AVEZZANO È appeso a un filo il futuro lavorativo dei dipendenti della Vesuvius e della Santa Croce. L’azienda che produce piastre per altiforni ha deciso di chiudere lo stabilimento di Avezzano, dove lavorano 83 persone, e di delocalizzare la produzione in Polonia. Fino a dicembre i lavoratori rimarranno in fabbrica, poi non si sa di quanti e quali ammortizzatori potranno usufruire. «Stiamo aspettando l’avvio delle procedure perché abbiamo 75 giorni per le trattative sindacali», ha commentato il sindacalista Cgil Domenico Fontana. «Per ora l’azienda ci ha solo comunicato che vuole interrompere l’attività. Se non si troverà una soluzione i lavoratori dovranno ricorrere alla mobilità che sicuramente non sarà uguale per tutti in base alla nuova normativa. Gli ammortizzatori ridotti porteranno nuovi problemi e nuove incertezze. Con il vecchio regolamento si poteva arrivare fino a 36 mesi di mobilità, ora invece non è più possibile». Mentre da un lato si continua a cercare una valida distribuzione degli ammortizzatori sociali, dall’altra si lavora per cercare un nuovo partner. «Stiamo provando a contattare nuovi interlocutori, ma è tutto in alto mare», ha continuato Fontana. «Purtroppo la multinazionale vuole tenere per sé il mercato italiano continuando a servire i clienti del sito di Avezzano con la produzione polacca e quelli dello stabilimento di Cagliari con quella spagnola. Questo complica le cose, ma non ci diamo per vinti». Intanto ieri Camillo Colella, patron della Santa Croce, è stato accolto in audizione nella conferenza dei capigruppo in Regione. Nei giorni scorsi c’era stata tensione tra Colella, la giunta regionale e le parti sociali proprio a causa dell’annuncio da parte dell’azienda del licenziamento dei 75 dipendenti del gruppo che imbottiglia l’acqua della Santa Croce. «Ho ribadito che è per noi una via obbligata procedere al licenziamento», ha commentato l’imprenditore. «Siamo pronti a chiedere risarcimenti milionari alla Regione per i danni di immagine patiti alla luce delle vessazioni. Non abbiamo espresso ai consiglieri ¬ la richiesta di proroghe, che finora non ci sono state concesse, oramai è tardi e neanche il nuovo bando a questo punto è per noi prioritario. La nostra intenzione è quella di chiudere l’azienda, perché non è possibile andare avanti». L’avvocato Fasciani ha ribadito, a conclusione della riunione, l’intenzione della Santa Croce di richiedere i danni. «Nello scenario in cui la sentenza del Consiglio di Stato sarà per noi favorevole», ha¬ spiegato il legale , «e la Santa Croce sarà stata intanto costretta a chiudere, sarà inevitabile una causa risarcitoria».