cosiddetta ottava salvaguardia per gli esodati e il prolungamento dell'opzione donna (uscita anche molto anticipata per le lavoratrici ma con il più penalizzante calcolo contributivo).
Anche tra le novità che potrebbero riguardare chi in pensione già ci sta dovrà essere fatta una selezione. In cima all'agenda c'è il potenziamento della quattordicesima, una somma aggiuntiva riconosciuta ai pensionati a basso reddito, per la quale si valuta un allargamento della platea oppure un rafforzamento dell'importo. Qualcosa che somiglia, pur se alla lontana, agli 80 euro mensili per i pensionati di cui ha parlato il presidente del Consiglio. Resta da vedere se questa misura potrà essere accoppiata con un'altra richiesta dei sindacati, l'innalzamento a 8.150 euro della soglia di esenzione Irpef (no tax area) per tutti i redditi da pensione.
I TEMPI
Ieri dunque Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sentire la propria voce. La prima, con un tweet, ha parlato ironicamente di «rilevante striminzito» riferendosi all'impegno del ministro del Lavoro Poletti di mettere in campo risorse appunto «rilevanti». Senza giri di parole l'eventuale stanziamento di 1,5 miliardi è stato definito «iniquo» da segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli. Mentre Domenico Proietti, che ricopre lo stesso ruolo nella Uil, ha voluto ricordare che per rispondere ai problemi posti servono non meno di 2,5 miliardi.

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