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Data: 02/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, aperta la caccia ai nuovi vertici: spunta il manager dei trasporti di Milano. Dai bus alle buche la città è in panne

Dopo il doppio addio dei vertici di Atac, al volante della più grande azienda del Tpl del Paese non c'è nessuno. Perché insieme a Marco Rettighieri, ha lasciato Atac anche Armando Brandolese. Mentre le dimissioni del direttore generale sono diventate immediatamente esecutive, quelle dell'amministratore unico saranno ratificate solo durante l'assemblea dei soci (a convocarla deve essere il Comune) che nello stesso momento dovrà indicare il suo successore. Insomma, tra i Cinquestelle è il momento dei curricula. E non è facilissimo trovare manager disponibili ad accettare l'incarico, dopo le polemiche infucoate degli ultimi giorni.
Sarebbe stato contattato Bruno Rota, attuale presidente e amministratore delegato dell'Atm, la società dei trasporti milanese. Un profilo di primissimo piano, considerato unanimemente come il protagonista del rilancio di Atm, che nel 2015 ha avuto un attivo di 20 milioni di euro e che oggi gestisce con successo la metro di Copenaghen, oltre a essere stata invitata a partecipare alla gara per la gestione di Lille.
Nelle ultime ore prendono corpo anche soluzioni «interne», magari spendibili per il posto da diggì: nel toto-nomi, ha preso forza la candidatura di Enrico Sciarra, ex manager di Atac ora all'Agenzia per la Mobilità. Tra le ipotesi che circolano c'è Gianluca Ponzio, attuale diggì di Trambus Open. Nei giorni scorsi era spuntato il nome di Pietro Spirito, ex direttore della Produzione di Atac, ora impegnato nella riqualificazione di Bagnoli. Lui, pubblicamente, si è tirato fuori: «Mi sono già disintossicato da Atac, non ci penso proprio a tornare».
LE POLEMICHE
«L'obiettivo è trovare il nuovo management di Atac a giorni. Si tratta di giorni, non di settimane», ha spiegato ieri il presidente della commissione Trasporti del Comune, Enrico Stefàno, in prima linea insieme all'assessore alla Mobilità, Linda Meleo. Che ieri ha ribattutto pubblicamente alle accuse lanciate da Rettighieri. «Nessuna ingerenza sulle nomine, solo una semplice richiesta di informazioni - sostiene la titolare dei Trasporti - Le decisioni sui cambiamenti spettano esclusivamente al management di Atac. Gliel'avevo anche ribadito in una lettera», che ha allegato sul suo profilo Facebook.
Anche Brandolese ha accusato l'assessora e la giunta M5s: «La nostra è stata una decisione sofferta - ha detto ieri in conferenza stampa, insieme a Rettighieri - Ci siamo dimessi perché la giunta era contraria al piano industriale, che prevedeva di dismettere alcuni immobili non strumentali che avrebbero portato benefici per 95 milioni».
Ma i rapporti con l'esecutivo M5s erano ormai compromessi da tempo. Assenti, di fatto. Racconta ancora l'amministratore dimissionario: «Ieri ho telefonato in Comune per avere un colloquio con la sindaca. Mi è stato detto che non era in Campidoglio. Ho chiamato altre due volte, ho mandato una mail. Non abbiamo ricevuto alcun riscontro. A quel punto ci siamo dimessi».

Dai bus alle buche la città è in panne

E ora? Mentre la squadra di governo di Virginia Raggi affronta il suo primo (e piuttosto prematuro) riassestamento, sul cruscotto del Campidoglio si accendono tante spie rosse in sequenza, ognuna per un problema che dovrà essere affrontato in tempi stretti. Trasporti, buche, tombini, aziende partecipate, ambiente, lavori pubblici: tutti temi collegati, peraltro, al lavoro di Marcello Minenna, il dimissionario assessore al bilancio, che era al lavoro su una nuova manovra di assestamento. E che adesso rischiano di bloccarsi, paventando per la Capitale un autunno ben diverso da quello che immaginava la sindaca.
I CAPITOLI
Con i fondi dell'assestamento di settembre, l'amministrazione a Cinque stelle era pronta a intervenire sui temi caldi della vita cittadina, per prevenire alcune emergenze annunciate e dare un primo segno di svolta ai cittadini. Tra le priorità ci sono i 40 milioni da destinare all'Atac per la manutenzione straordinaria di bus e tram, che altrimenti continueranno a restare nei depositi anche nei prossimi mesi, con una riduzione del servizio di trasporto pubblico che potrebbe sfiorare il 20 per cento proprio nel momento più critico, alla riapertura delle scuole. La giunta aveva in mente di destinare una trentina di milioni a un piano straordinario di manutenzione stradale: non solo per tamponare l'annosa emergenza delle buche, ma anche per sistemare tombini e caditoie. Evitando così quello che succede nella Capitale a ogni pioggia più abbondante, di cui si è avuto un primo assaggio mercoledì scorso. Nuovi fondi sarebbero da destinare anche ai dipartimenti ambiente e lavori pubblici. In attesa di risposte (e di soldi) ci sono poi i Municipi - ben dodici dei quali a guida grillina - che devono pensare a servizi sociali e strade di propria competenza.
LE AZIENDE
Un altro fronte che rischia la paralisi è quello delle municipalizzate. Minenna avrebbe dovuto portare in giunta a stretto giro la delibera che ne riforma la governance, imponendo per tutte l'amministratore unico al posto dei vecchi consigli di amministrazione. Il provvedimento è propedeutico al taglio delle società di secondo livello previsto dal testo unico sulle partecipate, che per Roma si tradurrebbe nella dismissione di una trentina di aziende che non erogano servizi pubblici. La legge dà ai Comuni sei mesi per adeguarsi, ma Roma deve farlo anche per ottemperare al piano di rientro triennale, da cui peraltro dipendono i 110 milioni annui di extra costi versati dallo Stato per Roma Capitale. «Occupazione, rifiuti, trasporti, gestione delle municipalizzate (con tremila posti di lavoro in ballo) sono e rimangono delle priorità non assolutamente rinviabili - tuona Alberto Civica, segretario Uil Roma e Lazio - Priorità da gestire con senso del dovere, capacità e quella trasparenza tanto invocata ma attualmente poco applicata».

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