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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caso mail, Di Maio azzoppato chiede perdono in lacrime. La vicenda Raggi terremota M5S i primi segnali già nei sondaggi

ROMA Ha gli occhi lucidi, Luigi Di Maio, quando incontra Grillo, insieme agli altri membri del direttorio M5S. Basta uno sguardo, poi subito l'abbraccio con il fondatore del Movimento, con la commozione ormai impossibile da trattenere. «Beppe, ho sbagliato. Ora ci devo mettere la faccia, fino in fondo. Parlo dal palco a Nettuno e mi prendo le mie responsabilità», dice il vicepresidente della Camera, nella giornata forse più difficile da quando è il leader in pectore dei Cinquestelle. Una leadership, quella del vicepresidente della Camera, messa a dura prova dalla email del 5 agosto, anticipata dal Messaggero, in cui Paola Taverna, componente dello staff romano che affianca la sindaca Raggi, lo ha informato delle indagini a carico di Paola Muraro, l'assessore all'Ambiente sotto inchiesta per reati ambientali. Dunque Di Maio o ha mentito o «non ha capito». Due precondizioni, la capacità e la sincerità, necessarie per chi ha l'ambizione di essere protagonista della scena politica italiana. «Ho commesso un errore, ho sottovalutato la situazione», ribadisce poi Di Maio, in serata, durante il comizio organizzato da Alessandro Di Battista sul litorale romano, parlando subito dopo «Beppe». Accanto a lui, ci sono proprio Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico. Gli altri membri del Direttorio che proprio di quella mail (e della Muraro indagata), hanno dichiarato di non saperne nulla.

IL COLLOQUIO Ma c'è un prima e un dopo, nella giornata del parlamentare di Pomigliano che ha scalato le gerarchie del Movimento. È l'incontro con il comico genovese. Un colloquio franco, in cui anche le perplessità più forti del Direttorio verso la gestione del Campidoglio (vedi Carla Ruocco e Roberto Fico) vengono almeno temporaneamente smussate, alla ricerca di un compromesso. Anche Di Maio capisce che «non possiamo danneggiare il M5S». E ripete: «Dobbiamo crescere, se vogliamo arrivare al governo del Paese»; in questa fase serve «più umiltà, da parte di tutti». E alla fine è lui il primo a esercitarsi nel mea culpa. Sa che non ci sono altre strade per tentare di recuperare una leadership che da questa vicenda appare comunque azzoppata. E anche che certi equilibri sono destinati a cambiare: da una parte il ritorno sulla scena delle romane Taverna e Roberta Lombardi, dall'altra l'ascesa di Di Battista, ieri molto applaudito.
Ecco perché, quando sale sul palco di Nettuno, Di Maio cerca di essere di nuovo solo «Luigi». Via l'abito blu d'ordinanza, via il profilo istituzionale tenuto negli ultimi mesi. «Devo delle spiegazioni al popolo del M5S», esordisce in maniche di camicia. «Sono qui per guardarvi negli occhi e dirvelo: ho sbagliato, ho sottovalutato». E va dritto al punto: «Paola Muraro è indagata. Ma non conosciamo le carte. Potrebbe essere un reato punibile anche con una semplice multa». Per questo, ripete, «dobbiamo leggere gli atti». Una concessione pubblica alla linea della Raggi, che svela l'intento di ammorbidire i toni, di non far emergere lo scontro frontale tra i vertici pentastellati e la sindaca della Capitale.
Ma tutto il discorso del «leader in pectore» ruota attorno all'ammissione delle sue responsabilità, soprattutto nei confronti dei «colleghi» del Direttorio: «Quando ho letto la mail e i messaggi, pensavo che quelle denunce venissero dal vecchio presidente di Ama, nominato dal Pd, che ha presentato 14 esposti in Procura», dice Di Maio. Insomma, vicende «di secondo piano», come dirà ai suoi, originate da «attacchi strumentali dei democratici». Solo dopo, «a settembre - sostiene il vicepresidente di Montecitorio - ho capito che la Muraro era indagata già da aprile». Una versione che non convince tutti. La Taverna, nella mail rivelata da questo giornale, parla di «situazione delicata» di «imminente avviso di garanzia» che portino a «contestazioni di maggiori gravità». Ecco perché la storia pensavo che fosse tutta colpa delle denunce del Pd, recitata da Di Maio sul palco, ha delle falle.
Nella coda dell'intervento, c'è la mossa studiata e soppesata durante tutta la giornata. Il No alla candidatura olimpica di Roma. Lo stop per cui la corrente Di Battista-Taverna è in pressing da settimane. Alle fine lo dice lui, che fino a ieri aveva sposato la linea della prudenza. Ma ieri, ragionavano nel suo entourage, serviva un cambio di passo, un cedimento che andasse incontro alla frangia (romana) più intransigente del M5S. Che ha già iniziato a smontare il piano Di Maio per Roma, inteso per il Campidoglio, chissà se vale anche per Palazzo Chigi.

La vicenda Raggi terremota M5S i primi segnali già nei sondaggi

ROMA La gestione del caso Roma inizia ad abbattersi sul consenso nazionale del Movimento 5Stelle e rosicchia fino al 3% del consenso conquistato in questi ultimi mesi. Sono solo i primi lievi segnali percepiti dai principali sondaggisti italiani, anche molto contenuti rispetto alle potenzialità del danno, che potrebbe trasformarsi in una valanga se Beppe Grillo non riuscirà ad arginare le tossine, ma qualcosa si incomincia a muovere.
L'ATTENZIONEFino ad ora infatti, spiega al Messaggero Alessandro Amadori, vicepresidente dell'Istituto Piepoli, «nonostante il caso stia imperversando da settimane, l'attenzione dell'opinione pubblica italiana, già distratta dalle vacanze, è stata polarizzata dal terremoto del centro Italia». Man mano che l'emotività per la tragedia del sisma scema e la politica si riprede la scena, il caso Roma salta in primo piano e incomincia a danneggiare i pentastellati. «Per ora», continua Amadori, «gli ultimi sondaggi che abbiamo fatto all'inizio del mese non avevamo rilevato cali significativi, il consenso era rimasto stabile ma è chiaro che il perdurare di questa situazione non potrà fare bene al movimento e probabilmente già dal prossimo sondaggio una perdita di consenso potrà essere registrata».
Hanno invece già registrato un calo gli istituti Euromedia Research, EMG Acqua e IPR Marketing. Alla domanda di EMG Acqua su quale partito pensa di votare se in questo momento fosse in cabina elettorale, ha risposto Movimento 5Stelle il 31,4% degli intervistati tra il 3 e il 4 settembre scorsi. Un risultato dello 0,5% inferiore al 31,9% che aveva scelto l'M5S il 30 e 31 luglio e nonostante nel frattempo, al di là del caso Roma, i grillini non sono andati in vacanza e Beppe Grillo e Alessandro Di Battista hanno riempito molte piazze con il tour contro per il No al referendum sulla riforma costituzionale.
GIORNI DECISIVIIeri, in un'intervista rilasciata al sito on line Lettera43, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, ha spiegato di aver registrato «una caduta, ma non ancora così importante» che poi ha calcolato nell'ordine di misura che va dallo 0,5 all'1%, ma avvisando che «la prossima settimana sarà decisiva» per capire se la gestione di Virginia Raggi può aver causato danni importanti o può essere superata. Aggiungendo infine che per superare l'ostacolo il movimento deve «prendere in mano la situazione senza farsi teleguidare. Perché è questa l'impressione che sta dando». Più drastico è invece Antonio Noto (direttore di IPR Marketing) che, forte di un sondaggio appena realizzato, ha rilevato una perdita «contenuta, di circa il 3%». In che senso contenuta, visto che risulta la più importante finora? «Abbiamo verificato a livello nazionale le conseguenze della gestione del caso Roma», spiega Noto al Messaggero, «e per la prima volta da quando esistono i grillini, una metà di questi è molto critica per come si sta gestendo la vicenda romana. E questo costituisce una novità assoluta perché fino ad oggi l'elettorato grillino ha sempre difeso le scelte del movimento, senza preoccuparsi delle critiche che gli venivano fatte. Questa volta è diverso ma non significa che questi elettori non votano più M5s. Decideranno a seconda di come si evolverà la situazione. Infatti - conclude - se passiamo alle intenzioni di voto, rispetto alle rilevazioni di luglio il M5S perde solo il 3%».

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