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Data: 15/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, il prestito al 2,5% Ma ora serve l'ok Eurostat. Sui lavoratori precoci frenata del governo: le risorse non ci sono

ROMA Il diavolo è nei dettagli, anche quando si parla di pensioni. Governo e sindacati sono abbastanza vicini ad un'intesa sul pacchetto previdenza che dovrebbe confluire nella legge di bilancio, eventualmente con l'aggiunta di un provvedimento ad hoc per velocizzare i tempi. Ma sul tavolo ci sono almeno un paio di problemi da risolvere e in particolare il prestito pensionistico (Ape) dovrà essere messo a punto con un duplice obiettivo: accontentare il più possibile la platea degli interessati ed allo stesso tempo preparare un'operazione inattaccabile anche dal punto di vista tecnico-contabile, con un occhio anche a Eurostat, l'autorità statistica europea che dovrà convalidarla. Non è una questione secondaria, in quanto potrà incidere anche sulla trattativa con i sindacati. La platea delle persone potenzialmente interessate all'anticipo pensionistico è di circa 350 mila persone. C'è da capire quante di queste potranno rientrare nelle categorie dei «salvaguardati», nella cosiddetta Ape sociale per la quale lo Stato rimborserà il 100% del prestito. Dovrà essere chiaro che il sostegno pubblico non è per tutti: altrimenti c'è il rischio che Eurostat giudichi l'operazione, anche se in forma di prestito, non più di mercato. La conseguenza sarebbe un impatto sul debito pubblico che potrebbe aumentare. Per adesso si ragiona di salvaguardare alcune categorie come i disoccupati di lungo periodo, i lavoratori disabili, o quelli che hanno un disabile a carico, oltre alcuni lavori pesanti (infermieri, macchinisti, edili). Il rimborso totale, almeno secondo le prime proiezioni, andrà a tutti coloro che sono in queste categorie e hanno un assegno che arriva fino a 1.500 euro. Su questo punto specifico, in realtà, c'è una trattativa aperta con i sindacati. Questi ultimi chiedono che la soglia salga fino a 1.650 euro. In realtà per il governo i 1.500 euro sarebbero già nella parte alta della forbice, mentre non sarebbe ancora esclusa l'ipotesi che l'asticella possa fermarsi nella parte bassa, ossia a 1.250 euro lordi. Molto dipende dalle risposte che darà Eurostat.
LE ASPETTATIVE Il successo dell'Ape e soprattutto la penalizzazione effettiva per i pensionandi non inclusi tra quelli meritevoli di tutela dipendono anche da due elementi di mercato, ovvero il tasso di interesse del finanziamento e il premio della polizza che dovrà coprire l'eventuale decesso dell'interessato, prima dei venti anni necessari a restituire il finanziamento. Contatti sono in corso con Abi e Ania ma poi gli accordi dovranno essere formalizzati in apposite convenzione. Per quanto riguarda il tasso, le simulazioni sono state fatte con un'ipotesi intorno al 2,5 per cento, che in questa fase appare tutto sommato realistico. Lo schema di polizza andrà invece messo a punto in modo da evitare quel che accade con quelle ad esempio di protezione del mutuo oggi offerte dalle banche, pesantemente condizionate dall'età dei contraenti, dalle eventuali patologie e dallo stile di vita (ad esempio in relazione al fumo). Insomma il premio, il cui importo anticipato andrà ad aggiungersi al capitale nel piano di ammortamento, sarebbe uguale per tutti.
In prospettiva giocherà a favore di chi si trova una pensione ridotta il fatto che nel tempo lo stesso assegno sarà rivalutato per l'inflazione, e dunque la decurtazione fissa inciderà meno in percentuale. Molto delicato è anche il meccanismo fiscale destinato ad azzerare o alleggerire la rata per disoccupati, disabili, addetti a mansioni pesanti: alla fine potrebbe essere un misto tra bonus stile 80 euro e detrazione fiscale sulla quota interessi.

Sui lavoratori precoci frenata del governo: le risorse non ci sono

ROMA Più soldi per sostenere le pensioni basse, ma niente da fare per i lavoratori precoci. Il governo cerca di comporre i pezzi di una legge di Stabilità (25 miliardi il saldo orientativo) complicata dal rallentamento della crescita e si trova costretto a depennare alcune voci. A cominciare dal delicato dossier previdenziale, che conterrà sicuramente l'Ape (l'uscita anticipata a partire da 63 anni) e le ricongiunzioni gratuite. Ieri il ministro del Lavoro Poletti ha confermato l'intenzione dell'esecutivo di irrobustire i redditi spiegando che la no tax area dei pensionati va equiparata a quella dei dipendenti. Questi ultimi versano zero tasse fino a quota 8 mila euro, mentre i pensionati non le versano fino a 7.750. Il tetto sarà allineato in quanto, ha riconosciuto Poletti, «non si vede per quale ragione se c'è un reddito per il quale non si pagano le tasse questo reddito debba essere diverso tra un pensionato e un lavoratore».
STRADA IN SALITA Il ministro, che ha escluso l'estensione degli 80 euro ai pensionati, ha però gelato le aspettative dei lavoratori precoci riconoscendo che si tratta di un tema «difficile perché ha un livello di costo molto alto». Nel corso dell'incontro del 21 settembre con i sindacati («quello dei precoci è uno dei punti chiave per capire se si danno risposte oppure no» ha avvertito la leader Cgil Camusso) «faremo i conti», ha promesso Poletti. Ma la strada appare in salita. Tra tutti i capitoli previdenziali, infatti, quello che riguarda gli scivoli è il più gravoso. Secondo i calcoli del ministero del Tesoro, riconoscere uno scivolo al pensionamento per i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni, avrebbe costi che oscillano tra 1,2 e 1,8 miliardi a regime. Il riconoscimento di un bonus di 4 mesi per ogni anno di contribuzione prima dei 18 anni di età (a partire da 14) avrebbe un valore tra 1,5 e 1,8 miliardi, sempre a regime. Riducendo il bonus a 3 mesi si andrebbe da 1,2 a 1,4 miliardi. Troppi soldi, è evidente, nel quadro di una manovra all'interno della quale la sola sterilizzazione delle clausole di salvaguardia Iva vale 15 miliardi. Il ministro dell'Economia Padoan ha ribadito che le risorse disponibili saranno utilizzate soprattutto per favorire la crescita. In tal senso, il premier Renzi ha annunciato la conferma e il possibile rafforzamento del superammortamento al 140% introdotto nell'ultima Stabilità. Si parla di un innalzamento al 160% o addirittura al 200% con un onere per le casse dello Stato di 1,2 miliardi. Il governo ha confermato la volontà di rafforzare la detassazione del salario di produttività. La misura in vigore riguarda 2.500 euro l'anno fino a redditi entro i 50mila euro. Il rafforzamento della misura potrebbe arrivare fino a 5mila euro per redditi entro 70-80mila euro l'anno. Costo della detassazione: 700 milioni di euro. Intanto, in vista della nota di aggiornamento al Def, l'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha trasmesso i propri rilievi relativi al quadro macroeconomico formulato dal Mef allo scopo di limitare il rischio che previsioni eccessivamente ottimistiche sull'andamento dell'economia possano pregiudicare la credibilità dei conti pubblici.

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