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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
De Dominicis arruolato da Sammarco. Torna lo studio nascosto dalla Raggi. Muraro, rivolta M5S. Raggi sotto accusa: «Noi tenuti all'oscuro ci sentiamo traditi»

ROMA «Ho votato Pd, in passato, e me ne vergogno». Virginia Raggi dei suoi trascorsi politici ha sempre parlato così. Aggiungendo: «Non sono di destra». Ma l'humus, il milieu, il brodo di coltura della giovane avvocata romana allora sconosciuta ai più - ma che Gianroberto Casaleggio con mossa geniale scelse di far candidare a Roma anche per offrire a una destra lacerata e senza leadership una candidata di «bella presenza», che non spaventasse i moderati e fosse, parola di Berlusconi, «brava in tivvù» - è quello che il neo-assessore Raffaele De Dominicis ha illustrato apertamente ieri. Dicendo: «Un amico, l'avvocato Sammarco, mi ha chiesto la disponibilità e io ho ritenuto di dovermi mettere a disposizione» del sindaco Raggi.
Dunque, è bastata la segnalazione del civilista Pieremilio Sammarco, docente a Bergamo, maestro e sponsor professionale della Raggi. Un personaggio appartenente a una famiglia di giuristi e legali romani con studi pesanti (il fratello Alessandro, penalista, prof a Salerno, ha difeso Previti e Berlusconi per non dire del padre: Carlo, che è stato primo presidente del tribunale di Roma, presidente della Corte d'Appello di Roma e quasi presidente della Consob ma la nomina sfumò e si disse perché il Caf, Craxi-Andreotti-Forlani, cominciava a perdere colpi) che rappresenta per eccellenza quella gens previtiana tra la tribuna dello stadio Olimpico, Roma Nord con base familiare a Balduina e professionale in Prati, e cuore che batte per una destra, più che ideologica, antropologica e molto quirita. Ed è un mondo quello in cui Virginia ha ambientato la sua formazione («tecnica, non politica», ripete sempre lei) popolato di avvocati, commercialisti, alti burocrati, giudici come De Dominicis, primari, figure inserite ai vertici delle aziende partecipate.
OMISSIS E il praticantato della Raggi? Nello studio Previti lo fece, tramite Pieremilio - lo stesso che nel giorno del debutto della sindaca in consiglio comunale era nelle prime file ad applaudirla - che al tempo uno studio tutto suo non lo aveva. Che cosa abbia a che vedere questo genere di romanità con il grillismo è facile da capire: niente, a parte Virginia. Anzi, tanto: perché la chiave Raggi - «Persone che la conoscono mi hanno parlato molto bene di lei», disse Berlusconi intervistato dal Messaggero all'inizio della campagna elettorale, alludendo a Previti e ai Sammarco senza nominarli - è servita a collegare mondi assai diversi nel trionfo pentastellato a Roma. Adesso in tutto questo contesto - nel quale rientra anche il fatto che la Raggi omise dal suo curriculum in fase di presentazione della candidatura a sindaco che aveva lavorato nello studio Previti e «non ho scritto neanche che da giovanissima ho fatto la baby sitter» - è gustoso notare come s'inserisca anche il deputato Gianni Sammarco, solo un omonimo, storico capo dei previtiani di Roma, passato da Forza Italia a Ncd, che ieri ha derubricato a «dichiarazioni fatasiose» quelle di De Dominicis a proposito della richiesta d'ingaggio nella squadra del sindaco da parte di un altro Sammarco, il prof Pieremilio. Il cui importantissimo padre è stato assiduo frequentatore con Renato Squillante di casa Previti.

Muraro, rivolta M5S. Raggi sotto accusa: «Noi tenuti all'oscuro ci sentiamo traditi»

«Un nuovo caso Pizzarotti? Speriamo di no, sarebbe un disastro per Roma e per tutto il Movimento. Ma si deve cambiare registro, a partire dai rapporti di Virginia con noi consiglieri comunali». Il nome del sindaco di Parma, a maggio scorso sospeso dal Movimento 5 stelle tramite un comunicato sul blog di Beppe Grillo, è come un fantasma che aleggia in sala, nella tumultuosa (e preoccupata) riunione di ieri sera del gruppo consiliare dei Cinque stelle. L'ordine del giorno era già di per sé importante, con i pentastellati che vogliono stilare un cronoprogramma, insieme alla sindaca e alla sua giunta, per stabilire le priorità da inserire in agenda «e capire cosa dobbiamo fare, perché in assemblea capitolina non sappiamo nemmeno cosa votare», dicono alcuni di loro. Ma il caso Muraro, con le ricadute sull'amministrazione comunale, ha innalzato ulteriormente la temperatura. Creando una spaccatura tra i lealisti, che vogliono valutare a fondo la questione, e i puristi (la maggioranza), che spingono per un'immediata sostituzione dell'assessore all'ambiente: non tanto per l'indagine a suo carico, quanto per la mancata comunicazione al Movimento. «Siamo stati tenuti all'oscuro di tutto: questo significa tradire i pilastri portanti del Movimento 5 stelle».
I DISTINGUO La sintesi, con diplomazia da politico esperto, la fa Marcello De Vito: «Sul sindaco la fiducia è confermata al 100 per cento - sottolinea il presidente dell'aula Giulio Cesare - Sull'assessore Muraro sarà la stessa Virginia, e comunque con tutti, a fare le opportune valutazioni ma con la dovuta calma e vedendo i contenuti». Tradotto: la responsabile dell'ambiente non gode più della fiducia del gruppo, e adesso sarà la sindaca a doversi sciroppare la questione. Nella sede del gruppo consiliare, sono tutti sconcertati: «Muraro indagata? Non ne sapevamo nulla», è la risposta di tutti. Qualcuno cade letteralmente dalle nuvole: «Non ne sapevamo nulla, me lo dite voi ora», dice Daniele Diaco, presidente di quella commissione ambiente che dovrebbe lavorare in stretta connessione con la Muraro. «Non ho visto le carte, e oggi mi sono occupato di altro», taglia corto Enrico Stefàno, vice presidente dell'assemblea capitolina. «Abbiamo saputo tutto soltanto oggi, dobbiamo parlare con Virginia», sibila la consigliera Alisia Mariani.
LA RESA DEI CONTI «Parlare con Virginia», è la frase chiave. Tra i grillini è considerato ormai non più rinviabile un confronto a carte scoperte con la sindaca: «Non possiamo scoprire tutto a cose fatte - racconta un esponente del gruppo M5s, a riunione finita - Le indagini sulla Muraro, le telefonate dello studio Sammarco ai papabili assessori: domenica siamo stati in Campidoglio per discutere di una decisione già presa da oltre 24 ore». Nessuno parla di resa dei conti, «perché la fiducia nella sindaca al momento non è in discussione». Ma la richiesta pressante è quella di un nuovo canale di confronto, sempre attivo, tra la giunta e l'aula Giulio Cesare. «Non possiamo ridurci a fare i passacarte - dicono i consiglieri puristi - Ed è imbarazzante fare scena muta quando i cittadini, che ci hanno sostenuto con grande entusiasmo, ci chiedono cosa stia succedendo. E noi, troppo spesso, non sappiamo davvero cosa rispondere».

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