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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali, aumenti di stipendio anche in cambio di orari più lunghi. Con il rinnovo del contratto l’ipotesi di portare da 36 fino a 40 le ore settimanali

ROMA Non soltanto gli incrementi di stipendio, anche gli orari di lavoro potrebbero entrare nel negoziato tra sindacati e governo nella discussione sul rinnovo del contratto del pubblico impiego. Una delle ipotesi che inizia a farsi strada in queste ore, sarebbe quella di rendere più flessibile l'orario, portandolo da 36 fino a 40 ore settimanali come nel privato, ma dando la possibilità ai singoli dipendenti di scegliere autonomamente se continuare a lavorare lo stesso numero di ore attuali o di incrementarle. In questo secondo caso, ovviamente, ci sarebbe un incremento maggiore della busta paga. La proposta sarebbe arrivata da una parte del fronte sindacale, ma sarebbe vista con interesse dal governo, che tra i suoi obiettivi ha quello di recuperare parte del gap delle ore e dei giorni lavorati rispetto alla media europea. Sul tema degli orari ieri è intervenuta anche la Cisl. «Occorre superare la legge Brunetta», ha detto il segretario confederale Maurizio Bernava, «ridando spazio alla contrattazione su materie come la flessibilità, gli orari di lavoro, l'organizzazione, la mobilità». Tecnicamente il confronto dovrà avvenire in sede Aran. La scadenza per queste trattative tecniche è stata fissata per il prossimo 15 settembre, poi il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, convocherà entro la fine del mese una riunione politica con i vertici dei sindacati per provare a trovare un accordo definitivo. Il nodo più delicato da sciogliere resta quello delle risorse. Al momento il governo ha stanziato 300 milioni di euro, mentre altri 300 milioni sono quelli messi a disposizione dagli enti locali per il rinnovo.
LE RICHIESTEI sindacati chiedono molto di più. La Uil aveva parlato di almeno 7 miliardi. Una cifra ritenuta troppo elevata dal governo. Ma prima di fissare un'asticella, Palazzo Chigi sarebbe intenzionato a capire quale può essere un punto di caduta accettabile per evitare di far saltare il tavolo alla vigilia del referendum. Un livello minimo dell'aumento, in realtà, ci sarebbe. Si tratta degli 80 euro mensili già concessi con il bonus Renzi. Sotto quella cifra difficilmente i sindacati resterebbero al tavolo. Il costo a regime per le casse dello Stato sarebbe di circa 3 miliardi di euro.
Ci sono anche altri punti ancora da chiarire. Il fronte sindacale non vorrebbe discutere, come detto, soltanto dell'aumento di stipendio, ma anche delle regole del pubblico impiego. Su questo il governo sta lavorando da tempo, e il Testo Unico per mettere ordine nella legislazione sugli statali, sarà pronto entro il prossimo mese di febbraio. Una parte dei sindacati sarebbe anche disponibile, dopo sette anni di attesa, a ritardare ancora di qualche mese le trattative pur di avere un quadro definitivo. Nel frattempo però, vorrebbero in cambio una sorta di indennità di vacanza contrattuale rafforzata, anche a compensazione di questo lungo vuoto contrattuale. Nei colloqui informali si sarebbe parlato di almeno cinquanta euro in più in busta paga. Sul tavolo ci sarebbero anche altre proposte. Nelle intenzioni del governo ci sarebbe quella di operare una stretta sui permessi della legge 104 (quella per chi assiste i disabili) e per mettere un freno alle assenze del lunedì e del venerdì che sono ancora il doppio di quelle del settore privato. L'idea sarebbe quella di legare una parte del salario accessorio ad obiettivi di riduzione dei permessi e delle assenze.

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