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Pescara, 25/07/2024
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Data: 04/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Raggi incassa solo no. Ora le nomine saltate paralizzano il Comune. In Giunta aumenta il malumore: «Non vogliamo indagati tra noi»

«Tra il primo turno e il ballottaggio, c'era la fila, come davanti alle discoteche. Tu sì, tu no, tu sì... Ora invece se apriamo la porta del Campidoglio, c'è il deserto», si sfoga un collaboratore di Virginia Raggi. E la metafora rende bene l'idea sul clima che si respira in questi giorni a Palazzo Senatorio. Perché dopo le dimissioni a catena nella squadra di governo, dall'assessore al Bilancio al capo di gabinetto, e la massiccia dose di polemiche ancora in circolazione, in pochi hanno voglia di salire a bordo. Tecnici esperti come Nino Galloni, contattato per il post-Minenna, si sono presi qualche giorno di tempo per valutare. Un generale dei Carabinieri impegnato in passato a Roma, che avrebbe dovuto sostituire Carla Raineri a capo dello staff del sindaco, ha declinato l'offerta senza troppe remore, anche perché in questo momento ricopre incarichi nazionali di peso. Per questo ruolo, si continua a cercare nell'ambito della magistratura o delle forze dell'ordine. Ma trovare spiragli non è semplice.
«PROFILI DI QUALITÀ»
Anche dall'entourage della sindaca, ieri, prendevano tempo. Il mini-rimpasto, che riguarda anche i vertici delle partecipate, non sarà più immediato, come era stato fatto trapelare nei giorni scorsi. L'obiettivo ora è selezionare «profili di qualità». «Niente fretta», insomma. Con un doppio obiettivo: vagliare i curricula per arruolare tecnici esperti, ma anche capire se questi siano in sintonia con la strategia politica dei Cinque stelle. Lavoro non facile, che in queste ore sta impegnando i consiglieri più fidati della prima cittadina. A partire dal suo braccio destro, il vicesindaco Daniele Frongia.
La novità di ieri è che, con tutta probabilità, in giunta di caselle da riempire ce ne saranno due anziché una: il «super-assessorato» che fu del dirigente Consob, verrà spacchettato. Da una parte il Bilancio, dall'altra la delega sulle Partecipate. E va stabilito a chi affidare il Patrimonio, che potrebbe restare accorpato al Bilancio o essere riassegnato all'interno della giunta.
CONSIGLIERI COINVOLTI
Per uscire dall'impasse, la sindaca in queste ore sta provando a ricompattare la squadra dei consiglieri M5S. I 29 eletti nell'Assemblea capitolina, tra cui serpeggia più di un malumore da settimane. A loro, la prima cittadina si è rivolta attraverso la chat interna del gruppo pentastellato: «Lavorare insieme è vincente!», ha scritto. Per questo - a partire dai membri della Commissione Bilancio - anche i membri Cinquestelle dell'Assemblea Capitolina verranno coinvolti nelle decisioni sulle nomine.
Un «nuovo corso», come è sembrato a più di un esponente della maggioranza, dopo quel mezzo «stop alle comunicazioni» che si era registrato, in queste prime settimane, tra la pattuglia dei consiglieri e l'entourage della sindaca. Un modo, anche, per provare a rianimare il clima vincente della campagna elettorale, puntando sul «fare squadra». Fondamentale per fronteggiare gli «attacchi esterni, che sapevamo sarebbero arrivati».
Anche in vista del nuovo fronte giudiziario che ora si apre per Paola Muraro. Se prevarrà la linea della difesa, «nel caso non ci siano accuse pesanti, ma sia solo un atto d'ufficio», ragionano a Palazzo Senatorio, tocca serrare i ranghi ed evitare altre defezioni. Sarebbero «devastanti», dal punto di vista mediatico. Ecco perché il crono-programma del mini-rimpasto dipende anche dal destino dell'assessore all'Ambiente.

In Giunta aumenta il malumore: «Non vogliamo indagati tra noi»

Il più agitato, almeno così lo descrivono, è Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica, con dna da Rifondazione comunista, poco incline per formazione a trovarsi in mezzo a processi politici poco chiari e senza sfumature. Il suo disagio lo va esprimendo da giorni, anzi da settimane. Fu lui a dire che se in caso di indagine la Muraro «si sarebbe dovuta dimettere». Dichiarazione rilasciata alle agenzie di stampa durante l'ultimo Consiglio comunale prima della sosta estiva. E proprio in questi giorni Berdini è ritornato alla carica esprimendo con diversi colleghi il proprio disagio per una macchina che non riesce a ingranare la prima, per le guerre intestine, per la mancanza di condivisione della Raggi con il resto della squadra. In molti danno l'assessore all'Urbanistica in uscita. Sia se la Muraro dovesse resistere all'indagine, sia nel caso opposto. In Comune gli danno «dieci giorni ancora da assessore». Che continua a dire ai suoi, tra il serio e il faceto, «io non sono mai stato un garantista: questa esperienza non può permettersi indagati».
Altre tensioni, per il clima che si respira in Campidoglio, provengono da Luca Bergamo il responsabile della Cultura, anche se ufficialmente la linea è quella del lavoriamo e zitti. Di sicuro lo strappo di Marcello Minenna e Carla Romana Raineri non è passato inosservato all'interno dell'esecutivo, ma anche in maggioranza. Anche perché i primi risultati si sono visti già ieri: è stato stravolto tutto il metodo di lavoro impostato fino a questo momento. Arriverà anche un altro assessore con la delega di scopo per le partecipate, la giunta si allargherà a un componente in più.
LO SCONTRO
Sono state proprio le parole di Minenna scritte su Facebook a tenere banco ieri tra gli assessori. «Pochi giorni fa, ho sentito il dovere di rassegnare le dimissioni dall'incarico affidatomi quando ho percepito quello che definirei eufemisticamente un deficit di trasparenza nella gestione della procedura di revoca di quella delicatissima e nevralgica figura amministrativa del capo di Gabinetto, vero garante della legalità e trasparenza nella tecno-macchina comunale». Minenna era molto ascoltato, anche temuto e non da tutti amatissimo, ma a nessuno è sfuggita la sua frase sui «compromessi al ribasso» in Comune.
LE ACCUSE
Il secondo fatto politico che riguarda le viscere del M5S riguarda la presa di posizione di Ferdinando Imposimato, il magistrato che i grillini provarono a candidare alla presidenza della Repubblica, un padre nobile dei pentastellati, con forti radici a sinistra, alla stregua di Fo. Che in questo clima di tutti contro tutti è finito addirittura a prendersela con Raffaele Cantone, presidente dell'Anac che ha dato il parere al Campidoglio sulla Raineri. «Spiace che Raffaele Cantone abbia sabotato la giunta di Roma con una balla a sostegno di Matteo Renzi. Ed è grave che Virginia Raggi abbia chiesto a Raffaele Cantone, che già aveva dato pareri sbagliati, un parere che poteva essere chiesto al Consiglio di Stato», questa la lettura di Imposimato, rilanciata da Minenna. Un caso che sembra comunque chiuso pronto a lasciare il posto a un altro: quello di Paola Muraro.

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