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Data: 11/08/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Poveri e precari sono in aumento a Teramo. Dossier sulla provincia in declino. Perse mille imprese in cinque anni, ricorso esasperato ai voucher e record di pressione tributaria. Timoteo: «Preoccupiamoci del nostro futuro, puntiamo su agroalimentare e polo del carbonio» (l'articolo in pdf)

TERAMO Una provincia che si sta spegnendo. Lo sta facendo gradualmente, per cui forse non tutti hanno ben chiaro il processo di impoverimento in atto da qualche anno a questa parte. E’ questo il succo del dossier presentato dalla Cgil per richiamare l’attenzione sulla necessità non solo di mettere in campo risorse, ma di riflettere su quale direzione dare allo sviluppo di un territorio che ha sicuramente ha attraversato tempi migliori. «Si riduce la capacità dio produrre ricchezza», attacca Giovanni Timoteo, segretario generale della Cgil teramana, «Basta guardare i dati sul valore aggiunto (cioè dell’incremento lordo del valore nel processo di trasformazione delle materie prime in prodotto finale, ndr) che dal 2009 al 2015 è sceso, risultando il più basso d’Abruzzo. E’ l’82,9% del valore aggiunto nazionale». Un altro dato inquietante riguarda il numero delle imprese, che dal 2011 al 2015 si è ridotto di più di mille unità. «Molto della loro sussistenza dipende dalla capacità o meno di aggregarsi», precisa Timoteo, «e l’adesione alle reti d’impresa è la più bassa d’Abruzzo, Così anche per le start up innovative. Di conseguenza in provincia abbiamo un altro triste primato, quello delle procedure concorsuali: nel 2015 sono state 250, più della metà del totale abruzzese (466). In questo quadro il tasso di disoccupazione è passato dal 5,5% del 2007 all’11,5% del 2015». E le persone in cerca di lavoro sono cresciute da settemila a 15mila circa nello stesso periodo. E chi il posto è riuscito a mantenerlo, grazie al massiccio impiego di ammortizzatori sociali, aggiunge il sindacalista, ha avuto una notevole decurtazione del proprio reddito. A Teramo nel 2015 sono stati persi 27 milioni 200mila euro per i minori importi della cassa integrazione rispetto allo stipendio pieno. E, sempre in tema di riduzione di reddito e di sicurezza, Timoteo ha lanciato un monito sul dilagante ricorso ai voucher ormai strumento principe del lavoro precario: se a livello nazionale l’aumento è stato del 66,1% in provincia di Teramo è stato dell’82% nel 2015. E, fa notare il segretario della Camera del lavoro nei primi sei mesi del 2016 c’è stato un ulteriore incremento del 53% dell’utilizzo dei voucher che portano ai percettori un reddito medio di 604 euro al mese. Teramani più poveri, dunque, più precari o disoccupati ma anche più tartassati. Timoteo fa notare che il grado di pressione tributaria sui teramani è passato dai 394 euro del 2010 a 596 del 2015, il più alto d’Abruzzo (la cui media è 570 euro). Non a caso le entrate dei Comuni teramani nel 2015 per il 76,7% sono dipese dalla tassazione e solo per il 10,5 dai trasferimenti e per il 12,8% da entrate extra tributarie. Una marea di dati che spiega il disagio sociale avvertito in maniera sempre più netta in provincia. «Ci dobbiamo occupare e preoccupare delle prospettive della provincia di Teramo», non a caso incalza Timoteo, «i dati sono preoccupanti e speriamo siamo uno spunto di riflessione. E’ necessario agire per invertire la situazione. E’ dal duemila che denunciamo la mancata progettualità per questo territorio, da parte di politica e imprese».Il segretario della Cgil lancia anche dei suggerimenti. «Un settore su cui puntare è l’agroalimentare: c’è una produzione diffusa, ci sono imprese importanti e accanto competenze e sapere derivanti da Università e Zooprofilattico. E una collaborazione fra queste strutture è già prevista dal Masterplan». Anzi, Timoteo invita a realizzare subito le opere previste dal Masterplan. Così come bisogna accelerare la disponibilità delle risorse per l’area di crisi complessa e l’avvio di un’area di crisi semplice «di cui finora si è solo parlato». Ma anche a recuperare un’altra vocazione del territorio, a rilanciare quel polo del carbonio «che non abbiamo saputo valorizzare: c’erano capacità all’avanguardia. E le competenze ci sono ancora».

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