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Data: 06/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Balconi crollati: «Processate quei cinque»

Sullo scandalo della realizzazione dei quartieri antisismici, tirati su con materiali scadenti, la Procura tira dritto e chiede il processo delle ditte campane, ritenute responsabili dello scandalo, circa la modalità di costruzione e l'uso di materiali scandenti. Nei giorni scorsi, infatti, il sostituto procuratore della Repubblica dell'Aquila, Roberta D'Avolio, titolare dell'inchiesta sul crollo dei balconi nel Progetto Case di Cese di Preturo, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio dei titolari della società Iter Gestione e Appalti Spa, tra l'altro dal 2013 trasferita da Roma a Napoli con cambiamento di nome in Iterga Costruzioni Generali Spa, della Sled Spa e Vitale Costruzioni Srl. Queste tre società avevano dato vita all'associazione temporanea di imprese (Ati) Futuraquila, società consortile a responsabilità limitata, iscritta al registro delle imprese della Camera di commercio dell'Aquila. Si tratta di Francesco Tuccillo (Iter), Carlo De Angelis Mastrolilli (Sled) e Davide Dragone (Vitale), oltre a Wolf Chitis, presidente del Consiglio d'amministrazione di Futuraquila, e Carmine Guarino, direttore di cantiere. La società ha realizzato 22 piastre antisismiche nei siti di Cese di Preturo, quello dei crolli, Sassa Nzi, Coppito 2, Arischia e Collebrincioni. Le accuse sono di frode nelle pubbliche forniture, falso in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e crollo.
CHI SONO Le lunghe indagini portate avanti dalla sezione di Pg della Forestale, dal Nipaf dello stesso Corpo e dalle Fiamme gialle, hanno portato già alla richiesta di rinvio a giudizio di 37 persone, a vario titolo coinvolti come componenti commissioni di collaudo, responsabili dei procedimenti amministrativi, direttori dei lavori, tecnici di cantiere e progettisti, nonché di imprenditori. Le indagini svolte hanno permesso di appurare che i materiali impiegati nell'edificazione dell'insediamento abitativo non erano conformi alle norme e prescrizioni degli enti di unificazione e formazione Uni, Cei, En, Iso. Più in particolare, i materiali, ossia gli elementi strutturali in pannello multistrato utilizzati dalla Futuraquila Società Consortile a.r.l. (impresa realizzatrice dei moduli abitativi) per realizzare i solai erano, tra l'altro, privi di collante che causava la riduzione di resistenza e di tenuta nel tempo delle strutture. Durante le indagini gli inquirenti sono riusciti ad accertare che la società fornitrice del materiale alla Futuraquila aveva conseguito un mero attestato di origine che certificava la provenienza del materiale da uno stabilimento polacco di Konskie (Polonia); attestazione, questa, che sebbene identificasse lo stabilimento di produzione non certificava in alcun modo l'idoneità del materiale prodotto agli usi cui era destinato. Ciò, secondo l'accusa, avrebbe indotto in errore la presidenza del Consiglio dei Ministri sul rispetto degli obblighi contrattuali, la corrispondenza dei materiali alle prescrizioni normative, l'idoneità allo scopo e alla funzione dei materiali forniti ed utilizzati per la realizzazione delle abitazioni, determinandola ad erogare la somma di oltre 18 milioni di euro in favore della Futuraquila che, in tal modo, si sarebbe procurata un ingiusto profitto, pari alla cospicua somma, in danno della pubblica amministrazione.

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