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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Referendum, no della Cgil Renzi: credibilità in gioco

ROMA «Lo dico ai tanti che trovano qualcosa che non va, a chi dalla mattina alla sera si lamenta: fuori dal Pd non c'è una sinistra migliore, la rivoluzione del proletariato. Fuori dal Pd e da questo Pd c'è l'Afd in Germania, la Le Pen in Francia, Farage in Inghilterra e in Italia il qualunquismo e la demagogia in camicia verde». Camicia bianca e microfono in mano, Matteo Renzi comincia da Reggio Emilia il referendum-tour e lo fa nel giorno in cui la Cgil annuncia il no al referendum. Alla Festa dell'Unità, nel cuore dell'Emilia-rossa, Renzi risponde dicendosi «pronto al dialogo ma non rinuncio alle mie idee» «dopo vent'anni in cui si è discusso senza risolvere nulla».
DALEMONI
Il 15 a Bologna Renzi si confronterà con il presidente dell'Anpi, ma nel frattempo gigioneggia su Massimo D'Alema, già presidente del Consiglio e della Bicamerale sulle Riforme, e ora acceso avversario del premier al quale a suo tempo regalò anche una maglia di Totti. Lo fa quando sottolinea che «quella che sarà sottoposta al referendum non è una riforma che dà più poteri al premier». «Di riforme che davano più poteri al premier ce n'erano due: una voluta da Berlusconi, una da D'Alema, ma non son passate». Poi al rumoreggiare dalla platea la battuta sui due ex presidenti del Consiglio va da sola: «Non ironizzate su Berlusconi e D'Alema! Quando ci sono amore e affetto ci deve essere rispetto. Non fate battute».
Un affondo bello e buono nei confronti di chi è ormai considerato il front-man dei comitati per il no. Renzi ha bisogno di un avversario riconoscibile e la discesa in campo di D'Alema lo aiuta a comporre il puzzle della vecchia politica «che vuole lo status quo» nel quale mette anche i senatori leghisti e M5S che temano per le proprie poltrone.
PARTITA
«La partita più grande è quella sul referendum - ammette - perchè è in ballo la credibilità di un Paese», sostiene dal palchetto. Sfiora, senza mai citarle, le polemiche interne alla giunta di Roma, dicendo di considerare lunare la doppia morale grillina. Difende la politica rivendicando che «non siamo tutti uguali: c'è chi la trasparenza la pratica e la realizza e chi ne parla, c'è chi la trasparenza la scrive sul blog e sulle mail, che poi non legge (Di Maio ndr), e chi come noi la mette nella nuova Costituzione all'articolo 97».
Votare sì «per un Paese più semplice» a cinque quesiti che legge e subito dopo ringrazia Giorgio Napolitano «è grazie a lui che questo Paese è ancora in piedi. Sarebbe stato difficile senza la sua pazienza e la sua tenacia». Al termine del comizio un Tricolore nella città in cui nacque come bandiera nazionale.

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