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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Speciale pensioni - Pensioni, i sindacati chiedono più fondi «Intesa non scontata». Il segretario Uil Barbagallo: «Servono almeno 2,5 miliardi». Incontro il 21 settembre. Camusso (Cgil): «Non risolutivo» (Pensione anticipata: a chi conviene e quanto costa)

ROMA I sindacati frenano sul confronto sugli interventi in materia previdenziale da inserire nella manovra di bilancio, chiedono chiarimenti sulle risorse da stanziare e avvertono il governo che l’intesa non è scontata. All’indomani della riunione tecnica che sembrava aver registrato un passo avanti con l’ampliamento del periodo di anticipo pensionistico rispetto all’età di vecchiaia dai tre anni inizialmente ipotizzati a tre anni e sette mesi, la Cgil in particolare, con il segretario generale, Susanna Camusso, sottolinea che le cifre che sono circolate per l’insieme delle misure (circa due miliardi, ndr) sono «ancora insufficienti». Sempre ieri il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo ha affermato che per poter dare un giudizio positivo il governo deve investire sulla materia almeno due miliardi e mezzo. Il 21 settembre è fissato un incontro “politico” tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil ma secondo Camusso sarà «difficile» che possa essere un incontro conclusivo. «Quando ci sarà un incontro ne discuteremo», ha tagliato corto ieri il ministro Poletti mentre il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan si è detta fiduciosa sulla possibilità che il 21 settembre si trovi un’intesa anche se alcuni temi vanno ancora approfonditi e affinati. I sindacati chiedono maggiori aperture sui lavoratori precoci consentendo a chi ha lavorato prima dei 18 anni di andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi (invece dei 42 e 10 mesi previsti ora per gli uomini). Su questo punto il governo ha frenato chiedendo di dare questo vantaggio solo ad alcune categorie di precoci. Resta aperto anche il tema delle attività usuranti con la richiesta di cancellare per le persone impegnate in queste attività (che comunque vanno in pensione con i requisiti pre-Fornero) l’aspettativa di vita e la finestra mobile oltre che l’estensione dei benefici anche ad altre categorie (come gli operai edili). Sull’Ape (l’anticipo pensionistico) il giudizio dei sindacati dipenderà dalle definizioni delle categorie agevolate (ovvero di quelle che non dovranno pagare la rata del prestito pensionistico o che lo faranno in modo molto ridotto) e quindi da quanto sarà ampio questo recinto. Alcuni deputati Pd hanno chiesto di abbassare la soglia dell’Ape ai 60 anni. Sulla quattordicesima la strada appare in discesa con la decisione di estendere la platea di coloro che la percepiscono (dai 2,2 milioni attuali a circa 3,4) alzando il limite di reddito complessivo personale entro il quale si ottiene il beneficio e l’ipotesi di aumentare lievemente l’importo. Infine rimane aperta la possibilità di ricorrere per l’Ape, per chi non rientra nelle categorie disagiate, al proprio fondi di previdenza complementare piuttosto che a un prestito bancario (o in aggiunta a questo). Il sistema si chiama Rita (rendita integrativa temporanea).

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