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Pescara, 25/07/2024
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Data: 13/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Sì alla pensione anticipata dai 63 anni. Intesa governo-sindacati: si potrà smettere di lavorare con uno “sconto” di 3 anni e 7 mesi. Ritocco per gli importi più bassi. Gli esempi: il sacrificio salirà con il crescere del reddito e soprattutto con la lontananza dai requisiti. Il taglio dell’assegno può arrivare al 25%

ROMA In pensione a partire da 63 anni. Vale a dire 3 anni e 7 mesi prima di aver maturato i requisiti. La classe ’54 può prepararsi ad andare a riposo: dopo un confronto con i sindacati, il governo ha finalmente scoperto le carte confermando lo schema dell’Ape, acronimo di anticipo pensionistico, destinato a diventare un riferimento del dibattito economico e sociale dei prossimi mesi. Dal 2017, dunque, potranno uscire dal lavoro coloro i quali sono nati, appunto, fino al 1954. E ovviamente di questa opportunità che, occorre chiarirlo, è assolutamente volontaria, potranno usufruire l’anno prossimo anche le classi ’52-’53. L’operazione, che avrà un periodo sperimentale di due anni, farà leva sull’intervento delle banche che concederanno un prestito ai lavoratori a copertura dei contributi non ancora versati. Il che vuol dire che gli interessati dovranno poi restituire il mutuo accettando, nell’arco di 20 anni, un taglio sull’assegno. Per chi ha un lavoro, l’anticipo pensionistico sarà pagato con rate di ammortamento sulla pensione, mentre per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito (a patto che l’importo della pensione non sia superiore ai 1.200 euro netti) e totalmente a carico dello Stato. Potranno probabilmente uscire gratis, se il governo accetterà l’esplicita richiesta in tal senso dei sindacati, inoltre, i disoccupati di lungo corso, le persone che hanno svolto lavori usuranti (categorie come quelle dell’edilizia, maestre d’asilo e infermieri) e coloro i quali hanno iniziato a lavorare molto presto. Nel dettaglio chi richiederà il beneficio sottoscriverà un prestito previdenziale ventennale, che avrà un costo variabile a seconda dell’ammontare della pensione e della durata dell’anticipo (si va dal 4-5% fino al 25%). La rata di ammortamento oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per venti anni per tutti gli altri anticipi di un anno, e salirà ulteriormente a 150-200 euro al mese se l’anticipo sarà invece di tre anni. Nell’incontro di ieri con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Nannicini si è discusso anche di ricongiunzioni tra i periodi assicurativi in diverse gestioni, che dall’anno prossimo non dovrebbero essere più onerose. E' stato tra l’altro affrontato il problema dei lavoratori precoci e dell’aumento delle pensioni più basse e su questo secondo tema il governo avrebbe confermato l’intenzione d’intervenire con la somma aggiuntiva, la cosiddetta quattordicesima (oggi incassata fino a 750 euro), per coloro che hanno redditi fino a mille euro al mese. I sindacati hanno inoltre riferito che il sottosegretario Nannicini ha espresso una posizione positiva sulla quattordicesima e sull’equiparazione della no tax area per le pensioni dei lavoratori dipendenti. Secondo quanto emerso, le risorse per l’Ape stanziate per il 2017 saranno pari a circa 400 milioni. Per la quattordicesima si spenderanno in più circa 600 milioni, mentre altri 250 milioni saranno destinati all’ampliamento della no tax area. Circa 100 milioni sono previsti per rendere le ricongiunzioni tra diversi periodi assicurativi non onerose, mentre altri 100 milioni circa serviranno per allargare le maglie delle attività usuranti.


Gli esempi: il sacrificio salirà con il crescere del reddito e soprattutto con la lontananza dai requisiti. Il taglio dell’assegno può arrivare al 25%

ROMA Dal 4 al 25%: oscilla all’interno di questa forbice (compreso il tasso di interesse e il premio assicurativo) il taglio all’assegno che chi va in pensione anticipata dovrà accettare nei prossimi vent’anni. Il sacrificio salirà con il crescere del reddito e soprattutto con la lontananza dai requisiti normativi fissati dalla legge a 66,7 anni di età. Prendendo come punto di riferimento un tasso annuo di ammortamento del 3% si può tentare qualche simulazione tenendo presente che si tratta di esercizi teorici, utili a dare la misura del provvedimento che però in realtà sarà accompagnato da un meccanismo di detrazioni per alleggerire il peso della restituzione per i redditi più bassi. Pensione da 2.500 euro. Prendiamo ad esempio una pensione da 2.500 euro netti al mese: significa un trattamento lordo di 3.600 euro. Andando in pensione nel 2017 con un anno di anticipo, l’importo da restituire alla banca sarebbe di 32mila 500 euro. Il che si tradurrebbe in una rata da 166,37 euro (2.162,81 euro annui) con una percentuale di trattenuta del 4,6%. Con due anni di anticipo, l’importo da restituire sarebbe di 65mila euro: rata da 332,74 euro (4mila 325,62 euro annui), percentuale di trattenuta 9,2%. Con tre anni di anticipo (nel 2017 si troveranno in questa condizione i 63enni nati nel ’54) l’importo da restituire ammonterebbe a 97mila 500 euro, rata da 499,10 euro, decurtazione 13,9%. In pratica la pensione futura di 2.500 euro scenderebbe a quota 2mila. Pensione da 1.540 euro. C’è poi il caso di 20mila euro di pensione annua e 1.540 euro mensili: il lavoratore che dovesse decidere di richiedere un anticipo di 2 anni con il 70 per cento dell’importo riconosciuto dalla banca, dovrà restituire un capitale di 28mila euro in vent’anni, con rate mensili di 108 euro e taglio della pensione del 7%. Pensione da 3.850 euro. In un altro caso preso ad esempio, per una pensione annua di 50mila euro ed un assegno mensile di 3.850 euro, richiedendo un anticipo pensionistico di tre anni con il 100% della pensione spettante, si dovranno restituire in vent’anni 150mila euro, con rate mensili di 580 euro e taglio dell'assegno del 15%. Pensione da 7mila euro. Infine il caso quasi limite di un 63enne con una pensione annua di 100 mila euro ed un assegno mensile di 7mila euro. Richiedendo un anticipo di 3 anni e 7 mesi si dovranno restituire in 20 anni 300mila euro in rate mensili da 1.250 euro. Taglio della pensione futura: 20%.

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