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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Più licenziamenti e meno assunzioni

ROMA Meno assunzioni e più licenziamenti. Il secondo trimestre di quest'anno è stato decisamente negativo per chi cercava un'occupazione, ma anche per chi voleva tenersi quella che già aveva. I licenziamenti hanno avuto una vera impennata: +7,4% rispetto allo stesso periodo del 2015, +17,4% sui tre mesi precedenti. Sono ben 221.186 i lavoratori che si sono visti recapitare dall'azienda il benservito, 15.264 in più rispetto allo scorso anno.
A diffondere i dati è il governo, attraverso le comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro (a differenza dei dati Inps, si tiene conto di tutto il lavoro dipendente compresi domestici, agricoli, p.a e contratti di collaborazione). Ed è subito polemica, con le opposizioni - da Forza Italia al Movimento Cinque Stelle - che accusano il governo di aver fallito con il Jobs act. Alta la preoccupazione tra i sindacati che sollecitano l'avvio del nuovo sistema di politiche attive attualmente ancora al palo e rilanciano la necessità di modifiche strutturali agli ammortizzatori sociali.
Intanto il governo, dopo l'annuncio dei provvedimenti in arrivo a metà mese per gli ammortizzatori delle aree di crisi complessa, ieri ha stanziato altri 163 milioni per coprire le maggiori esigenze di cig e mobilità in deroga di 12 regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto).
L'ARRETRAMENTO
Le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono state solo 392.043, ovvero il 29,4% in meno rispetto allo scorso anno (-163.099). Sono diminuite anche le cessazioni di questa tipologia di contratto (sono state 470.561, -10%), un dato quest'ultimo che riflette soprattutto l'allungamento dell'età pensionabile. Il saldo comunque resta negativo. Insomma la fetta di posti stabili si sta assottigliando.
Il calo delle assunzioni è dovuto sicuramente alla riduzione delle agevolazioni contributive (nel 2015 lo sconto era del 100% per tre anni, da gennaio di quest'anno è stato ridotto al 40% per due anni), ma anche alla frenata della ripresa. Altrimenti non si spiegherebbe come mai sono diminuiti anche i contratti a termine (-8,7%) e le collaborazioni (-25,4%, in questo caso incide anche la stretta del Jobs act). In aumento solo i contratti di apprendistato (+26,2%), un fenomeno che il governo attribuisce ai «recenti interventi volti a rafforzare tale strumento di ingresso nel mercato del lavoro (in particolare Garanzia Giovani)». La vede diversamente il sindacato: «La ripresa ad assumere con contratti di apprendistato non dipende dalla bontà del contratto, ma dallo sgravio contributivo maggiore di quello dell'attuale tempo indeterminato» osserva Guglielmo Loy, segretario confederale Uil.
Complessivamente nel secondo trimestre 2016 le attivazioni di contratti sono state 2 milioni e 455 mila (-12,1%) e hanno coinvolto 1,8 milioni di lavoratori (in tanti hanno avuto più di un contratto nel periodo). Lo scorso anno erano stati l'8,9% in più. Le cessazioni totali sono state 2 milioni e 197 mila (in calo del 12,4%, pari a 312.000 in meno in confronto al 2015) ed è stato quasi sempre il datore di lavoro a decidere, non rinnovando il contratto a termine scaduto (65,5% delle cessazioni pari a 1 milione e 433 mila rapporti) o licenziando (+7,4%). A decidere volontariamente di lasciare il posto di lavoro sono state 307.000 persone (102.000 in meno), con un calo del 23,9% delle dimissioni e del 41,4% dei pensionamenti. In diminuzione le chiusure di contratto dovute alla cessazione dell'attività del datore di lavoro (-10,3%).

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