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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Marinelli: «Io, discriminata e scomoda». La Consigliera di parità lascia e si toglie qualche sassolino: colleghe scorrette, non mi hanno difesa

PESCARA Un passaggio di consegne «sereno» che non rinuncia a dovute precisazioni. Lo presenta così la Consigliera di parità regionale uscente, Letizia Marinelli, che questa stamattina, alle 10 nella sede pescarese del Consiglio regionale dell'Abruzzo, snocciolerà il rapporto di chiusura dell’attività svolta durante il suo mandato, cominciato nel 2010 e terminato oggi. Al suo posto arriva Alessandra Genco, alla quale Marinelli augura buon lavoro. Il suo nome compare tra i primi inviti mandati da Marinelli per l'incontro odierno, assieme a quello del governatore Luciano D'Alfonso e dell'assessore alle pari opportunità Marinella Sclocco, inviti che hanno raggiunto anche tutti gli assessori e i consiglieri regionali. Un incontro anticipato da un lungo post sulla pagina facebook della consigliera uscente, in cui Marinelli non risparmia puntualizzazioni e sferzate. Marinelli, perché questa sua iniziativa? «Vorrei solo che avessero tutti contezza della mia attività e che alcuni possano proseguire il percorso che ho iniziato con cognizione di causa». Eppure c'è qualcuno che non ha invitato. «Non ho invitato le colleghe della commissione regionale per le pari opportunità, della quale ero membro di diritto». E nemmeno le consigliere di parità provinciali e i membri delle commissioni comunali e provinciali di pari opportunità, perché? «Perché non reputo che la commissione regionale si sia comportata in maniera corretta nel seguire il caso di discriminazione che mi ha riguardato, divulgando un comunicato stampa a me non velatamente riferito. Quanto alle altre posizioni che ha citato, nessuna di loro ha avuto il coraggio di difendere una donna ingiustamente attaccata». Si riferisce alla vicenda Chiodi, ma lamenta discriminazioni anche per il corso di perfezionamento in esperto in politiche di parità dell'università telematica Unidav. «Sì, ne sono stata coordinatore scientifico, ho sempre avuto le prescritte autorizzazioni dell'Inail, in quanto dipendente pubblico, poi l'ateneo, di colpo, con un rimbalzo di dinieghi, ha interrotto il rapporto senza permettermi di portarlo a compimento, nonostante la mia disponibilità a farlo gratuitamente». Lei si è detta discriminata ed ora si definisce scomoda. «Sono diventata scomoda perché ho condotto battaglie che volevano modificare una certa logica di intervento nei comitati di sorveglianza della Regione Abruzzo di cui ero membro effettivo, osservazioni sul rispetto stringente della normativa che richiamavano responsabilità e volevano evitare leggerezze. Ho anche depositato osservazioni su certi utilizzi dei fondi, altri documenti sono stati depositati per chiedere spiegazioni, come nel caso della voce di bilancio relativa al mio ruolo. Forse la mia condotta, per certi versi scomoda, è diventata oltremodo sgradita». Dice di essersi sentita osteggiata in Regione. «Sì ed ora mi sento osteggiata in Provincia, quella di Pescara, dove ho una posizione aperta quale consigliera di parità provinciale, c'è uno scambio di mail tra noi. L'ente sostiene che senza fondi non possono dar seguito al mio mandato ma di fatto vanno contro la normativa». Nel suo post parla di due grandi progetti sospesi. «Il primo è sugli Strumenti per le pari opportunità. Una delle tre direttrici di intervento riguardava la semplificazione telematica per il rapporto biennale sulla situazione del personale per le aziende con più di 100 dipendenti. Concluso l'iter è partito il progetto con l'assenso della precedente giunta regionale, poi è stato revocato in autotutela per mancanza di una firma digitale. La questione è arrivata al Tar e la sentenza mi ha dato ragione, ad oggi però, malgrado le comunicazioni ufficiali all'attuale giunta, la sentenza non è stata ancora attuata e ci sono 80.000 euro tuttora fermi». E l'altro progetto? «Riguarda il Protocollo Interistituzionale per il contrasto alla violenza sulle donne, un pezzo della progettualità che avevo previsto come soggetto attuatore, poi sono decaduta dal ruolo e non si è saputo più nulla dei 3 milioni messi a disposizione dal Dipartimento pari opportunità per la ricostruzione post sisma, fondi che avrei voluto utilizzare per un più ampio ed efficace progetto territoriale. Di questi milioni di euro, andati in gestione ad una associazione, organismo di diritto privato e non pubblico, non se ne parla più».

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