L’AQUILA È appena tornato dalla Sierra Leone «dove sto curando bambini e mamme che ogni giorno rischiano la vita» e si è ritrovato sotto i riflettori della trasmissione “In onda” su La7. Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile nazionale, è stato attaccato duramente dal giornalista dell’Espresso, Fabrizio Gatti, il quale, commentando il titolo di un articolo di Vittorio Feltri (“Bertolaso aiuta gli altri più di se stesso”) ha sostenuto che l’ex capo della Protezione civkle ha aiutato i vari Anemone e Balducci, coinvolti in un’inchiesta su G8 e grandi eventi, ha ribattuto punto su punto mostrando articoli della Repubblica e ricordando la medaglia d’oro al valore civile concessa alla Protezione civile nazionale dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Il progetto Case cade a pezzi», una delle contestazioni mosse a Bertolaso, «e il modello L’Aquila non ha funzionato». La risposta del diretto interessato contiene anche un’accusa diretta al sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente («che io non stimo»): «Noi abbiamo consegnato case e map al Comune e abbiamo consentito a 50mila persone, entro il 31 gennaio 2010, appena nove mesi dopo il terremoto, di avere un alloggio senza dover abbandonare la propria terra. Era pronto un accordo con la Manutencoop che il sindaco ha stracciato e questi sono i risultati. Il progetto Case è stata la scelta giusta». Circa il parallelo con Amatrice, Bertolaso propone la realizzazione «di case di legno per evitare che gli sfollati siano costretti ad allontanarsi». Poi ha enumerato dati e cifre sull’accoglienza all’Aquila sfidando gli aquilani a telefonare in diretta alla trasmissione per contraddirlo. Nessuna telefonata è arrivata, ma non sono mancati scambi di opinioni abbastanza vivaci con il sottosegretario Paola De Micheli e i due conduttori David Parenzo e Tommaso Labate. Sulla ricostruzione Bertolaso propone che il governo stanzi 5 miliardi l’anno per i prossimi 10 anni e affidi la gestione di questi fondi a un manager capace e al di sopra delle parti. No a Raffaele Cantone e a Vasco Errani e nemmeno al sottoscritto».