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Pescara, 25/07/2024
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Data: 16/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Caos Roma - Caso Raggi, M5S in frantumi. Rissa M5S, Lombardi: «Il braccio destro della Raggi ci infetta» Grillo con il sindaco. Virginia in lacrime chiama Beppe «Se non mi difendi mi dimetto»

ROMA Prende forma nel M5S un fronte anti Virginia Raggi. Lo guida Roberta Lombardi, la deputata romana che fu costretta a uscire dal mini-direttorio proprio a causa di uno scontro con il sindaco. Il casus belli è ancora una volta il ruolo di primo piano assegnato a Raffaele Marra, dirigente già vicino all'amministrazione Alemanno e alla giunta Polverini in Regione Lazio. «Qualcuno si è autodefinito lo sparmatozoo che ha fecondato il Movimento - attacca la Lombardi riferendosi a Marra - io penso che la definizione esatta sia il virus che lo ha infettato, ora sta a noi dimostrare di avere gli anticorpi».
La Lombardi, ex capogruppo alla Camera con un seguito forte tra gli attivisti, due giorni prima era stata vista entrare negli uffici della Casaleggio & associati a Milano. La qualcosa rende gli effetti del post ancora più devastanti. Un asse Roma-Milano per far fuori la Raggi? Tanto più che l'ex componente del mini direttorio romano non si limita a prendere di mira il fedelissimo Marra. Ma in nome della trasparenza chiede che il sindaco pubblichi subito i pareri dell'Anac, l'Autorità anti-corruzione sulle nomine di Marra e Romeo.
E la Raggi? Per ora tace. Al termine della conferenza stampa - la prima indetta da quando è sindaco, convocata ieri per parlare di mobilità e piste ciclabili - è uscita senza rispondere alle domande dei giornalisti. A metà pomeriggio, il nuovo colpo di scena: dal suo blog Beppe Grillo le lancia un salvagente. «Virginia non si tocca - detta il leader - è sindaco di Roma, è stata votata da 770.564 romani per realizzare il programma del M5S e ha tutta la mia fiducia». E chiosa: «Tutto M5S la sostiene affinché vada avanti e porti a compimento il programma per cui è stata votata dai romani. Punto. Il MoVimento porta avanti e sostiene delle idee, non delle opinioni».
LA VENDETTA La stoccata di Lombardi, scolpita come una sentenza su Facebook, ha scatenato una feroce diatriba sui social. Tra quanti approvano l'affondo e quanti invece giudicano quel post «vergognoso» perché Roma, accusa un militante, «ha bisogno di essere salvata e non di queste faide di m...». E si sono mossi anche i pezzi da novanta. Ad esempio Carla Ruocco, membro del direttorio che da quando l'ex assessore al Bilancio Marcello Minenna da lei supportato è stato disarcionato, alla Raggi gliel'ha giurata. «Abbiamo gli anticorpi per respingere il virus che ha infettato il Movimento», ha rilanciato il post sulle sua bacheca Facebook. Una vendetta che si consuma fredda, giorno dopo giorno.
Il fronte anti-Raggi parte da Milano e arriva a Roma. Ma si spinge anche oltre. Sembra aver contagiato, ad esempio, anche un moderato come il senatore filosofo Nicola Morra che ha a sua volta condiviso il post della Lombardi.
LA SFIDUCIA Mimmo Pisano, deputato salernitano fuori dagli schieramenti, si è rivolto direttamente ai consiglieri romani: «Cosa fanno di fronte all'inspiegabile inerzia di Virginia a cacciare i loschi figuri che la circondano? Non fatevi intimidire da nessuno, esprimete con determinazione la vostra indignazione, fatelo ora o verrete accomunati a chi un giorno dovrà a tutti noi e ai cittadini romani delle spiegazioni». Una chiamata di correo che prefigura scenari fino a ieri impensabili: la Raggi privata del simbolo e sfiduciata dai suoi stessi consiglieri. C'è chi non lo esclude considerando la sua uscita di scena il male minore. Meglio scendere dalla barca che affondare oppure lasciarsi cuocere a fuoco lento sulla graticola. Tanto più che anche sul fronte Olimpiadi non arriva ancora il sospirato no di Virginia.
Quali altri veleni entreranno in circolo? Stante ai suoi collaboratori la Raggi aspetterà la fine delle Paraolimpiadi di Rio per comunicare il suo no al Comitato promotore dei Giochi 2024. Salvatore Romeo, l'altro fedelissimo, promosso capo-segreteria, ha fatto sapere nel frattempo che si considera ancora al suo posto. E Marcello De Vito, presidente dell'Assembla capitolina, nonché da sempre braccio destro della Lombardi, non se l'è sentita di considerare il post di Grillo un «segnale positivo»: «Chiedete a Beppe», taglia corto.
L'ex comico sta sulle spine. Di Maio idem. Mentre Di Battista, dopo l'uscita avventurosa sul governissimo, si prepara ad una nuova gimkana in Sicilia a bordo del suo scooter. Meglio starsene lontani.

IL RETROSCENA. Virginia in lacrime chiama Beppe «Se non mi difendi mi dimetto»

ROMA L'attacco le arriva appena terminata l'apparizione in conferenza stampa, intorno alle 11. Virginia Raggi rientra nel suo ufficio e scopre di essere nel mirino di Roberta Lombardi. Un attacco sulla «trasparenza», peggio di un dito in un occhio per un grillino. La reazione della sindaca, alle prese con un complicatissimo rebus giunta è, raccontano, senza freni. Chiama Beppe Grillo, nervosa e con la voce rotta dal pianto, chiedendogli un post di difesa «altrimenti io lascio, così è davvero impossibile andare avanti». Il «giù le mani da Virginia» arriverà dopo ore di trattative alle 16.58. Dopo un terremoto all'interno del M5S, sempre più diviso al proprio interno in galassie. Ma sarà un post di difesa, quello di Grillo, dal duplice effetto: da una parte la difesa della sindaca a discapito della Lombardi, la prima storica capogruppo grillina alla Camera, ma anche un richiamo al Campidoglio a rispettare «il programma» per il quale la sindaca è stata votata dai romani. Ergo: no alle Olimpiadi. Alla fine Raggi indosserà dunque l'elmetto di Beppe - l'ennesima difesa del Capo in pochi giorni - che in controluce mette in evidenza la debolezza di «Virginia» nel M5S.
LO SCONTRO Rimane il dato politico: Roberta Lombardi, che nei giorni scorsi è andata a Milano per vedere Davide Casaleggio, va di nuovo alla guerra con la Raggi e lo fa sulla sua bacheca Facebook dove pubblica un messaggio durissimo in cui si chiede di fare trasparenza e appunto pubblicare i pareri Anac. Lombardi è arrivata a esporsi come non era riuscita nemmeno Paola Taverna, considerata una tostissima nel M5S romano, e come neppure Carla Ruocco che ha tagliato i ponti con il Campidoglio dopo l'addio dell'ex assessore Marcello Minenna. Le tre adesso stanno facendo sponda tra di loro per cercare di sferrare l'assalto al cielo grillino, vista la debolezza del direttorio: diviso tra l'asse Di Maio-Di Battista e tutti gli altri, che sono comunque sulla posizione delle tre donne. Proprio sui due golden boy pentastellati inizierebbero a esserci le critiche della Casaleggio associati per la vicenda romana. Raggi dunque si ritrova a catalizzare questa guerra interna, cercando di districarsi nelle nomine da effettuare con la massima urgenza. Una cosa è certa su Marra, attaccato dagli ortodossi del M5S, la difesa della sindaca e del vice Daniele Frongia è strenua: «E' un eroe, ha salvato la Regione Lazio», ripetono davanti alle critiche. Parole che sconcertano molta parte del M5S che non capiscono come e perché Marra sia diventato così importante. Ai grillini duri e puri non va bene neppure che l'ex vicecapo di gabinetto sia stato piazzato a capo del dipartimento delle risorse umane dove «comunque continuerà ad avere un filo diretto con Raggi visto che lei ha la delega del personale». Insomma, la guerra dei sospetti non è affatto sopita in Campidoglio. Raccontano di una sindaca molto stizzita mentre leggeva la sfida frontale di Lombardi pubblicata via facebook. La deputata romana non facendo più parte del minidirettorio si è rivolta a Raggi via social aprendo un dibattito pubblico all'interno del Movimento 5 stelle: evento mai successo. E per la prima volta l'attacco alla Raggi diventa concentrico. Perché dopo il bazooka della Lombardi anche la senatrice Elena Fattori confessa via social che «è un po' che seguo le vicende romane con crescente apprensione. Qualcosa deve essere andato storto scrive - Dimissioni, smentite, mail riservate rese pubbliche, nomine fallite, veleni reciproci, mezze verità che in genere sono bugie complete». Tra i consiglieri regionali solo Devid Porrello clicca a favore del post di Lombardi. Poi si sveglia anche un deputato campano. Mimmo Pisano (area Roberto Fico) che si era sempre scagliato contro le espulsioni e certa intransigenza purista del M5S. Ecco, stavolta, per Pisano lo spettacolo di Roma ha oltrepassato i limiti. Tanto che si rivolge direttamente ai consiglieri capitolini: «Oggi mi chiedo dove sia finita la boria e la spocchia di chi, con alzata di mano, condannò alla gogna mediatica e all'espulsione i suoi pari per delle vere e proprie fesserie. Cosa fanno i nostri consiglieri romani di fronte all'inspiegabile inerzia di Virgina a cacciare i loschi figuri che la circondano? E' a loro che mi rivolgo: non fatevi intimidire da nessuno ed esprimente con determinazione la vostra indignazione». Il dibattito interno ormai è incontrollabile: «I panni sporchi si lavano in casa», rumoreggiano quelli che vedono nel post di Lombardi l'ennesima mossa autolesionista del M5S. «Sì, ma laviamoli», questa la risposta di chi condivide le critiche della deputata romana. I detrattori di Raggi sospettano che questo ritardo nella pubblicazione dei pareri sia dovuto a manovre per porre rimedio e lasciare Romeo al proprio posto, compreso stipendio.
CORRENTI IN GUERRA Particolari in questo caos dove Grillo si trova nel ruolo inedito di mediatore tra correnti pronti a sbranarsi. A nessuno è passato inosservato il silenzio di Di Battista e Di Maio, che si sentono i terminali degli attacchi di Lombardi e company, ma anche delle critiche della Casaleggio associati (il libro di Marco Canestrari, ex collaboratore di Gianroberto potrebbe svelare retroscena sul direttorio). Per il momento regge la linea Grillo, almeno in apparenza. In sintesi: c'è fiducia ma se e solo se Raggi rispetterà il No alle Olimpiadi. Un'uscita, quella di Beppe, che non è stata condivisa con il direttorio o altri parlamentari che infatti non la ospitano nelle proprie bacheche. Qualcuno farà persino notare che il post fatichi a girare in rete ed è stato rilanciato due volte senza raggiungere quel pienone di like che una volta era riservato al tifo per Raggi. Solo otto consiglieri di maggioranza su 29 lo appoggiano esplicitamente. Le bacheche del presidente del consiglio comunale Marcello De Vito («Il post di Grillo non è né positivo né negativo») e il capogruppo Paolo Ferrara tacciono. Il caos Campidoglio sta mettendo a dura prova il direttorio pentastellato. Prima di rivolgersi a Grillo, Raggi ha chiamato Luigi Di Maio ma i rapporti non sono più stretti come una volta. In serata la nemesi di questa giornata: il M5S che attacca sui pareri Anac arrivati in Rai. Campidoglio e parlamento non sono mai stati così legati.

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