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Pescara, 25/07/2024
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Data: 13/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lavoro, boom dell'occupazione al traino di industria e servizi

PESCARA Gli ultimi dati Istat sull'occupazione aprono l'Abruzzo al sorriso: il secondo trimestre dell'anno segna un aumento di 15mila unità rispetto a quello precedente e di 28mila in riferimento al giugno 2015. In percentuale, un balzo del 6% su base annua, con il numero degli occupati che passano dai 468mila del 2015 ai 496mila del 2016. Dato ancor più sorprendente se raffrontato con quello nazionale (+2%) e con le altre aree omogenee del paese: Nord (+2%), Centro (+0,9%), Mezzogiorno (+2,8%). Il gap con la situazione pre crisi del 2008 (508mila occupati) non è stato ancora recuperato, ma l'Abruzzo conferma di essere una regione in movimento e questo esalta anche la politica. «I dati Istat di giugno 2016 sono molto positivi - commenta il governatore Luciano D'Alfonso - a conferma che la nostra regione è ripartita. Inoltre nel 2015 la ricchezza prodotta in Abruzzo è cresciuta di oltre un punto percentuale secondo il Cresa e addirittura del 2,5% secondo la stima dello Svimez. In netta ripresa anche la produzione industriale (+4,8), così come le esportazioni. Siamo una regione con una robusta forza industriale che deriva dal nostro saper fare».
INDICATORI Più analitico il commento dell'economista Pino Mauro, a detta del quale dagli ultimi dati Istat emergono tre principali indicazioni: «Assieme all'aumento dei posti di lavoro va segnalata la diminuzione del tasso di disoccupazione, che scende dal 13,6% all'11,5%. Inoltre si assiste a una ripresa significativa dei servizi, dopo una fase prolungata di calo, mentre l'industria conferma la sua dinamica ascendente, con una percentuale addirittura superiore al periodo pre crisi. Va aggiunto che oggi il settore industriale incide di oltre il 32% sul totale complessivo dei posti di lavoro. Gli sgravi contributivi hanno quindi prodotto intensi effetti positivi sul mercato del lavoro abruzzese».
Detto questo, assorbita in fretta l'euforia di quel 6% in più di occupati segnalato dall'Istat, resta la percezione di una crisi che non riusciamo a gettarci alle spalle, come segnala ancora l'economista: «Prevalgono diffusi sentimenti di incertezza che coinvolgono migliaia di famiglie abruzzesi e tanti potenziali investitori. Dall'altro lato si assiste a profondi cambiamenti con segnali importanti che provengono da una realtà economica sempre più digitalizzata e tecnologicamente avanzata, attraverso un processo che abbraccia tutti i comparti produttivi». Ma è soprattutto la stagnazione dei consumi interni legata al disagio delle famiglie, e la conseguente mancanza di investimenti da parte delle aziende, a frenare lo sviluppo e a porre interrogativi sulle politiche economiche secondo l'analisi di Mauro: «Di fronte a questa situazione è difficile che la regione possa riprendere la strada dello sviluppo contando solo sulle proprie forze. Occorre un mix di provvedimenti nazionali e regionali».
LA RICETTA L'economista prova ad elencarne alcuni: «Al governo spetta il compito di risolvere alcuni problemi strutturali, dalla scuola alla giustizia, dalla burocrazia alla pressione fiscale e promuovere incentivi alle imprese. Alla Regione si potrebbe chiedere di liberare il massimo delle risorse disponibili per stimolare la ripresa». Iniziando da una accelerazione agli interventi previsti dal Masterplan: «In questo contesto, gli interventi pubblici potranno svolgere un ruolo di straordinaria importanza, perché se da un lato innalzano la domanda globale, dall'altro agiscono anche sul piano dell'offerta e quindi contribuiscono ad accrescere la competitività del sistema economico». Ripristinare dunque quello che l'economista definisce il capitale della fiducia, da coniugare con quello industriale. L'altra questione aperta è quella della innovazione, che vede soprattutto le piccole imprese della regione non al passo con le grandi sfide dei mercati: «Non si può andare avanti con le sole multinazionali. Occorre favorire la creazione di un circuito virtuoso tra grandi imprese e l'indotto, e stimolare la nascita di nuove realtà capaci di esprimere un profilo competitivo e un linguaggio internazionale».

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