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Data: 17/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ciampi, l’Abruzzo piange il “suo” presidente. Trovò a Scanno le idee per la Costituzione. «Il presidente era uno di noi»

Era, è, sarà un legame forte e profondo quello che legava Carlo Azeglio Ciampi all’Abruzzo, “alle montagne che mi hanno adottato” come scriveva in uno dei suoi libri (“La libertà delle minoranze religiose”, Il Mulino 2009). Perché tra queste montagne, a Scanno e Sulmona prima e a Torricella Peligna e Casoli poi, trovò riparo e accoglienza quando, giovane sottotenente renitente alla leva della Repubblica di Salò, si rifugiò per trovare un nascondiglio e una via di fuga. Lungo quel “sentiero della libertà”, da Sulmona a Casoli attraverso la Majella, che ancora oggi centinaia di ragazzi ogni anno ripercorrono, in una manifestazione che lo stesso Ciampi, quando era Presidente della Repubblica nel 2001, volle inaugurare. Un legame forte e profondo, nato in anni bui e di famee rinsaldato dalle frequenti visite fatte come ministro del Tesoro (quando nel 1998 inaugurò la seggiovia Scanno-Colle Rotondo), da turista e da presidente emerito, con l’abbraccio all’Aquila per i funerali di Stato delle vittime del terremoto. Lo ricorda bene il sindaco del capoluogo Massimo Cialente che gli consegnò il Premio Socrates Parresiastes, come ricordano la sua statura i presidenti della Regione D’Alfonso e Di Pangrazio. In Abruzzo, la terra adottiva che “aveva diviso (con lui) il pane che non c’era”, il giovane Ciampi si nascose subito dopo l’armistizio del 1943. Quasi sei mesi rinchiuso in una soffitta a Scanno in casa della famiglia Puglielli, dove venne condotto dal suo amico ed ex magistrato Pasquale Quaglione, e dove ritrovò il suo maestro e mentore, Guido Calogero, filosofo e docente alla Normale di Pisa che, proprio in questo soggiorno obbligato (confinato perché antifascista), formò la struttura etica dell’uomo e del politico futuro Presidente. Principi che Ciampi trasferì nella Carta costituzionale di cui fu tra i principali redattori e che lui stesso confessò giunsero a maturazione grazie alle quotidiane chiacchierate con Calogero a Scanno e al bagno di umanità che ricevette dalle popolazioni locali. «A Scanno sapevano chi eravamo, che io ero un ufficialetto renitente alla leva della Repubblica di Salò; che Sadun (un suo amico di scuola) era un ebreo – raccontava in un’intervista ad Arrigo Levi nel 2010 -.AScanno ci ospitarono, ci dettero da mangiare, il poco che c’era da mangiare. Ci fu da parte della cittadinanza una lealtà piena nel non denunciarci ai tedeschi, e nel condividere con noi “il pane che non c’era”. Per questo è rimasto in me un profondo sentimento di riconoscenza per questa popolazione che mi ha adottato». AScanno (di cui divenne cittadino onorario) come a Sulmona dove Ciampi si trasferì nel marzo del 1944, come ricorda Ezio Pelino, ex preside del liceo scientifico Fermi che diede vita al Sentiero della libertà, da dove in una fredda giornata si avventurò sul sentiero verso la linea Gustav, fino all’incontro salvifico a Torricella Peligna con quello che era il primo nucleo della Brigata Majella. Tutto raccontato in un diario che Ciampi donò al liceo sulmonese in occasione della prima marcia e che poi confluirà nella pubblicazione “Il sentiero della libertà” (Laterza 2013). «Un grande sostenitore dell’Unione Europea – aggiunge Luciano D’Alfonso -, egli ha saputo ricoprire tutte le cariche che gli sono state affidate con rigore e umanità al tempo stesso ». «Forte era rimasto il suo legame con i movimenti partigiani e con i luoghi simbolo della Resistenza in Abruzzo – gli fa eco Giuseppe Di Pangrazio - a cui da Presidente aveva reso onore e riconoscimenti». L’abbraccio e le lacrime nel 2001 con Carluccio Autiero, il compagno partigiano di Sulmona che non vedeva da anni, raccontano più delle parole e dei ricordi la storia di un uomo, prima che di un Presidente, che aveva nel cuore l’Abruzzo e gli abruzzesi.

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