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Pescara, 25/07/2024
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Data: 07/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Raggi resta sola squadra decimata. Braccio di ferro su due assessori. De Dominicis rischia già il posto per le gaffes e le amicizie scomode

Il direttorio non ha dubbi: alla sindaca Virginia Raggi i vertici M5S chiedono di ritirare le nomine degli assessori Paola Muraro (Ambiente) e Raffaele De Dominicis (Assessore al Bilancio in pectore), nonché dei suoi fedelissimi Salvatore Romeo e Raffaele Marra. Ma la sindaca resiste sui due assessori, puntando i piedi sulla loro conferma, mentre per Marra l'intenzione sarebbe quella di escluderlo dal Gabinetto, riservandogli un'altra posizione amministrativa, e per Romeo si andrebbe verso un taglio dello stipendio. Insomma, il Campidoglio è nel caos, mentre ci sono due manovre (assestamento e bilancio di previsione) da approvare entro fine anno, il trasporto pubblico è al collasso, i rifiuti sono sull'orlo dell'emergenza, la riforma delle aziende partecipate va completata in sei mesi. Tra dimissioni presentate o richieste, nomine da fare o contestate, in questo momento tutti (o quasi) questi settori sono privi di guida, compresi alcuni ruoli chiave nello staff della sindaca. E il tempo per trovarle è ridotto all'osso, in una Capitale che rischia di implodere.
I CONTI La prima spia di allarme si è accesa in alcune stanze, sempre le stesse da otto anni a questa parte: quelle del bilancio. La scorsa settimana sono arrivate le dimissioni di Marcello Minenna, l'uomo della Consob che si era messo a caccia di «spese fantasma» e stava ultimando il lavoro sulle partecipate. Al suo posto la sindaca ha scelto Raffaele De Dominicis che però, prima ancora di insediarsi, ha incontrato il fuoco di sbarramento del direttorio M5S. In ballo, però, ci sono il centinaio di milioni necessari a far partire, già in autunno, gli interventi straordinari su trasporto pubblico e manutenzione stradale, nonché la partita del bilancio di previsione 2017, che dovrebbe essere il primo banco di prova strategico per l'amministrazione pentastellata. Ma anche la riforma delle partecipate - altra delega pesante affidata a Minenna - con una trentina di società di secondo livello da dismettere, alla quale è legata anche la concessione dei 110 milioni annui di extra costi concessi dal Governo a Roma Capitale. Chi se ne occuperà, adesso?
I RIFIUTI Al tema delle partecipate è legato anche il capitolo Ama, quindi la gestione dei rifiuti. Dopo l'addio di Daniele Fortini, Il Campidoglio ha affidato l'azienda di via Calderon de la Barca ad Alessandro Solidoro, fedelissimo di Minenna, che ha seguito l'ex assessore sulla strada delle dimissioni. A questo si è aggiunta, qualora ce ne fosse bisogno, la bufera che ha investito l'assessore all'ambiente Paola Muraro, anche lei messa all'indice dai vertici grillini. Così un'eventuale emergenza rifiuti potrebbe trovarsi di fronte una filiera decisionale decapitata, tra assessorato e municipalizzata, con una scarsissima capacità di reazione.
I TRASPORTI Nel settore del trasporto pubblico, in teoria, i piloti sono al timone, con Linda Meleo all'assessorato e Manuel Fantasia chiamato a sostituire i vertici Atac - Armando Brandolese e Marco Rettighieri - che sono usciti sbattendo la porta dagli uffici di via Prenestina. Ma in mancanza dei fondi indispensabili per la manutenzione straordinaria degli autobus, che dovrebbero arrivare con l'assestamento di bilancio, la riduzione del servizio di trasporto pubblico è già una realtà. E la prossima settimana aprono le scuole.

De Dominicis rischia già il posto per le gaffes e le amicizie scomode

«Con me in Campidoglio la festa è finita!», aveva detto a caldo, domenica, subito dopo l'annuncio del suo approdo nella giunta di Virginia Raggi. Invece la festa rischia di finire per lui. Subito, ancora prima di cominciare. Raffaele De Dominicis, ex magistrato della Corte dei Conti, in questi giorni non ha mai lasciato la sua villeggiatura nel Cilento. E in Campidoglio, dove la sua nomina deve ancora essere ratificata, rischia di non metterci piede mai. Non con i galloni da assessore, almeno secondo quanto ha chiesto il Direttorio M5S alla sindaca Raggi.
E dire che, nelle sue prime (e forse uniche) 48 ore al governo di Roma, l'ex procuratore era riuscito a guadagnarsi i titoli dei giornali, nonostante fossero i giorni del caso Muraro e della faida intestina tra grillini.
Tutto nasce dalle parole pronunciate subito dopo i primi flash di agenzia, quando ha ammesso di avere accettato l'incarico in Campidoglio «perché un amico, l'avvocato Sammarco, mi ha chiesto la disponibilità e io ho deciso di mettermi a disposizione». Rianimando così il refrain sulla Raggi «etero-diretta» dall'avvocato «amico di Previti», come ha subito sottolineato il Pd.
Ma è stato solo l'inizio. Perché, a stretto giro, sono arrivati i suoi proclami contro i dipendenti fannulloni, a cui «far finire la festa», appunto. E ancora le dichiarazioni, rilasciate al Messaggero, sul rimborso dei bonus che per anni sono stati distribuiti a pioggia ai 23mila lavoratori comunali. Scatenando un putiferio di reazioni stizzite, dai sindacati ai partiti dell'opposizione. In meno di due giorni, è riuscito a rompere quella tregua sindacale che la giunta pentastellata aveva faticosamente strappato dopo le elezioni.
I RIMBORSI «Dobbiamo proseguire sulla strada della legalità», per restituire al governo i salari illegittimi, aveva detto De Dominicis, due giorni fa, su queste colonne. E subito ieri i sindacati preparavano la guerriglia, minacciando nuove proteste per bloccare il Comune. «Delle due l'una - attaccava Giancarlo Cosentino della Cisl - o la sindaca smentisce il neo assessore sui rimborsi dei salari o è complice di chi forse non ricorda appieno il nuovo ruolo che deve ricoprire». Sempre la Cisl prospettava ieri una «class action» nel caso in cui la manovra fosse andata in porto. Ancora più rabbiosa la reazione della Cgil, che già pregustava una «mobilitazione» contro l'ipotesi di «decurtare le buste paga». «Senza una risposta chiara della sindaca Raggi, la mobilitazione e le vertenze, anche di natura legale, saranno inevitabili», attaccava ieri il sindacato rosso.
Subito ostile anche l'opposizione (un record per un assessore che formalmente non si è ancora insediato): da Sinistra Italiana al Pd, tutti contro «il rischio di tagli e decurtazioni». Anche se in realtà il rimborso dei fondi è stato innescato da un'indagine dell'Ispettorato generale di Finanza del Ministero dell'Economia, che nel 2014, ha calcolato in 340 milioni di euro le indennità distribuite ai dipendenti comunali di Roma sulla base di automatismi irregolari. Premi completamente scollegati dal rendimento e dal merito effettivo, come invece prevedrebbe la legge. Questioni contabili, forse, su cui però De Dominicis è voluto subito intervenire. Anche se ora è lui, a rischiare anzitempo un «downgrade», una retrocessione, come dicono i tecnici. O meglio: un «down ground», come disse, da procuratore, in un'intervista sullo «sprid» (che poi sarebbe lo spread).

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