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Data: 06/09/2016
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Strada dei Parchi: Lavoratori in rivolta per tagli e automazione dei caselli. I sindacati, «Società macina utili, ma non paga i premi di produzione»

CHIETI - "Strada dei Parchi macina utili, e deve rispettare gli accordi con i lavoratori evitando esuberi e accorpamenti, pagare i premi di produzione, non sguarnire i caselli automatizzati della presenza fisica dei suoi addetti, anche per ragioni di sicurezza".

Va giù duro il segretario della Fit Cisl Abruzzo Armando Grassi, in giorni in cui si riaccende la vertenza interna alla società che fa capo alla holding dell’imprenditore pescarese Carlo Toto, e che gestisce le autostrade A24 (Roma-L’Aquila-Teramo) ed A25 (Torano-Pescara). Protagonista delle cronache recenti non solo regionali per la proposta di variante autostradale nella valle Peligna, che ha provocato una levata di scudi dei sindaci. Progetto però sconfessato nella nota con cui il dirigente del ministero dei Trasporti Placido Migliorino, ha risposto a un'interrogazione avanzata dal Forum italiano dell'acqua, e in cui si evidenzia che la società Strada dei parchi, "non ha titolo istituzionale per analizzare tali problematiche di varianti e, conseguentemente, le attività intraprese devono considerarsi iniziative unilaterali non correlate ad alcun mandato da parte di questo Ministero Concedente”.

Gli oltre 470 lavoratori in queste settimane temono infatti che nonostante gli scioperi di primavera, e l'apparente passo indietro della società, a breve si procederà a rimuove il presidio fisico in otto caselli, quelli di Manoppello e Torre de' Passeri (Pescara), Magliano de' Marsi, Pescina, Cocullo, Tagliacozzo, Tornimparte e Assergi (L'Aquila), oltre a Ponte di Nona nel Lazio. Caselli che saranno completamente automatizzati, senza casellante in carne ed ossa.

E non solo: si teme che la società porti a termine anche una pesante ristrutturazione, che prevede diminuzioni di uffici, trasferimento da una sede all’altra del personale, in particolare di 75 dipendenti su un totale di 130 dalla direzione di Roma, alla sede di Chieti

E ancora l’esternalizzazione di varie attività, con relativo esubero di personale, che potrebbe rappresentare l'anticamera della riduzione di personale.

In particolare si teme la dismissione dei centri operativi, che gestiscono i caselli automatici, di Magliano dei Marsi, Tornimparte e Manoppello, con tali le funzioni concentrate a Roma. Infine c’è la rabbia per i mancati pagamenti dei premi di produzione.

“Strada dei Parchi - ricorda Grassi - ha vinto un ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, contro una circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che obbligava tutte le concessionarie autostradali d'Italia a garantire il presidio fisico, l’impiego di un casellante in carne ed ossa, in ogni casello autostradale. I sindacati hanno a loro volta fatto ricorso al Consiglio di stato. Il timore è che però a gennaio Strada dei Parchi, forte di questa sentenza proceda alla dismissione del presidio negli otto caselli”.

Un argomento più volte richiamato dai lavoratori è che la società del gruppo, che effettua i lavori in house presso A 24 e A25, registra aumenti del fatturato pari a circa l’80 per cento dal 2012 al 2014 e fa utili altissimi.

"A maggior ragione - commenta Grassi – riteniamo grave che il premio di produttività non sia stato pagato, nonostante ci sia un accordo sindacale siglato anche dall’azienda che indica il pagamento del premio relativo al 2015 nel mese di luglio 2016".

E aggiunge Grassi, “sempre in nome di fantomatici risparmi della società, si sommano negli ultimi tempi piccoli e grandi disagi, il taglio degli straordinari e delle stampanti, spazi comuni ristretti e ai limiti della vivibilità, inoltre anche la diminuzione del numero dei parcheggi per i dipendenti, dove gli stessi devo parcheggiare a centinaia di metri dal posto di lavoro, tutto questo per un risparmio di alcune migliaia di euro. Quali altri tagli ai diritti, alla professionalità, alla dignità e al rispetto dei dipendenti ci dobbiamo aspettare? La situazione sta diventando sempre più pesante e a fronte del fatto che non esiste una reale necessità di contenere i costi, lo stress e il disagio dei dipendenti sottoposti a vessazioni continue, aumenta sempre", conclude Grassi.

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