Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.574



Data: 08/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Abruzzo priorità nazionale» D'Alfonso, dossier a Renzi «Questi gli interventi per salvare l'Abruzzo»

L'AQUILA - Da dove partire e come fare: la sfida più importante del sistema Paese è quella che riguarda la sua messa in sicurezza. Ora che la terra, dopo le scosse di due settimane fa, ha dato una tregua, che i morti sono stati seppelliti, le lacrime, almeno in parte, asciugate. L'Abruzzo, spinge per questo il presidente Luciano D'Alfonso, dovrà essere tra le priorità del Governo, per la sua fragilità sismica e per il suo patrimonio urbanistico ancora troppo lontano dagli standard di sicurezza. Oggi si farà il punto della situazione, dopo la richiesta dello stesso D'Alfonso di una ricognizione sullo stato, all'indomani del terremoto di Amatrice, dell'edilizia pubblica e religiosa, delle infrastrutture e delle arterie di comunicazione. Ci sono le scuole e gli ospedali, innanzitutto, ma c'è anche un patrimonio urbanistico da salvaguardare, a partire da gioielli come quello di Sulmona che, ha assicurato ieri D'Alfonso al sindaco Annamaria Casini in un incontro a Pescara, avrà una corsia preferenziale, un dossier dedicato, che verrà consegnato nelle mani di Matteo Renzi e del suo progetto Casa Italia, per un adeguato programma di interventi, tenendo conto dello specifico storico dell'edilizia pubblica della città.
L'operazione di messa in sicurezza del patrimonio, però, si annuncia mastodontica: solo per l'edilizia popolare i numeri sono da capogiro. Li ha elencati ieri il presidente di Mia Casa Abruzzo, Pio Rapagnà: 5.161 alloggi Ater, 1.259 case parcheggio, 5.784 appartamenti di edilizia convenzionata e agevolata, 876 abitazioni di proprietà di enti vari, previdenziali e partecipazione pubblica. «Si tratta di edifici ricadenti nelle zone sismiche di primo e secondo grado in Abruzzo, togliendo cioè dall'elenco le zone costiere» spiega Rapagnà.
EPOCHE
«Sono stati costruiti - prosegue - negli stessi periodi e con le stesse tecniche delle due palazzine Ater crollate ad Amatrice, sotto le quali sono morte 22 persone. Edifici in fotocopia su terreni sismici identici e che, verosimilmente, avranno la stessa reazione a scosse come quella registrata ad Amatrice. Stiamo parlando di circa 80mila persone a rischio, perlopiù gente che non ha grossi mezzi economici, che non può permettersi la manutenzione e che continua a vivere in case molto fragili. La questione è talmente grave che desta meraviglia e sconcerto il fatto che, ancora oggi, pur davanti ai disastrosi effetti del sisma del 6 aprile di sette anni fa, nessuna autorità ha raccolto gli appelli delle famiglie interessate e manifestato quantomeno la volontà di prendere atto di ciò che potrebbe accadere e, pertanto, provvedere con la dovuta urgenza ai primi interventi di merito, in attesa dell'avvio del programma Casa Italia, annunciato proprio in questi giorni dal Governo Renzi».
Ina Casa, ex Iacp, ex Gescal, ex Incis: Rapagnà le cita tutte, strada per strada, immobile per immobile, in una mappatura che sta facendo da anni: «Dopo il terremoto del 2009 solo all'Aquila e nei Comuni del cratere ci sono state quattromila case popolari risultate completamente distrutte o lesionare e seriamente danneggiate - continua il presidente di Mia Casa - molte sono ancora lì, senza che nessuno vi abbia messo mano». Una ricognizione accurata è però in corso, l'ha ordinata l'assessore al ramo Donato Di Matteo: «Ho chiesto alle cinque Ater una relazione dettagliata sulla vulnerabilità e la resistenza statica di tutto il patrimonio pubblico esistente - spiega Di Matteo - contiamo nei prossimi giorni di avere una mappa dei bisogni e delle situazioni di rischio. Inutile dire che nel progetto Casa Italia dovrà rientrare in modo prioritario la messa in sicurezza del patrimonio di edilizia pubblica e residenziale. Senza avere timore, valutando i singoli casi, di demolire e ricostruire gli edifici a maggior rischio». A giudicare dall'elenco presentato da Mia Casa, se davvero si dovesse avviare l'opera di messa in sicurezza, ci saranno più ruspe che gru nei prossimi anni sui siti che ospitano le case popolari. «Solo nei Comuni di Sulmona e Avezzano, in zona sismica di primo grado - aggiunge Rapagnà - ci sono 2.800 abitazioni pubbliche che in caso di sisma come quello di Amatrice crollerebbero quasi tutte o resterebbero inagibili».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it