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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/09/2016
Testata giornalistica: La Repubblica
Referendum, la Cgil invita a votare No: "La riforma è un'occasione persa". L'Assemblea generale del sindacato ufficializza la sua posizione sul Referendum, "ferma restando la libertà di posizioni individuali". Cisl: "Diffonderemo i contenuti positivi della riforma per un voto responsabile. Sbagliato assimilare il referendum a un plebiscito sul premier"

ROMA - "Ferma restando la libertà di posizioni individuali di iscritti e dirigenti, l'Assemblea generale della Cgil invita a votare 'No' in occasione del prossimo Referendum costituzionale". L'ordine del giorno della riunione degli organismi dirigenti della Cgil ufficializza la posizione del sindacato. "Pur condividendo l'intenzione di cambiare l'equilibrio dei poteri tra Regioni e Stato, l'esito non è convincente" si legge nel documento finale, in cui la riforma viene definita "un'occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni". La Cgil però fa anche sapere che "nel preservare la propria autonomia" non aderirà ad alcun Comitato. Anche la Cisl prende posizione sul referendum, ma affronta il tema, ha fatto sapere il segretario confederale Maurizio Petriccioli, "solo sugli aspetti di ricaduta più prossima per sindacato e parti sociali". Ecco l'orientamento della Cisl che emerge dall'ultimo comitato esecutivo della Confederazione: "Diffonderemo i contenuti positivi della riforma per un voto responsabile e consapevole. È sbagliato però assimilare il referendum ad un plebiscito sul premier".

Per la Cgil, la riforma attribuisce al governo un eccesso di potere in materia legislativa "facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri di cui la costituzione deve essere garante, con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della rappresentanza delle minoranze".

Soltanto pochi giorni fa, il 5 settembre a Roma, si era tenuta un'assemblea per sostenere il 'No' al referendum, tra gli organizzatori Massimo d'Alema. La scelta dell'ex premier di radunare parte del Pd, dai bersaniani Speranza e Stumpo ai parlamentari che hanno già sottoscritto un documento contro la riforma, ha portato a una spaccatura all'interno del partito. Non un nuovo partito, non un nuovo Pd, ma comunque la scelta di costituire "La Sinistra per il No", individuando in Guido Calvi la guida e il promotore.

L'ex leader dei Ds aveva aggiunto che la sua non era affatto una volontà di dividere il Paese, ma la necessità di dare voce a una parte di Italia che non si vede più rappresentata dal grande partito della Nazione. "C'è un partito senza popolo e un popolo senza partito, al quale non vogliamo dare un partito ma un'occasione d'impegno civile", aveva affermato.

Per D'Alema però un'eventuale vittoria del 'No' non adrebbe comunque a bloccare il processo di crescita che inevitabilmente l'Italia deve compiere. Proprio in occasione della riunione del 5 settembre, D'Alema aveva illustrato altre possibili riforme necessarie per uscire dalla difficoltà e dalla crisi che il Paese sta attraversando.

Il 9 agosto scorso il premier Renzi aveva fatto mea culpa ammetendo l'errore di aver sbagliato a personalizzare la campagna sul Referendum. Un passo indietro quindi rispetto alle precedenti dichiarazioni di dimissioni in caso di vittoria del fronte del 'No'.

E così anche se la data per il Referendum è ancora incerta, è invece certo il fatto che si andrà a nuove elezioni politiche nel 2018.

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