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Pescara, 25/07/2024
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Data: 12/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caso Roma, staffetta M5S per controllare la Raggi. Scorta al sindaco, è polemica. Ma lo staff: decide la Questura

ROMA E' a Milano, e non a Roma, che la linea politica del M5S prende ancora una volta forma. Non è servito a Davide Casaleggio fare tappa nella Capitale per capire che l'esperienza amministrativa di Virginia Raggi sta facendo cambiare pelle al Movimento. Basta osservare le convulsioni da cui è attraversato il direttorio pentastellato: le accuse a Di Maio e Di Battista, i primi sponsor della sindaca, la delusione di Carla Ruocco, romana che ha preso le distanze dall'amministrazione capitolina, e poi i campani Roberto Fico e Carlo Sibilia che hanno fatto sapientemente rimbombare i loro silenzi. Quando a Milano, città dove ha sede la Casaleggio Associati, hanno avvertito i primi rumori sinistri, la volontà di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto fondatore insieme a Grillo del M5S, è stata subito quella di rinfrescare la memoria di principi del padre per ristabilire un contatto tra eletti ed elettori. Poi ha prevalso la lucidità politica, la necessità di fermarsi e riflettere. E infatti da Milano confermano. C'è in corso un ampio ragionamento a 360 gradi, l'esperienza Roma ci ha insegnato molto in poco tempo e in campo ora ci sono tante opzioni. Opzioni che naturalmente lambiscono il cuore politico e organizzativo del Movimento e quindi: direttorio, delegati, e la piattaforma informatica Rousseau ancora troppo a digiuno di clic, ovvero di condivisione. Si sono stancati a Milano delle dichiarazioni politiche offerte in pasto ai media questi giorni.
CHE FARE?
Smettiamo i panni dei supereroi fanno trapelare fonti vicine a Davide Casaleggio - abbiamo troppi colonnelli senza capo e ormai è evidente: a Roma stiamo dimostrando impreparazione e improvvisazione. Ora basta dare la colpa alle Olimpiadi». Considerazioni dure a cui non si è sottratto il bolognese Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo e Casaleggio e testa d'ariete dell'associazione Rousseau (dentro alla quale siedono lui, Davide Casaleggio e l'eurodeputato David Borrelli). «Non stiamo dando una grande immagine del movimento, c'è poco da dire», osserva. E ancora: «In questi momenti ci vogliono serietà e umiltà». E non nasconde la preoccupazione per quello che sta succedendo a Roma: «Spero che Virginia trovi tutte le contromisure per rialzarsi da una situazione complicata».
Quella che si apre oggi sarà una settimana decisiva. Il Movimento 5 stelle è davanti a uno snodo politico rilevantissimo, al che fare di leniniana memoria.
INVERSIONE DI RUOLI La strategia di medio periodo è congelare la situazione romana lasciando lavorare Virginia Raggi. Vuol dire disinnescare le tensioni che ancora ci sono nel direttorio. L'incontro dell'altra sera tra Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio è servito per fare il punto della situazione e perimetrare i rispettivi raggi d'azione. I due invertiranno in pratica i loro ruoli. Dibba che si era auto-lanciato nella campagna referendaria in sella al suo scooter nel suo coast to coast continuerà a marcare stretto il Pd e Renzi, ma cercherà di allacciare un rapporto più stretto con il Campidoglio. Al tempo stesso avrà il compito di riavvicinare la base furente e delusa con l'obiettivo di ridare credibilità alla giunta romana e non disperdere quella spinta popolare che ha portato il M5S al governo della città con un plebiscito elettorale.
Domanda: riuscirà Dibba dove hanno già fallito Roberta Lombardi e Paola Taverna? Suggerire senza condizionare, consigliare ma non imporre, collaborare dietro le quinte senza nessun mandato ufficiale, attento a non bruciarsi e a non finire come il mini direttorio.
Luigi Di Maio, liberato dalla questione romana, farà (a tempo pieno) il candidato premier in pectore. Sì, ma quanto reggerà l'accordo? E se alla fine si scoprirà che dietro gli abbracci e i sorrisi si celano solo due falsos amigos in lizza per la leadership?

Scorta al sindaco, è polemica Ma lo staff: decide la Questura

ROMA La precisazione arriva nel pomeriggio: non si tratta di «scorta» ma di «servizio di tutela disposto dalla Questura di Roma». Perché il sindaco, Virginia Raggi, «è stata più volte pedinata, di giorno e di notte, nei suoi spostamenti privati». E ancora: «Il servizio di tutela prevede che la persona a rischio non possa muoversi autonomamente: un agente di Polizia deve accompagnarla obbligatoriamente in tutti i suoi spostamenti». Spesa al supermercato e acquisti per il corredo scolastico del figlio compresi. Il Campidoglio corre ai ripari - per quanto, il confine semantico tra scorta e servizio di tutela sia molto labile - e licenzia la nota che spiega per quale motivo la prima cittadina della Capitale, sabato scorso, sia stata costretta a far muovere l'auto di servizio, parcheggiata ai piedi di Palazzo Senatorio alla volta di Ottavia, il quartiere di residenza della Raggi. Lo spostamento non è passato inosservato.
Anche perché fin dagli albori, andare in giro senza protezione è sempre stato un vanto del Movimento 5 Stelle. Montano le polemiche che si trascinano per l'intera giornata su Twitter e animano i gruppi Facebook degli attivisti pentastellati. Tra l'altro, a salire su quella vettura, sabato pomeriggio, sono stati pure il figlio e la madre della sindaca. Persone terze e dunque estranee al servizio di tutela.
Inevitabili le contrarierà tra chi ha fatto del Movimento 5 Stelle quasi una ragione di vita. Rimbalza con precisione sui social quel tweet che proprio Beppe Grillo postò il 26 agosto del 2012 puntando il dito contro la parlamentare del Pd, Anna Finocchiaro, accusata di aver utilizzato la scorta per andare a fare acquisti all'Ikea. Un monito chiaro a ricordare che il passato - per chi fa dei social network il principale strumento di comunicazione - può tornare indietro violento come un boomerang e sottolineare la lentezza con cui si trascina verso l'oblio.
LE POSIZIONI E nonostante lo scrittore Roberto Saviano e il presidente del Pd, Matteo Orfini, abbiano preso le difese della sindaca - «polemiche disgustose» le bollerà Saviano mentre Orfini non esiterà a definire «imbecilli» gli attacchi alla Raggi - il popolo della rete sembra mal digerire la questione e utilizza l'episodio anche per rimbrottare la sindaca e scuoterla ad impegnarsi per il bene della città. Piovono commenti, in molti casi al vetriolo. «Quindi tutte le volte che Di Battista - scriveva su un gruppo Facebook del M5S Giordano F. - sale sul palco e si vanta di non avere la scorta dice una cazzata. Quindi tutte le volte che il movimento ha vomitato insulti verso gli avversari politici perché avevano la scorta, senza capire che la scorta non è uno status symbol, erano degli idioti in cerca di voti facili». «E' intollerabile che dopo due mesi non ci sia una giunta al completo - postava un altro attivista, Emilio M. - qui cè in gioco la credibilità di tutto il movimento». E ancora: «Sempre la colpa di chi c'era prima - rincarava Felice L. - adesso c'è lei 5Stelle e solo dittatura».
Il commento, però, che merita la maggiore attenzione è quello della parlamentare 5S, Roberta Lombardi, postato sulla sua pagina Facebook. «Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla». Citare Martin Luther King per far capire alla Raggi che forse è arrivato il tempo di cambiare.


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