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Pescara, 25/07/2024
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Data: 16/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Sciopera per il lavoro. Operaio ucciso dal tir. Travolto davanti ai cancelli della Gls, il camionista ha rischiato il linciaggio. L’uomo è accusato di omicidio stradale. Il pm: «Non ha forzato il blocco». Cortei, proteste e tensioni in tutta Italia

Ci sono versioni contrastanti sulla dinamica dell’incidente I colleghi del lavoratore raccontano di aver sentito uno degli addetti dell’azienda incitare a passare ad ogni costo

Travolto e ucciso da un tir mentre protesta davanti ai cancelli della Gls, colosso nel settore dei recapiti e trasporti a Piacenza. Aveva 53 anni, Abd Elsalam Ahmed Eldanf ed era padre di cinque figli. Li ha compiuti proprio il giorno in cui è morto. Era nato in Egitto e da 14 anni lavorava come operaio per la Seam ditta che ha appalti per conto di Gls. Mercoledì sera protestava insieme ai colleghi e ai delegati del sindacato di base l’Usb, per la mancata assunzione di 13 operai precari. Facchini, operai, camionisti e delegati erano davanti ai cancelli in attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra i rappresenti sindacali e i vertici dell’azienda. I picchetti erano stati organizzati per non far uscire la merce dai magazzini finché la trattativa non si fosse conclusa. Non è la prima volta che Piacenza è teatro di proteste con blocchi stradali e scontri. Una gran parte delle cose che vengono acquistate online passa da qui, dai grandi capannoni industriali alle porte della città. Decine di camion partono ogni notte da questo centro nevralgico del Nord Italia e imboccano il casello dell’autostrada. All’interno dei capannoni, notte e giorno, lavorano facchini e operai per poco più di 1.200 euro al mese. Uno di loro era Eldnaf. L’autista del tir è un italiano di 43 anni che, nonostante il blocco, aveva caricato la merce. Eldanf, iscritto al sindacato, gli avrebbe intimato di fermarsi, ma l’altro ha tirato dritto. I colleghi, avrebbero tentato di fermare il tir battendo forte sulla carrozzeria. Ma non c’è stato nulla da fare, Abd Elsalam Ahmed Eldanf è stato trascinato per quasi cinque metri sotto gli occhi di decine di persone. Dopo la tragedia, attimi di forte tensione. Il camionista, trascinato fuori dalla cabina dagli stessi colleghi, ha rischiato il linciaggio. Portato via dagli agenti è risultato negativo all’alcoltest. Dovrà rispondere di omicidio stradale. Condanna del governo. Oggi tutto il settore privato aderente al sindacato Ubs che parla di “omicidio padronale” sarà in sciopero. Alle 15 è prevista una mobilitazione sotto il ministero del Lavoro a Roma. Ferma la condanna del governo. «Non doveva accadere» ha scritto su Twitter il viceministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, e rilanciata dal presidente del Consiglio «vicina alla famiglia dell’operaio deceduto. Responsabilità non restino impunite, nessuno può morire manifestando». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha incontrato i rappresentanti dell’Usb ribadendo che «ad ogni lavoratore deve essere garantito il diritto di manifestare le proprie posizioni in condizioni di sicurezza. Spetta alla magistratura accertare la dinamica dei fatti e le responsabilità». E proprio sulla dinamica di quanto è accaduto ai cancelli della Gls ci sono versioni contrastanti. Quella dei colleghi dell’operaio morto che avrebbero raccontato di aver sentito uno degli addetti dell’azienda incitare il camionista a forzare il picchetto, l’altra fornita dall’autista del tir al pm al quale avrebbe riferito di non essersi accorto di nulla e di aver capito solo dopo di aver investito un uomo. Il procuratore di Piacenza Salvatore Cappelleri al momento sembra propendere per la seconda versione. Ma l’indagine è appena all’inizio. La ricostruzione. Sono da poco passate le 23.30 quando davanti ai cancelli Gls, ditta di corrieri espresso, i delegati sindacali con gli operai e i facchini sono all’ennesima notte di protesta. Si sciopera per far riassumere 13 operai già licenziati. Secondo il sindacato i contratti facevano parte di un accordo siglato a dicembre e mai rispettato. All’interno della fabbrica sono chiusi i dirigenti della Gls, della Seam e i rappresentanti sindacali. All’esterno, gli operai licenziati aspettano. Con loro i colleghi. Tutto si è svolto davanti all’imbocco del grande magazzino di smistamento dei prodotti sui mezzi pesanti. Secondo Riccardo Germani dell’Usb erano stati organizzati i “picchetti” per non far uscire la merce. Ed è a quel punto che ai cancelli si presenta il quarantreenne italiano che vuole forzare il blocco, ma trova Eldanf che cerca di impedirlo. «Il conducente del camion che ha travolto il nostro lavoratore – ha raccontato Germani – è stato incitato da un dirigente dell’azienda a forzare il picchetto. Gli urlava “parti, vai!” e quello è partito investendo il nostro iscritto». Stessa versione da parte di Riadh Zighdane, rappresentante sindacale: «L’abbiamo sentito che diceva al camion di andare avanti nonostante noi fossimo ai cancelli. Andava a velocità troppo alta». Ma per il procuratore di Piacenza, Cappelleri le cose sono andate diversamente. «Al momento, dell’incidente non c’era alcuna manifestazione all’ingresso della Gls. Allo stato attuale riteniamo che l’autista non si sia accorto di aver investito l’uomo che è stato visto correre da solo incontro al camion per fermarlo». L’ultima corsa di Abd Elsalam Eldanf per salvare il posto di lavoro dei colleghi.

Il dirigente Usb spiega: «Volevamo bloccare le partenze»
Il sindacato accusa: «Questo è il ricatto della precarietà»
«Vedremo i filmati e dimostreremo che c’era il picchetto»

ROMA «Ahmed era un lavoratore stabilizzato che è morto manifestando per i diritti dei precari». Riccardo Germani, dirigente del sindacato Usb, ricorda così l’operaio ucciso da un tir del corriere per cui lavorava, Gls, tramite un appalto della ditta Seam. «Avevamo formato il picchetto - racconta il sindacalista - dopo una trattativa non andata a buon esisto, perché l’azienda si era rifiutata di applicare un accordo già sottoscritto che prevedeva l’inserimento degli ultimi 13 precari. È un tipo di protesta piuttosto comune nel nostro settore quello di bloccare le partenze. Quando è stato investito un dirigente della Gls ha incitato l’autista a superare il presidio». Secondo la procura di Piacenza, però, non c’era nessun presidio al momento della morte di Ahmed. Ma è una ricostruzione che gli operai e i sindacalisti presenti sul posto smentiscono categoricamente. «Stiamo chiedendo l’acquisizione dei filmati delle telecamere - spiega ancora Germani - per provarlo. Era presente anche una pattuglia di polizia che prima dell’incidente non ha fatto niente per impedirlo, sono intervenuti soltanto dopo, una volta che Ahmed era morto». L’operaio era una vecchia conoscenza della Gls: lavorava nella galassia del corriere, sempre per ditte esterne, dal lontano 2003. Quella contro il lavoro in appalto è una battaglia che il sindacalismo di base porta avanti da diversi anni. «Oggi i diritti - spiega Riad Zaghdane, responsabile del settore logistica per Usb - vengono smantellati con uso delle false cooperative che nascono e muoiono con una velocità impressionante. Utilizzano le norme della cooperazione, ma la maggior parte dei lavoratori sono stranieri e spesso non sanno neanche quale sia la differenza tra soci e dipendenti. Magari non hanno mai partecipato a un’assemblea. Appena arrivano sono prede facili: non conoscono la lingua, figurarsi i diritti. Secondo l’Istat, la differenza tra lo stipendio medio di un migrante e quello di un italiano, a parità di mansione, nel 2013, era di 400 euro mensili». Secondo il sindacalista, inoltre, la crescita dei lavoratori stranieri nel settore non si spiega con un’improvvisa pigrizia di quelli italiani. «Chi gestisce questo settore - prosegue - espelle l’autoctono perché non garantisce le condizioni minime. Non è che gli italiani non vogliono fare più questo tipo di lavoro, ma non è più dignitoso. C’è stato uno smantellamento progressivo del contratto nazionale». Zaghdane ha in mente anche dei responsabili per questo processo. «Nel 2011 - attacca - Cgil,Cisl e Uil hanno firmato un accordo che aggiungeva due livelli al di sotto di quelli esistenti. Chi viene assunto oggi, rispetto al passato, perde 3 o 4mila euro l’anno». È un settore, quello della logistica e della movimentazione delle merci, che ha delle condizioni del tutto particolari. Ha assunto sempre maggior rilievo con lo sviluppo del commercio online. «Ha il compito essenziale di connettere produzione al consumo - sottolinea Zaghdane -: si fatturano circa 80 miliardi l’anno. Ma anche un settore che, a differenza della produzione non è delocalizzabile, non si possono trasferire all’estero i trasporti. Così i padroni hanno ridotto alla schiavitù gli operatori in Italia». Per “schiavitù” il sindacalista intende l’abbassamento dei salari, ma anche dei diritti. Esistono casi in cui l’indennità di malattia non viene retribuita, gli straordinari non vengono pagati e gli orari di lavoro si allungano ben oltre il tempo consentito. «Per non parlare delle pause, delle buste paga fasulle e della sicurezza sui luoghi di lavoro», conclude Zaghdane.

Cortei, proteste e tensioni in tutta Italia
Da Milano a Napoli manifestazioni e slogan contro il governo. A Roma incontro con il ministro Poletti
ROMA «Ammazzateci tutti». Non solo l’Usb, ma anche altre forze sociali lo gridano a gran voce da Napoli a Bologna, passando per Roma, Milano e Firenze. Nel caso del capoluogo emiliano decine di persone hanno attraversato la città gridando slogan contro la Gls e contro il governo. Arrivati alla stazione hanno tentato di presidiare l’ingresso, ma è arrivata una carica, durata circa un minuto, che li ha fatti retrocedere. Ieri sera a Piacenza numerosi manifestatnti del sindacato Usb hanno occupato i binari della stazione, bloccando di fatto tutta la circolazione sulla Milano-Bologna. A Roma alcuni membri dell’esecutivo nazionale dell’Usb, lavoratori e i giovani del Partito comunista (Pc), si sono ritrovati davanti al Ministero del Lavoro per chiedere un incontro con Giuliano Poletti. Ma il tavolo inizialmente è stato negato, così i manifestanti hanno provato a forzare il cordone delle forze dell’ordine per entrare nel palazzo, senza successo. Così il presidio ha cambiato obiettivo e ha bloccato via Veneto per qualche minuto. Dopo qualche attimo di tensione, però, i manifestanti sono tornati sul marciapiede: avevano ottenuto l’incontro con il ministro Poletti. «Abbiamo respinto la posizione del ministro, che di fatto derubrica questo assassinio a incidente sul lavoro», ha riferito dopo l’incontro Pierpaolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale del sindacato. «L’Usb ha ribadito che ritiene il governo responsabile di quanto accaduto a Piacenza, un omicidio figlio della deregolamentazione imposta al mondo del lavoro, del jobs act, della scomparsa dell’articolo 18, con cui è stata data mano libera alle aziende nel ricatto della precarietà». Durante le manifestazioni è stata respinta con forza la ricostruzione della procura di Piacenza da parte degli aderenti al sindacato Usb. «Non ci interessa che qualcuno ci dica che è stato un incidente, respingiamo al mittente l’idea che quello che è accaduto ieri a Piacenza sia frutto dell’immaginazione. La lotta con Gls è vecchia: abbiamo un filmato analogo di Milano, in cui un dirigente dell’azienda diceva a un’autista di forzare il blocco e non preoccuparsi se investiva qualcuno». Per oggi il sindacato ha indetto due di sciopero in tutti i settori, nella logistica invece saranno 24. Domani ci sarà una nuova manifestazione a Piacenza con pullman in partenza da tutta Italia.


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