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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Muraro indagata, Raggi: lo sapevo da luglio e lo dissi ai vertici M5S. Il direttorio nega: mai informati. Imbarazzo Di Maio. L’ira di Grillo

ROMA Sono da poco passate le 17 quando Paola Muraro ammette quello che tutti le chiedono da giorni: «Sono indagata», dice l'assessore all'Ambiente della giunta di Virginia Raggi, davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle Ecomafie. Usa una formula tecnica: «A fine luglio sono venuta a conoscenza di un 335 art. 256 comma 4». Tradotto: attraverso una richiesta dei carichi pendenti, ha scoperto di essere sotto indagine per un reato ambientale. Quando? «Il 18 luglio», dice la Muraro, vale a dire undici giorni dopo la nomina nel governo M5S di Roma. L'iscrizione nel registro degli indagati, però, è avvenuta quasi cinque mesi fa: il 21 aprile, come ha spiegato il presidente della commissione Ecomafie, Alessandro Bratti (Pd), che proprio ieri mattina ha inoltrato alla Procura di Roma una richiesta formale «per conoscere se Paola Muraro sia persona sottoposta ad indagini».
«Sono sotto attacco mediatico, non ci sono precedenti», si difende l'assessora. E Virginia Raggi, pubblicamente, non può che allinearsi. La sindaca di Roma, incalzata dalle domande dei commissari di Palazzo San Macuto, ammette di aver saputo che ci fosse un fascicolo aperto fin da subito, «o dal giorno successivo, probabilmente il 19 luglio».
La linea, per il momento, è quella della difesa a oltranza dell'ex superconsulente Ama: «Si tratta di una contestazione generica», sostiene la prima cittadina pentastellata, che chiama in causa, forse per legittimare la sua posizione, il magistrato Carla Raineri, il capo di gabinetto che si è dimesso una settimana fa con toni non proprio amichevoli. «Abbiamo fatto questa valutazione in una riunione dove era presente anche lei, che ci ha confortato dicendo che era tutto troppo generico. Non appena si saprà qualcosa di più preciso si prenderanno provvedimenti. Le carte sono state chieste alla procura dall'assessora e dal suo legale». Sempre la Raggi: «Per il fascicolo Muraro, fino alla chiusura delle indagini non è possibile sapere quali sono le questioni per cui si sta indagando». Un giudizio di opportunità politica? «Fino a che non leggo le carte non so quali sono i fatti che vengono contestati, non so le date, non sappiamo niente».
L'AVVISOPressata dalle richieste dei parlamentari della commissione, la sindaca sembra quasi rifugiarsi in un mantra: «Non c'è alcun avviso di garanzia». E ancora: «Se mi avessero chiesto se la Muraro fosse indagata, avrei detto di sì», insiste la Raggi. Lo stesso ripete la Muraro, quando le chiedono perché finora abbia sempre smentito: «I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? A una domanda così cosa posso rispondere? No, non ho ricevuto un avviso di garanzia. Essere indagato o ricevere un avviso di garanzia sono due cose molto diverse». Anche se per prassi quando un indagato viene informato con un modulo 335, l'avviso di garanzia non viene più spedito.
E ancora: le intercettazioni con Buzzi? «Sono state ritenute penalmente irrilevanti, niente da aggiungere», spiega la Raggi. Anche la Muraro tenta la difesa: «Solo questioni tecniche, gli davo del lei, tre telefonate in tutto».
Nell'Aula dell'Ecomafie sale la tensione quando la senatrice Pd Miriam Cominelli chiede alla sindaca se avesse informato i suoi superiori, dopo avere saputo delle indagini a carico dell'assessore. E la Raggi risponde: «Sì, ho informato tutti». La smentisce subito Carla Ruocco, deputata e componente del direttorio 5 Stelle: «Preciso di non conoscere la dottoressa Muraro replica via Twitter - e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie».
LE REAZIONISegnali di un dibattito interno infuocato, solo all'inizio. Anche il Pd attacca, coniando l'hashtag #Bastabugiea5s. Alessia Morani, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera: «La Muraro ha ammesso che sapeva di essere indagata dal 18 luglio. Fino ad oggi ha sempre negato. Raggi sapeva?». Anche Forza Italia, con Francesco Giro, è polemica: «Fuori dalle stanze del Campidoglio gente indagata per reati ambientali gravissimi. Muraro se ne vada via subito. È indagata dal giorno del Natale di Roma? Evidentemente una data provvidenziale». Anche Federico Pizzarotti, sindaco di Parma sospeso dal Movimento, ha commentato su Twitter: «In effetti stando seduti in riva al fiume passa un sacco di gente», con l'hashtag ironico #noleggiosalvagenti.


Il direttorio nega: mai informati. Imbarazzo Di Maio. L’ira di Grillo

ROMA Abituato a non prendersi mai troppo sul serio, questa volta Beppe Grillo ha dovuto forzare la sua indole. «Indagata? Ma stiamo scherzando...? Qui stiamo andando tutti fuori di testa». Incavolato nero, appunto. Eanche Casaleggio jr si sente in qualche modo tradito. Da Virginia Raggi, certo.Ma anche da chi avrebbe dovuto «monitorare la ragazza» passo dopo passo e non lo ha fatto. Cioè con il direttorio. Sapevano e hanno taciuto? Nessuno esce allo scoperto, il refrain che si ripetono i big Di Maio e Di Battista non va oltre un «non ero a conoscenza», ma l’imbarazzo è palpabile. Al massimo qualcuno si lascia scappare un «sapevo che il suo non era un avviso di garanzia ma soltanto un’iscrizione nel registro degli indagati ». Un giro di parole per non accusare direttamente la Raggi che «è stata esaustiva, ha deciso di attendere ulteriore elementi per prendere qualsiasi decisione». Ma Carlo Sibillia, il deputato avellinese anche lui membro del direttorio grillino, chiarisce che «il sindaco è lei, a lei spettano le decisioni». Come dire se qualcuno ha sbagliato questo qualcuno si chiama Virginia. E la Ruocco a tarda sera twitta: «Preciso di non conoscere l dottoressa Muraro e apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie». Non proprio un assist alla Raggi, dunque. La Muraro indagata è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché se il direttorio sapeva e ha taciuto,comesostiene la Raggi, c’è stata una conventio ad excludendum. Non a caso Grillo ha confidato ai suoi di essere arrabbiato soprattutto con se stesso, «mi sono fidato e ho sbagliato». La Muraro si era confidata con la Raggi il 19 luglio scorso. E insieme al primo cittadino sarebbero stati messi al corrente del fatto i componenti del mini direttorio romano. SIMBOLO A RISCHIO Lo sapevano Stefano Vignaroli e Paola Taverna, entrambi vicinissimi all’assessore all’Ambiente capitolino (il primo è il suo principale sponsor). Lo sapeva anche il consigliere regionale Gianluca Perilli. Una riunione ristretta si sarebbe tenuta proprio per chiarire la posizione della Muraro e al termine si sarebbe deciso di andare avanti. Il domandone è: se lo sapevano i “romani” poteva non saperlo Luigi Di Maio che in più occasioni ha fatto da garante? E perché tutte le volte che si parlava del caso Muraro ci si rifugiava dietro un «vediamo le carte». Qualcuno sapeva, subdorava, taceva? E ora? C’è chi dice che nel momento di massima rabbia qualcuno abbia urlato «Virginia è fuori al Movimento! Non ci rappresenta. Vuol fare tutto di testa sua, fuori dal blog, non è questo lo spirito che ci ha portati in Campidoglio». Accuse che partono anche dal gruppo dei consiglieri comunali. Altri ancora ipotizzano la revoca del simbolo. Scenari già visti altrove. Ma Roma è un’altra cosa. Se fallisce la Raggi, fallisce il M5S, «la Raggi ci tiene sotto scacco...». Esul web si scatena la solidarietà a Pizzarotti, il dissidente. Ancora prima che esplodesse il caso Muraro qualcuno aveva provato ad aprire gli occhi a Grillo. Prima fra tutti Roberta Lombardi uscita di scena quando capì che la Raggi non avrebbe accettato una gestione collegiale. Erano i giorni in cui veniva messa in discussione la scelta di Raffaele Marra, il vice capo di gabinetto legato alla passata amministrazione. Casaleggio fece pressione su Grillo e quest’ultimo spinto da Di Maio si spese personalmente per chiedere alla Raggi di verificare che la nomina fosse inattaccabile. E la sindaca per dimostrargli che non agiva in assoluta e incontrollata autonomia andò in Procura direttamente da Pignatone con i fascicoli dei dirigenti apicali del comune e quello di Marra sotto braccio. Di Maio fece da garante e la vicenda rientrò nei ranghi.Masolo per poco. Con le dimissioni dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna, seguite a cascata dai vertici dellemunicipalizzate e dal capo di gabinetto Raineri, il caso è esploso. E se qualcuno di quelli che contano come il deputato Danilo Toninelli, molto ascoltato dai vertici, minimizza, «siamo solo all’inizio, quello che è accaduto era prevedibile, alla fine faremo tesoro di certi errori e acquisteremo credibilità», nel direttorio il caos regna sovrano. Afare da amplificatore è la nomina di Raffaele De Dominicis su indicazione dello studio legale Sammarco.Una grana tira l’altra.

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