Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.574



Data: 13/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caos Roma - Incognita Bilancio, paralisi in consiglio «È allarme servizi» Imbarazzo nel M5S. Dai bus rotti alla pulizia dei tombini: al palo le risorse per trasporti e rifiuti

«Prima nomineremo l'assessore al Bilancio, poi ci sarà la convocazione del consiglio comunale». Così hanno parlato ai capigruppo il presidente Marcello De Vito e Paolo Ferrara, a capo della flotta pentastellata. Ergo, prima la giunta Raggi dovrà uscire dalla crisi, poi potrà riconvocare l'assemblea capitolina. Che è ferma alla seduta del mitico 1° settembre, giorno delle dimissioni a catena: cinque addii «pesanti» in poche ore.

LA DIFESA Dunque è tutto incatenato - o meglio «bloccato» secondo le opposizioni - in Campidoglio: i destini dell'esecutivo si abbracciano a quelli della maggioranza che siede in Aula Giulio Cesare. Il giorno buono per rivedere i consiglieri comunali la lavoro sarà martedì prossimo, il 20 settembre, vigilia dell'autunno. Quel giorno - teoricamente - la sindaca Virginia Raggi dovrebbe anche presentarsi in consiglio comunale per riferire sulla situazione politica, che ha portato alle dimissioni di Marcello Minenna e alla revoca-lampo del suo sostituto Raffaele De Dominicis, solo per parlare della casella bilancio. La capogruppo del Pd Michela Di Biase attacca: «Il presidente De Vito non ha accolto le richieste delle opposizioni che chiedevano di calendarizzare i lavori d'aula, non è accettabile questo stallo sui lavori per la città che dura da 15 giorni». C'erano proposte concrete, ha ricordato l'esponente del Pd, «ma il presidente non intende convocare il consiglio comunale con la motivazione che non c'è l'assessore al Bilancio».
Quindi niente aula per evitare il confronto? «È qualcosa mai accaduto», continua Di Biase. Che conclude: «De Vito non è in grado di dare assicurazione sui tempi per la nomina, visto che non è in grado neanche di convocare il consiglio comunale». Al presidente dell'Aula dunque il ruolo di parafulmine, anche se come ricordano molti consiglieri grillini, finora gli unici atti da movimento - non proprio tanti, eh - sono arrivati dal consiglio comunale.

GLI AFFONDI Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini è lapidario: «E' assurdo, il consiglio è fermo per l'inadeguatezza dei Cinque stelle. Ma la città non può aspettare, le priorità si affastellano. A partire dai trasporti». La crisi c'è, i consiglieri di maggioranza hanno voglia zero di parlare - uscito dai radar il capogruppo Paolo Ferrara. al suo telefono adesso risponde una collaboratrice - l'opposizione si diverte a picchiare. Stefano Fassina di Sinistra italiana: «È preoccupante - ha detto Fassina - il blocco dei lavori perché ci sono delibere che assegnano risorse. Faccio appello al sindaco di completare presto la squadra e di venire in consiglio non a polemizzare ma per individuare soluzioni per la città». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia dà uno sguardo più generale: «Partecipo al consiglio comunale di Roma e vedo da parte dell'Amministrazione Raggi molto pressapochismo e un certo grado di presunzione, che mi spaventano». Ecco, conclude Meloni: «Se la cantano e se la suonano, insomma».


Dai bus rotti alla pulizia dei tombini: al palo le risorse per trasporti e rifiuti
I TEMI
Era piena estate quando Paolo Ferrara, capogruppo M5S in aula Giulio Cesare, assicurava che i lavori dell'assemblea capitolina sarebbero ripresi «entro la fine di agosto», per approvare in tempi rapidissimi la riforma delle aziende partecipate e lo stanziamento di 18 milioni per la manutenzione straordinaria della linea A della metropolitana e passare poi «a tamburo battente» all'assestamento di bilancio, allora affidato a Marcello Minenna, che avrebbe fornito fondi indispensabili per la manutenzione straordinaria di autobus, asfalto e tombini. Tutti questi provvedimenti, al momento, sono fermi al palo. Anzi, sono diventate questioni da risolvere con la massima urgenza.
«Non si può lasciare la città in ostaggio delle beghe interne ai grillini - sintetizza la situazione il vice presidente del consiglio comunale Andrea De Priamo - mentre si moltiplicano le urgenze su temi come trasporti, scuola e decoro urbano».

L'AGENDA Adesso l'ordine delle priorità è cambiato: appena si tornerà a lavorare in consiglio - e non succederà prima di una settimana, salvo ulteriori complicazioni - si punterà finalmente a dare il via libera al contributo straordinario all'Atac, che la giunta aveva deliberato prima della pausa estiva. Un atto di massima urgenza, anche se l'assessore ai trasporti Linda Meleo previsa che «le risorse sono già nella disponibilità dell'azienda dei trasporti da agosto». Poi, toccherà alle nuove risorse da assegnare al caldissimo fronte dei rifiuti, per evitare il rischio di una nuova emergenza. Ma il tema più delicato resta quello del bilancio: sia per la perdurante assenza di un assessore responsabile dei conti capitolini, sia (e soprattutto) per l'importanza delle scadenze che si stanno avvicinando.
Minenna aveva annunciato una settantina di milioni recuperati dalle «spese fantasma» nascoste nelle pieghe dei documenti contabili di Palazzo Senatorio. Alla fine, si prevedeva un assestamento da circa 100 milioni, da destinare alle emergenze autunnali: trasporto pubblico in crisi, con troppi autobus fuori servizio nei depositi; strade sempre a rischio di allagamento, come dimostrato già dalle prime piogge di fine estate; servizi sociali da finanziare nei Municipi. Ma i tempi si stanno allungando a dismisura.
LA MANOVRA Anche perché dietro l'angolo c'è il bilancio di previsione 2017: quello che dovrebbe sancire la svolta dell'amministrazione a Cinque stelle nel governo della città. La manovra va approvata entro il 31 dicembre: tra giunta, passaggio nei Municipi, commissioni competenti e assemblea capitolina, l'iter di approvazione rischia di durare quasi due mesi, comprese le delibere propedeutiche. E, per ora, non si sa neppure chi dovrà materialmente compilare un documento economico-finanziario da oltre cinque miliardi di euro. Tutto ciò mentre rischia di finire su un binario morto la tanto sbandierata riforma delle aziende capitoline, che però è stata resa obbligatoria dall'approvazione in Parlamento del testo unico sulle partecipate. E nel dimenticatoio finirà molto probabilmente l'audit sul debito storico del Campidoglio, annunciato in campagna elettorale come «prima delibera» della futura amministrazione M5S. «La faida dei Cinque stelle continua a paralizzare la città, è assurdo che i siano i romani a pagare la guerra interna dei grillini», chiosa Fabrizio Ghera, capogruppo Fdi-An.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it