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Data: 20/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crollano ancora le assunzioni stabili

ROMA Si assume sempre meno. Soprattutto stabilmente. Le regole più flessibili del Jobs act e la decontribuzione (già di per sè depotenziata rispetto allo scorso anno) non riescono a contrastare il ristagno dell'economia. I dati Inps sull'andamento del mercato del lavoro sui primi sette mesi del 2016 sono a dir poco desolanti: le assunzioni a tempo indeterminato sono crollate del 33,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in valore assoluto significa 378.707 contratti fissi in meno. Crollano anche le speranze di chi contava su una trasformazione del proprio contratto precario in uno stabile: -36,2%, più di centomila in meno. L'arretramento è evidente anche sul fronte assunzioni a termine: sono aumentate solo dello 0,9%, ovvero quasi 20.000 contratti, una bazzecola rispetto alla perdita di quelli stabili. Persino gli stagionali sono diminuiti del 9% (-40.569).
La ruota gira all'incontrario e non si riesce a cambiarle il verso. I nuovi rapporti di lavoro non solo sono complessivamente il 10% in meno rispetto al 2015, ma il confronto è perdente anche rispetto al 2014 quando la crisi era ancora nel pieno della sua devastazione e per l'occupazione non c'erano gli attuali incentivi: in totale da gennaio a luglio sono stati stipulati 3.428.243 contratti (stabili, a termine, in apprendistato, stagionali, sono compresi anche quelli di pochi giorni e i voucher), 381.000 in meno rispetto al 2015, oltre 12.000 sotto il risultato del 2014. Ad aumentare sensibilmente restano ormai solo i voucher, i buoni lavoro da 10 euro l'ora (comprensivi di contributi e oneri), arrivati a quota 84,3 milioni, il 36,2% in più del 2015.
Risultati così non potevano che dare nuovi argomenti alle opposizioni contro il governo. Forza Italia, con Renato Brunetta, ad esempio chiede le dimissioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. In tanti gridano al fallimento del Jobs act. I grillini si dicono «indignati». E anche all'interno della maggioranza montano le preoccupazioni. Il presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, parla di «colpo di frusta dopo gli incentivi»; l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, stigmatizza l'eccessivo uso dei voucher: «fanno statistica ma non fanno occupazione. Finiremo l'anno con 140 milioni di euro di voucher e non è una cosa accettabile». Preoccupatissimi anche i sindacati: «I voucher hanno prodotto una delle forme di precarietà più gravi tra quelle presenti» dice Susanna Camusso, leader Cgil. La Cisl con il segretario confederale Gigi Petteni non nasconde lo stupore: «La riduzione delle assunzioni a tempo indeterminato era immaginabile, ma non di questa entità».
Questi risultati dimostrano - commenta Guglielmo Loy, segretario confederale Uil - che «le regole possono aiutare, ma non potranno mai risolvere le criticità del nostro mercato del lavoro».
LA FRENATA Che i contratti stabili siano in fortissima frenata è dimostrato anche dal saldo tra attivazioni e cessazioni che resta positivo solo per 76.324 unità, un dato quasi dimezzato rispetto al risultato dello stesso periodo di due anni fa (il saldo tra nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato e cessazioni della stessa tipologia fu positivo per 129.163 unità), e peggiore dell'83% rispetto al 2015 (il saldo fu di 465.143 unità). Nei primi sette mesi di quest'anno oltre due terzi delle nuove assunzioni a tempo indeterminato ha riguardato operai (539.330 su 743.695) mentre gli impiegati assunti stabilmente sono stati 188.171. Il 32,3% dei nuovi contratti stabili ha usufruito delle agevolazioni contributive che per il 2016 prevedono lo sconto del 40% per i primi due anni. In particolare a luglio, su 89.426 assunzioni stabili (primo mese in cui si è scesi sotto l'asticella dei centomila), poco più di 41.000 sono stati fatti con lo sconto contributivo.

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