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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crisi, arriva l'indennizzo per gli esuberi in Cigs

ROMA Durata più lunga del trattamento di cassa integrazione straordinaria nelle aree di crisi industriale; introduzione di un nuovo strumento: «l'offerta conciliativa» per la risoluzione del rapporto di lavoro ai dipendenti interessati dalla cassa integrazione straordinaria senza possibilità di rientro in azienda. Intesa raggiunta tra Confindustria, Cgil Cisl e Uil, sulle modifiche da apportare al sistema degli ammortizzatori sociali e sulla gestione degli esuberi nelle aree di crisi. Firmato ieri da tutti i leader, l'accordo è stato già inviato a Palazzo Chigi. L'auspicio è che il governo condivida e dia «piena attuazione» al pacchetto di misure suggerite. Perché le cose vanno peggio del previsto: l'occupazione langue, la ripresa rallenta, il futuro è incerto. Le parti sociali sanno che tornare indietro - a quando gli esuberi venivano sostenuti con gli ammortizzatori sociali per anni e anni fino all'accompagnamento alla pensione - non è possibile, ma è chiaro che nemmeno si possono abbandonare le persone per strada. Cosa che diventa un rischio reale - intanto che non diventa operativo il nuovo sistema di politiche attive disegnato dal Jobs act - con la scomparsa dell'istituto della mobilità dal prossimo gennaio e il taglio della durata della cig .
IL PROSSIMO PASSO «Sono proposte concrete per dare una risposta responsabile che superi le logiche emergenziali» spiega il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Che poi ricorda l'altra intesa raggiunta a luglio, quella sulla detassazione dei premi di produttività per le pmi, e parla quindi di «secondo step», di «altro tassello di un discorso che continuerà in quella logica di dialogo su obiettivi comuni» con i sindacati.
Che il documento firmato ieri rappresenti una svolta nei rapporti recenti tra industriali e sindacati, lo sottolinea anche il numero uno Cgil, Susanna Camusso: «C'è una stagione diversa e questo accordo dice che le parti sociali sono in grado di fare accordi». Il vero banco di prova su questa «svolta», sarà la riforma del modello contrattuale. L'appuntamento è tra un mese.
Intanto si vedrà come e se il governo accoglierà l'intesa di ieri. «Un bell'accordo» commenta soddisfatta Annamaria Furlan, numero uno Cisl. Un'intesa che prevede - sottolinea il leader Uil, Carmelo Barbagallo - che «tutti facciano la propria parte». Dal punto di vista dei costi le parti sociali metteranno a disposizione l'uso dei fondi interprofessionali per attivare meccanismi di formazione e ricollocazione dei lavoratori in costanza di trattamento di cassa integrazione (prima quindi che passino allo stato ufficiale di disoccupati). Il governo a sua volta, per poter prorogare di 2 anni (3 nel Sud) gli ammortizzatori sociali in scadenza nelle aziende alle prese con processi di riconversione e riqualificazione produttiva nelle aree di crisi industriale, dovrà rimettere in campo una parte dei soldi risparmiati con la fine della mobilità .
IL NUOVO STRUMENTO L'intesa lancia anche un nuovo strumento da poter utilizzare, già durante il periodo di cassa integrazione straordinaria, in caso di certezza di esuberi: l'offerta conciliativa extra giudiziale per la risoluzione del rapporto di lavoro. L'offerta, da concordare con i sindacati ma che prevede un'adesione volontaria da parte del singolo lavoratore, si compone di tre elementi: un assegno circolare contenente una cifra analoga a quella prevista per il contratto a tutele crescenti (da 2 a 18 mensilità a seconda dell'anzianità di servizio); ulteriori somme, fiscalmente agevolate, «per transigere su altri eventuali profili di contenzioso derivanti dal rapporto di lavoro»; un assegno di ricollocazione eventualmente cofinanziato da risorse dei fondi privati anche di tipo bilaterale (ad esempio Fondimpresa). Il lavoratore che accetta (se alla fine della cigs non avrà ancora trovato lavoro), avrà comunque il diritto al trattamento Naspi, prolungato oltre i 24 mesi, per un massimo di altri 12 mesi (24 mesi per il Sud) «qualora il datore di lavoro sia disponibile a corrispondere una quota almeno pari al 50% dell'indennità prevista dalla legge, ferma la contribuzione figurativa integrale a carico dello Stato».

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